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giovedì 4 settembre 2014

Libro in valigia

Affaticato
alla ricerca di un tetto
i fiori di glicine
(Bashō 1644-1694)

Gli sbarchi, i razzismi e i territori contesi - ovvero le tragedie dei nostri giorni - sono stati spesso spunti per il Dailyhaiku. 
Oggi, con la luminosa premessa dello haiku di Bashō, vi propongo un libro.


"La vita davanti a sé" scritto da Romain Gary e premio Goncourt 1975, è stato pubblicato recentemente da Neri Pozza, e narra la storia di un bambino arabo, figlio di una prostituta e allevato da un'anziana ebrea scampata dal nazismo, Madame Rosa. La vicenda si svolge in uno strano asilo al sesto piano di una casa in una periferia nella Parigi degli anni settanta, piccolo e scalcagnato ricovero popolato da marmocchi figli di nessuno, parcheggiati lì da vecchie "amiche" di Madame Rosa. Un via vai formicolante di vita su sei piani di scale, salendo le quali il lettore incontra i piccoletti Banania e Moise, i forzuti fratelli Zaoum che portano polpette calde, il losco signor N'Da Amédée che "aveva sulla cravatta un diamante che luccicava", il dolce medico ebreo Katz, il nero signor Waloumba che mangiava il fuoco e dal Camerun "era venuto in Francia per spazzarla".
Su e giù, tra le gambe degli adulti, corre il bambino protagonista Momo, diminutivo di Mohamed, che ha il cruccio di non conoscere la sua età non essendo stato mai "datato". 
Ora, puó esistere una trama a più alto rischio stucchevolezza?




Ma "La vita davanti a sé" si segnala non per cosa, ma per come Gary racconta. È una lingua diretta verso chi legge, con dei dentro-fuori spiazzanti, senza scorciatoie e stereotipi melliflui e rassicuranti. E il parlare alla maniera di un bambino qui diventa squisitamente letterario, il registrare il gergo dei sobborghi non scade mai nel naif o nella retorica. E' pura costruzione stilistica, puro artificio.
Ma questo è anche un libro caldo, sul significato più intimo e anti convenzionale della famiglia, che esiste a dispetto di tutto, servizi sociali e regole compresi. Ed è ancora un libro sulla morte e sulla vita, sulla vecchiaia e sull'amore, sull'identità, sull'emarginazione e sull'uguaglianza. E tutto questo (ma quante cose!?) tenuto insieme ben saldo sulle fondamenta della letteratura. 


In queste ore di sbarchi e guerre vi consiglio questo breve romanzo, piccolo talismano per quando domani leggeremo ancora del conflitto israelo palestinese o di anonime storie di emarginazione o razzismo. E anche questa volta la letteratura seria, quella che sedimenta nella testa, quella che vede lontano e pone interrogativi, ci fa un utile regalo per poter andare avanti. 

A proposito di libri, appuntamento a domani da Mantova per gli amanti del DAILYHAIKU e di Radio3!