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lunedì 3 novembre 2014

Farfalla a Pioltello

Sulla grande campana
posata a dormire
ah! la farfalla
(Yosa Buson 1716-1784)




Quanto mi piacerebbe essere una farfalla e volare in una scuola qualsiasi di Pioltello, piccolo comune in provincia di Milano con la più alta concentrazione di bimbi stranieri nelle scuole, dove oltre il 30 % sono figli di migranti.
Svolazzare tra i corridoi quando suona la campanella della ricreazione, ascoltarli quando interrogati. Vederli studiare, litigare e fare pace. O posarmi su capelli liscissimi, crespi, infiocchettati o a spazzola, per planare su merende colorate.  

In Italia uno studente su dieci ha genitori immigrati che arrivano da Romania, Albania, Marocco, Cina, Filippine, Moldavia, India, Ucraina e Perù (notizia qui e qui). .
La lotta contro il razzismo parte dai banchi di scuola e quella per l'integrazione da iniziative illuminate come quella promossa dalle Biblioteche di Roma che offrono una serie di corsi d'italiano e laboratori gratuiti per adulti (info qui).   

Cosa succede di bello nelle vostre città su questo tema?
Condividiamo? 



(Bucuresti mercato di Obor. Biscuiti rumeni buonissimi. Sarati (cracker) nuca (quadrati) e con ovaz (farina d'avena). Vuoi?)



   

lunedì 17 marzo 2014

Farfalle, farfalline e farfallone

Vola una farfalla
sono anch’io
come polvere.
(Issa Kobayashi 1763-1828)


Vicino ai grandi dell'arte contemporanea come Damien Hirst quando dispone farfalle vere come tessere di rosoni iridescenti e sinistri, o come Jan Fabre in questo lavoro, il maestro zen Issa Kobayashi coglie l’aspetto della naturale (e irrimediabile!) caducità delle cose.

La bellezza degli haiku, l’abbiamo detto tante volte, è nella loro incisività. Brevi, trasparenti, illuminanti, semplici, cosmici. Il kigo, vedi QUI e QUI, che Issa ha scelto in questo che propongo oggi, è la farfalla, simbolo della primavera.

Ma il fascino di uno haiku risiede anche nel kireji ovvero in quel drastico ribaltamento concettuale dato nell'ultimo dei tre versi (ku). Qui Issa scrive polvere, elemento naturale eppure così irrimediabilmente brutale, e ci conduce  a riflessioni inaspettate.
Eccoci di colpo lontani dalla rassicurante “gentil farfalletta” annuncio di primavera o da quelle tatuate a go go. O dalle farfalline-gioiello con cui un nostro anziano premier, tra le altre virtù anche farfallone, omaggiava serialmente le sue pudiche donzelle.

Niente di tutto questo. Attraverso la sua poesia, Issa ci sorprende facendoci tornare a quel momento lontano negli anni, ma indelebile nella memoria di ognuno, in cui un adulto ci spiegò che sulle ali delle farfalle c'era una polverina colorata. E che non bisognava toccarla altrimenti morivano!

E noi adesso, come allora, rimaniamo incantati e molto preoccupati. 


(mia)


Una buona settimana piena di cose da cogliere al volo per tutti coloro che subiscono, con me, il fascino di tre ku.