martedì 4 agosto 2020

Arcobaleni



Fu in una casa rossa:
la Casa Cantoniera.
Mi ci trovai una sera
di tenebra, e pareva scossa
la mente da un transitare
continuo come il mare.

Sentivo foglie secche,
nel buio, scricchiolare.
Attraversando le stecche
delle persiane, del mare
avevano la luminescenza
scheletri di luci rare.

Erano lampi erranti
d'ammotorati viandanti.
frusciavano in me l' idea
che fosse il passaggio d' Enea
(da "Il passaggio di Enea" di Giorgio Caproni)



In questi giorni di caldo torrido cerco di muovermi il meno possibile. Aspetto. Aspetto che qualcosa si manifesti.
L'arcobaleno sul ponte appena ricostruito a Genova, per esempio, un augurio, una preghiera laica, cosa meglio di un arcobaleno avrebbe potuto segnalare una rinascita?
Nel caldo ne appare un secondo, questa volta è un bimbo di otto anni. Siamo in spiaggia, in maremma, il piccolo cerca di fermare il padre che sta aggredendo un ragazzo senegalese.
E poi un terzo, a Roma, quando la sindaca si oppone fermamente alla costruzione di un museo sul fascismo.
Sono arcobaleni molto diversi, di una specie rara, ma come i "classici" fanno sognare, sperare in qualcosa di meglio. Per tutti noi. 


(colori nell'afa)





giovedì 16 luglio 2020

Relitti


Le occasioni per arretrare sono finite
si corica al tuo fianco l'orizzonte
e il sole non fa più rumore.
(da "La morte moglie" di Ivano Ferrari


Da due settimane il cadavere di un migrante ancora aggrappato alla prua di un'imbarcazione vaga nelle acque del Mediterraneo. I relitti umani di questa storia siamo noi. 

(luogo sacro)


lunedì 13 luglio 2020

Morire è nulla; perderti è difficile


Io sono come quella foglia, guarda, 
sul nudo ramo, che un prodigio ancora
tiene attaccata.

Negami dunque. Non ne sia rattristata
la bella età che a un'ansia ti colora,
e per me a slanci infantili s'attarda.

Dimmi tu addio, se a me dirlo non riesce.
Morire è nulla; perderti è difficile.
("La foglia" di Umberto Saba)


La Narodni dom era la sede delle organizzazioni degli sloveni triestini, cento anni fa come oggi fu data alle fiamme dai fascisti. Questa mattina il GR intervista Boris Pahor, autore di Necropolis, 107 anni, scrittore triestino di lingua slovena. Alla domanda "Lei riesce a dimenticare?" il testimone risponde: "La storia spiega, io spiego la storia".
(Trieste. Memoria in costruzione)





I

mercoledì 8 luglio 2020

Definizione di poesia


...già, i suoi capelli bruni
"belli come le chiome di Lauretta
la donna benedetta"...

Stanze, aure, ore, aurore, fresche correnti
di Valle Chiusa, verdi erbe obbedienti
all'acqua dolce che vi sparge a onde
spiegando vostra morbida lunghezza
come libere ai venti,
allori, pruni,      elci, ginestre, fronde,
per lucentezza,     dove non colore,
chiare improvvisamente,
forte subito chiome, viso, amore.
("Leggendo in treno poesie" di Alessandro Fo)


Leggere una poesia è come mettere un piede in fallo. La poesia è il buco lasciato scoperto dal sampietrino che manca, il bordo a ricciolo di un tappeto persiano, il tacco che parte e la storta che prendi. La poesia è così, ti fa inciampare, ma poi, quando ti rialzi, quando hai scosso lo sbaffo di polvere sui pantaloni e ti sei aggiustato di nuovo gli occhiali sul naso, ti viene da sorridere, e gli angoli delle labbra si piegano all'insù come per dire: sono qui, sto bene, non vi preoccupate, tutto ok. Erano parole, stai pensando, solo parole che mi hanno fatto perdere l'equilibrio.      


(poesia)

domenica 28 giugno 2020

Intanto a Lesbo


ma tu non fai che ripetere che Carasso è arrivato
con la nave stracolma: è cosa, credo,
che sanno Zeus e tutti gli dèi, ma non a questo
tu devi pensare,

bensì a congedarmi e invitarmi a rivolgere
molte suppliche a Era sovrana perché
giunga fin qua portando in salvo
la sua nave Carasso

e sane e salve (o ‘sani e salvi’) ci trovi:
tutto il resto affidiamolo ai numi,
ché a grandi tempeste d’improvviso
succede il bel tempo.
(Da "Carme dei fratelli" di Saffo)


Si tratta di un frammento ritrovato pochi anni fa e attribuito a Saffo, la poetessa di Lesbo.
Nell'isola, da navi stracolme, sono approdati migliaia di profughi, a ognuno di loro spetta un litro d'acqua al giorno per bere, lavarsi e cucinare. Un solo litro. Nell'isola di Lesbo anche i bambini si lasciano morire.

