Un mangiatore di cachi
che amava gli haiku
così bisognerà ricordarsi di me
(Shiki 1867-1902)
Un po’ di grammatica: lo haiku è strutturato in diciassette sillabe (5-7-5). La rima non
esiste e il ritmo interno è ottenuto dal poeta con allitterazioni e ripetizioni
- che purtroppo non si colgono se non si conosce il giapponese- e prevede sempre
un riferimento preciso alla stagione (kigo).
Un po’ di storia: lo haiku probabilmente deriva da una una forma poetica in uso nel VII secolo detta waka (o tanka) di 31 sillabe divise in versi di 5-7-5-7 e 7 che poi si evolve nel renga, proprio del XII secolo, ovvero una composizione di argomento spesso giocoso, "a catena”, con più autori che completano il verso l’uno con l’altro.
Nel renga c'era un verso più importante degli altri, chiamato hokku, da cui deriverà successivamente lo haiku.
Sarà il maestro Matsuo Bashō (1644-1694) a distillare ulteriormente questo componimento rendendolo la forma poetica zen per eccellenza.
E sarà Shiki (1869-1902) a renderlo una unità poetica a se stante, essenzialmente realistica e moderna.
Quindi, risalendo sui rami dello haiku, si scopre che deriva anche da un gioco letterario!
Vi propongo questa pagina dall’ultima
raccolta poetica di Valerio Magrelli, uscita in questi giorni per
Einaudi, dal titolo Il sangue amaro.
Non riesco a individuare il kigo però …