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mercoledì 18 maggio 2016

Senza l'albero

Vecchio villaggio:
nessuna casa
senza un albero di diosperi
(Bashō 1644-1694)


"Susannaaaaa, non sai che stanno facendooo! L'albero quello bello, quello enorme bellissimoooo!" Mauro urlava nel mio telefonino cercando di superare il suono della sega elettrica. "Ho cercato di fermarli, cazzo. Ho cercato, ma nulla da fare... L'hanno distrutto..."
"Ma perchè?" 
"Toglie luce, dicono, ma che ne so... Dovessi vedere come l'hanno ridotto..."
Torno a casa e, proprio come il merlo che vedo zampettare con aria interrogativa sopra quei due monconi che hanno lasciato al posto di rami, cerco anche io l'albero meraviglioso che era lì fino a poche ore prima.
"Dove è finito il mio nido, dove sta? Non lo trovo più!" Con il suo capino nervoso, sembra proprio cercarlo di qua e di là.
Fino a ieri sera ci faceva da tenda, riparandoci da sguardi indiscreti, il nostro albero, ornamento naturale e fluttuante. 
"Dove sta il nostro albero? Non c'è più!".
E siamo andati a dormire tutti e tre, due umani più un merlo, tristissimi. Come se ci avessero preso a schiaffi, con un carico di frustrazione come dopo un sopruso, come se mi avessero ucciso il cane, ha detto Mauro, come se mi avessero caricato a una manifestazione pacifica, dico io.
La casa ci era piaciuta tanto anche per lui, la mattina ci svegliavamo con gli uccellini che cantavano dai rami e le ombre delle fronde che dondolavano sull'armadio. Che bello quell'albero grande che spuntava alla nostra finestra e di cui non abbiamo mai capito la specie. Non era un pino, nè un'acacia, tantomeno un diospero dai cachi prelibati, era solo un bellissimo albero. 
Bellissimo, con tante foglie argentee, che sarebbero diventate gialle e poi verdi, pieno di uccellini che la mattina avrebbero ancora cantato al posto di una banalissima sveglia.

(Stamattina)