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venerdì 2 febbraio 2018

eppure eppure


È di rugiada
è un mondo di rugiada
eppure eppure

(Issa 1723-1828)


Alla fine è tutto molto più complicato. La questione femminile - con tanto di lotte, conquiste e obiettivi futuri - non ci sta chiusa tutta dentro un hashtag. E la discussione che si è creata sul #metoo prova, a mio avviso, che è impossibile parteggiare per una o per l'altra tesi perché, prima di tutto, non dovrebbero esserci fazioni. Ma non eravamo arrivati al punto di non dover per forza precisare "che si tratta di ricatto se lui è un tuo superiore" parlando tra amici che ti conoscono (e ti riconoscono come donna impegnata, progressista eccetera), perché bisogna ribadirlo ancora? Ma non lo sapevamo, non condividevamo quelle due o tre cose? Sottoscrivere banalità assodate con occhi iniettati di sangue, guardare storto Woody Allen, elencare tutti i tentativi di approccio, mischiarli con le molestie e dover fare schemetti:  allora, lo stupro è quando, la molestia invece, la mano morta... finendo a sganasciarci, è ovvio, solo a ricordare, e a mischiare di nuovo tutto, e poi c'è quello che cita Balthus e l'altra Chi l'ha visto?...

Nel mondo degli eppure, quello che preferisco, si può essere d'accordo con Anna Bravo e anche con Anna Momigliano, e anche con Teresa Bellemo, intellettuali che tra loro la pensano diversamente ma che analizzano le diverse sfumature e rappresentano con i loro interventi, un eppure. Perché sono le sfumature che fanno un individuo pensante e non il genere. 
E dobbiamo ancora ripetercelo.


(sfumature)


  

lunedì 14 aprile 2014

"E lo dico da donna"

Dalla campana
esce ronzando
una zanzara.
(Issa 1763 - 1827)


Che fastidio! Le deputate e senatrici di destra durante una qualsiasi trasmissione televisiva (guardando dritte in camera) tra un concetto e un improperio, usano questo inciso: "Lo dico da donna". 
Dal talk politico dove da mesi ronzano, sembrano rivolgersi proprio a me : "Susanna, lo dico da donna ecc..ecc...".
Da donna?
Ora, il  femminismo, piaccia o no, è di sinistra e i diritti per l'emancipazione sono battaglie storiche della sinistra. Punto.
Dal mio divano, domanderei alle politiche italiche:
"Da donna, cosa dice sulle violenze al G8?"
"Da donna, cosa dice dello ius soli?" 
"Da donna, cosa dice sulla riduzione delle spese militari?"
"Da donna, cosa dice sulla fecondazione assistita?"

Appartenere allo stesso genere non prevale sulla reale condivisione delle idee.


Non il sesso, ma canale lo cambio.
E buona settimana!



(una politica televisiva da donna a donna)









venerdì 7 marzo 2014

8 marzo: mimose o ciliegi?

Per questa festa
dispongono le bambole
- ombre sul muro
(Momoko Kuroda 1938)


Domani è l'8 marzo, festa che da anni mi sembra un po'... strattonata. 
Neo femminismi glam  - che non mi rappresentano - e vetero femminismi che non capiscono ancora da quale parte stare: pro o contro le consapevolissime macchine da guerra teen?

In questo macello tutto mediatico che non tiene conto che discriminazione e violenza si combattono solo culturalmente ovvero, semplicemente, leggendo...eleggo Momoko Kuroda mia rappresentante!


Prima di tutto partiamo da questo suo haiku che si riferisce alla antica festa delle bambine chiamata Hinamatsuri .
Il kigo risiede in quel  "dispongono le bambole" e infatti ci riporta al giorno preciso, 3 marzo.
La festa prevede la coloratissima esposizione di tante bamboline tradizionali, posizionate ordinatamente e con devozione, su scaffali allestiti appositamente in casa per l'evento. 
Coinvolge tutte le donne della famiglia (dalla nonna alla nipotina più piccola) e quelle ombre evocate nello haiku  possono essere i ricordi di ognuna di loro, forse anche le loro aspirazioni, in una società, come quella giapponese, schizofrenica anche per quanto riguarda la parità tra i sessi.


(w i filtri per le foto!)