(Lifeguard)

giovedì 18 giugno 2020

Le maturità


Negli azzurri mattini
le file svelte e nere
dei collegiali. Chini
su libri poi. Bandiere
di nostalgia campestre
gli alberi alle finestre.
("Scuola" di Sandro Penna)

A scuola ci siamo tornati tutti. Dobbiamo affrontare un esame di resistenza, basato su sanificazione e nuova convivenza, e che ci tiene sulla corda, in pre allarme perenne. Sogneremo questi mesi, quando saranno finiti? Ci perseguiteranno ancora, in un sonno futuro, le cifre che non tornano, le percentuali che non capiamo, i problemi da risolvere? Che risposte troveremo, cosa farfuglieremo dietro le mascherine in quell'incubo? Sento vicini questi ragazzi maturandi, sento così mie le loro paure, e se il covid ha saputo confondere così bene la percezione del tempo, direi che sono anche io laggiù con loro, tra quei banchi.

(Soluzione matematica)

martedì 16 giugno 2020

Giulio Giorello



Dell’uom la prima colpa e del vietato
arbor ferale il malgustato frutto,
che l’Eden ci rapì, che fu di morte
e d’ogni male apportator nel mondo,
finchè un Uomo divin l’alto racquisto
fa del seggio beato e a noi lo rende,
canta, o Musa del ciel; tu che del Sina
dell’Orebbe in sul romito giogo
inspirasti il pastor che primo instrusse
la stirpe eletta come i cieli e come
la terra in pria fuor del Caosse usciro
(Paradiso perduto, incipit, di John Milton)

- Di quale poeta desidera parlarci, professor Giorello?
- Di Milton e del suo "Paradise lost"!
E così, con aria ispirata, iniziò a declamare a memoria l'impervio poema dall'inglese aulico e ostile ma così musicale.
Giulio Giorello è stata un'altra delle mie fortune professionali, di quegli incontri che provocano altri incontri di tipo letterario, capaci di rendere un pomeriggio qualsiasi un pomeriggio indimenticato. E così, pur non avendo mai seguito una sua lezione, vorrei comunque considerarmi un'allieva nel coltivare almeno quel suo esempio di gentilezza e cordialità e far mia quella vena di brillante, folle, astrazione di quell'intervista.

(Filosofia della scienza)



    



sabato 23 maggio 2020

Movida


Una zanzara di Zanzibar
andava a zonzo, entrò in un bar
"Zuzzurellona!" le disse un tal
"Mastica zenzero se hai mal di mar".
(Toti Scialoja)


Movida, movida... che meravigliose filastrocche ci avrebbe fatto su quel genio di Scialoja!
Coi suoi piccoli mondi in rima popolati da topi ballerini, marmotte nottambule e lepri lubriche si sarebbe divertito un sacco a giocare con questa parola dal suono esotico e vagamente lussurioso, promessa d'estate e di rimorchi al chiar di luna.
Invece. 
Da sopra la mascherina osservo questa voglia di ritrovarsi, che sia in chiesa o al baretto all'angolo, nel grande magazzino o al mercato. Guardo e basta. E m'inebrio di ponentino e di un po' di vita tanto desiderata.



(mo' vado)





domenica 17 maggio 2020

Lgbt+


Sento il suono del vento di Marte
In una registrazione Nasa
Trasmessa dalla sonda Insight,
Vento a diciotto chilometri l’ora
Come a Gallarate stasera
Col soffio alle finestre e qualche ticchettio.
So bene che su Marte
Per via dei raggi ultravioletti non schermati
Non può esserci vita in superficie,
Ma nelle grotte forse sì.
Come in questa casa di Gallarate.
(Franco Buffoni, Vento di Marte)

Bello che sia stato Franco Buffoni a ricordarmi con un post su FB il significato che ha per lui la data di oggi 17 maggio. "Quando s’incominciò a poter dire e scrivere che non ero né ammalato né pazzo, il 17 maggio 1990, avevo quarantadue anni. Da allora sono passati altri trent’anni, e oggi sono convinto quasi anch’io d’essere umano. 
Il 17 maggio si celebra la Giornata Mondiale contro l’omofobia, in memoria delle persone Lgbt+ che nel corso dei secoli - dalle discriminazioni religiose ai campi di sterminio ai giorni nostri - sono state e sono vittime di violenze e pregiudizi. In tale data, nel 1990, l’Organizzazione Mondiale della Sanità depennò l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali"

Ed è bello sentire il suono del vento di Marte nei versi. E poterlo pensare come un soffio di riscatto, di giustizia, respirandolo profondamente, insieme.


