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venerdì 21 marzo 2014

Buona colazione!

Il fumo del tè
e il salice
fremono insieme
(Issa 1763-1827)


Issa in giapponese significa "tazza di tè" ed è il nome assunto da Kobayashi Yotaro quando diventa monaco buddista nel 1792.  Nei suoi haiku lo interessano cose apparentemente modeste come il salice e il fumo, ma anche pulci, neve, foglie, lumache, rane, berretti...
Orfano di padre e di madre prestissimo, sposo e padre sfortunato, un'esistenza segnata da continui lutti eppure... eppure... come scrive meravigliosamente Philippe Forest nel suo "Sarinagara" (titolo tratto dall'ultimo ku di uno haiku di Issa che significa "eppure") il poeta guarda la vita con ironia. 

Issa, tazza di tè, simbolo di armonia e comunione con la natura. 

E' possibile diventare una tazza di tè, ci dice Issa! E berne insieme non è più quella frivola abitudine a base di pettegolezzi e pasticcini che pensavamo, ma una vera e propria "cerimonia" del quotidiano.

Mooolto difficile, ma ci si può provare... 


(qui sto già alla seconda tazza, metti che ci riesco...)




Biblio
Philippe Forest "Sarinagara" edizioni Alet 
Altre notiziole sulla storia di Issa sono anche QUI




lunedì 17 marzo 2014

Farfalle, farfalline e farfallone

Vola una farfalla
sono anch’io
come polvere.
(Issa Kobayashi 1763-1828)


Vicino ai grandi dell'arte contemporanea come Damien Hirst quando dispone farfalle vere come tessere di rosoni iridescenti e sinistri, o come Jan Fabre in questo lavoro, il maestro zen Issa Kobayashi coglie l’aspetto della naturale (e irrimediabile!) caducità delle cose.

La bellezza degli haiku, l’abbiamo detto tante volte, è nella loro incisività. Brevi, trasparenti, illuminanti, semplici, cosmici. Il kigo, vedi QUI e QUI, che Issa ha scelto in questo che propongo oggi, è la farfalla, simbolo della primavera.

Ma il fascino di uno haiku risiede anche nel kireji ovvero in quel drastico ribaltamento concettuale dato nell'ultimo dei tre versi (ku). Qui Issa scrive polvere, elemento naturale eppure così irrimediabilmente brutale, e ci conduce  a riflessioni inaspettate.
Eccoci di colpo lontani dalla rassicurante “gentil farfalletta” annuncio di primavera o da quelle tatuate a go go. O dalle farfalline-gioiello con cui un nostro anziano premier, tra le altre virtù anche farfallone, omaggiava serialmente le sue pudiche donzelle.

Niente di tutto questo. Attraverso la sua poesia, Issa ci sorprende facendoci tornare a quel momento lontano negli anni, ma indelebile nella memoria di ognuno, in cui un adulto ci spiegò che sulle ali delle farfalle c'era una polverina colorata. E che non bisognava toccarla altrimenti morivano!

E noi adesso, come allora, rimaniamo incantati e molto preoccupati. 


(mia)


Una buona settimana piena di cose da cogliere al volo per tutti coloro che subiscono, con me, il fascino di tre ku.