Momoko Kuroda nasce nel 1938 a Tokyo.
A trent'anni, pur perfettamente inserita nella società giapponese - lavorava come pubblicitaria e caporedattrice di una rivista-  decide di mettersi in viaggio lungo tutto il Giappone alla ricerca di ciliegi nel momento esatto della loro massima fioritura (Hanami). 
Momoko nel fiore degli anni che si mette in viaggio in cerca dei ciliegi in fiore! 

In Giappone ci sono tante varietà di ciliegio ma quella veramente speciale che le interessa si chiama Yamazakura. Ogni pianta di questa specie puo' vivere centinaia d'anni e, caratteristica incredibile, invecchiando, mentre il tronco si svuota, i suoi rami continuano a fiorire stagione dopo stagione. 
Un po' come la maturità che si acquisisce via via nel tempo o  come i ricordi che lascia una persona cara che non c'è più. 

Nel 1970 Kuroda diventa allieva del maestro di haiku  Yamaguchi Seishi (1901-1994) e 
a cinquantotto anni ricomincia le sue peregrinazioni, da nord a sud, sempre alla ricerca di alberi di ciliegio. 
Ma in questa seconda fase le interesserà il momento in cui i fiori iniziano ad appassire e i petali a cadere e gli haiku che compone restituiscono magicamente questa malinconica atmosfera di distacco. 


E nel tramonto
sembra il ciliegio pendulo
abbia più fiori
.........................

Ci separiamo
ciliegio di montagna
a rivederci
........................

Di quale valle
di quale albero
danzano i petali?
........................

Per tutti i ciliegi che ha visto e letteralmente "visitato" negli anni, per i pellegrinaggi sui passi dei monaci zen suoi maestri, Momoko è chiamata haijin dei ciliegi (haijin =compositore di haiku).  
Ed è per la sua delicatezza e forza, per la sua osservazione complessa sul quotidiano e per come ha raccontato nella brevità degli haiku anche momenti di forte unione tra uomini e donne, che oggi la festeggio con voi. 

Buona festa a tutti! 


(Hinamatsuri. Istituto Giapponese di Cultura di Roma)  




In Italia è pubblicata una raccolta di Momoko Kuroda dal titolo "Un albero un'erba e fiori di ciliegio" edizioni Empirìa.






sabato 1 febbraio 2014

Come parlare delle donne non solo alle donne?

Farfalle -
sul cammino d'una fanciulla
davanti e dietro di lei
(Chiyo-jo 1703-1775)

Autrice di questo haiku è una poetessa dimenticata ma meravigliosa per come racconta, per quel poco che è stato tradotto e che conosco, la femminilità.

Come parlare delle donne non solo alle donne? Ci pensa anche Emma Dante con il suo film Via Castellana Bandiera (vedi link) :

http://www.ilprimoamore.com/blogNEW/blogDATA/spip.php?article1696

E con "Le Sorelle Macaluso" , lavoro teatrale che ieri ha trascinato fuori di casa, in una serata di pioggia da ultimenotizie del TG, tutta la platea del Teatro Palladium di Roma.

Dieci personaggi sospesi tra aldiqua e aldilà raccontano, battibeccando, sovrapponendosi, incalzandosi l'uno con l'altro, la loro storia. 



La lingua, mai come in questo caso definizione più appropriata, quella "madre" del dialetto. Spettatori di vivi e di morti, assistiamo alla danza dei ricordi e del senso di colpa, di quanto non sono -e non siamo- riusciti a dire o a fare. 
Il dolore, in questo lavoro di Emma Dante, è pietra che, da pesante e funebre, sotto i nostri occhi si fa lieve. I visi, violentati dalla smorfia del trapasso, si possono addolcire. I sensi di colpa possono placarsi. I risentimenti sparire e con loro i traumi di una vita.
Le sorelle si stringono intorno alla danza amorosa dei genitori, in un ricordare condiviso, dolcissimo e straziante.
Il padre, che in vita non fu più nulla senza la sua compagna, ora danza con lei. 
Le figlie tornano a essere figlie e sorelle.
Qui si racconta la morte viva e pulsante, nera e lucente, mitica come quella dei pupi e repellente come quella di tutti.
E qui balliamo, leggeri e raddolciti e non importa se ci sbagliamo o se, sempre per sbaglio, indossiamo una camicia da notte da donna e siamo un padre di famiglia.