(Amore)








sabato 16 maggio 2020

Festa da amici


Qualcuno diceva
qualcosa sulle ombre che coprivano il campo, su
come le cose passano, su come ci si addormenta verso l’alba
e il mattino se ne va.

Qualcuno diceva
di come il vento si spegne ma poi torna,
di come le conchiglie sono le bare del vento
ma le intemperie continuano.

Era una lunga serata
e qualcuno diceva qualcosa sulla luna che cosparge di bianco
i campi gelidi, e che non c’era niente da aspettarsi
se non sempre le stesse cose.

Qualcuno parlò
di una città in cui era stata prima della guerra, una stanza e due candele
contro la parete, qualcuno che ballava, qualcuno che guardava.
Cominciammo a credere

che la sera non sarebbe mai terminata.
Qualcuno diceva che la musica era finita e non se n’era accorto nessuno.
Poi qualcuno disse qualcosa sui pianeti, sulle stelle,
di quant'erano minuscoli, quant'erano lontani.
(Mark Strand, La lunga festa triste)

Mi mancano le feste a casa degli amici. Le candele alla finestra, il brusio, la musica in sottofondo, forno e frigo in piena attività. Mi mancano gli abbracci, i baci.
Mark Strand è il poeta della festa appena finita, e racconta, soprattutto nei suoi ultimi componimenti, di un disvelamento. Sono un sogno di carne, dice in una poesia. Siamo così, sogni di carne, siamo costruiti da attimi impilati uno sull'altro, colonne, fragili, fatte di momenti.
Se rileggete il testo, magari ad alta voce, guarderete ai giorni che stiamo vivendo con gli occhi di Strand. È un privilegio.


(Servizio catering)







venerdì 8 maggio 2020

Ponte Milvio e Giorgio Caproni

Con quello di oggi, il quinto, si chiude la serie di Gettoni su Giorgio Caproni. Caproni va letto, consultato quasi, per la sua limpida chiarezza e per quegli squarci che apre con una malinconia che definirei efferata. E per come parla del mare andrebbe letto, anche fosse solo per quello! Costruendo queste pillole all'uso del suo universo, appuntamenti senza pretese in cui provo a condividere il mio entusiasmo per quella "epopea domestica" come fu definita, ho scovato questa poesia su un luogo a me caro e che, in questo momento posso guardare dalla mia finestra. Non è tra le più note, e Ponte Milvio poi rimarrà quello dei lucchetti "di Moccia", figuriamoci, ma ogni volta che lo attraverserò ripenserò al verde che si riverbera sui visi di chi passa grazie a questa indicazione poetica:

Ponte Milvio e che spazio
il verde sopra il tuo viso
aperto, più illuminato
del sasso di questo spiazzo
delimitato dai pini!

A eleggere i tuoi confini,
il Tevere sarà eterno
di giri inutili.......
..........................




La foto l'ho scattata dal ponte e i Gettoni su Giorgio Caproni che ho realizzato per Radio3 sono ascoltabili qui cliccando QUI.




mercoledì 6 maggio 2020

Effetti corona virus (14)


Come se il mare si dovesse aprire
mostrando un altro mare -
e quello - un altro - e i tre
non fossero che annuncio -
di epoche di mari -
non raggiunti da rive -
mari che sono rive di se stessi -
l'eternità - è così -
(Emily Dickinson, 695, trd. Silvia Bre)

Non è che non voglia uscire, esco eccome, vado in redazione, faccio la spesa, e non è giusto neanche dire che ho paura. O che sia pigra. O depressa. È un altro sentimento quello che mi pervade, qualcosa che sta tra il timore e l'annichilimento. È nuovo, non ha a che fare con la salute.

(Lungo la strada)

domenica 3 maggio 2020

Effetti del corona virus (13)


Credo che l'ora più lunga di tutte
sia quando sono arrivate le vetture -
e stiamo aspettando la carrozza -
sembra come se il tempo

indignato - che la gioia sia giunta -
blocchi le lancette dorate -
e non lasci passare i secondi -
ma lentissimo gli istanti - finisca -

Il pendolo comincia a contare -
ad alta voce - come tanti scolaretti -
i passi si fanno più fitti -
nell'anticamera -
il cuore comincia a affollarsi -

Poi io - compiuta la mia opera timida -
anche se fu opera d'amore -
raccolgo il mio piccolo violino -
e mi sposto - più a settentrione.
(Emily Dickinson, 635, trd. Massimo Bacigalupo)

Una domenica da vivere ancora nella terra di mezzo, in quel limbo di ore tra fase uno e fase due. Che giorni stiamo vivendo! E le notti poi, i sogni nuovi e gommosi, carichi di simboli da decifrare al mattino. Mentre scrivo le campane contano le ore che mancano a questa nostra cauta ripresa e un merlo insiste. Fuori è così bello.

(Casa)