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giovedì 25 gennaio 2018

Pensi davvero che basti non avere colpe?


Pensi davvero che basti non avere colpe per non essere puniti,
ma tu hai colpe.
L’aria è piena di grida. Sono attaccate ai muri,
basta sfregare leggermente.
Dai mattoni salgono respiri, brandelli di parole.
Ferri di cavalli morti circondano immagini di battaglie
Le trattengono prima che vadano in un futuro senza cornici.
Cosa ci rende tanto crudeli gli uni con gli altri?
Cosa rende alcuni più crudeli di altri?
Le crudeltà subite e poi inghiottite fino a formare una guaina
con aculei sul corpo ferito?
O semplicemente siamo predestinati al male,
e la vita è solo fatta di tregue dove sostiamo
per non odiare e non colpire?
(L'aria è piena di grida di Antonella Anedda)


In nome della trasparenza sono stati riversati nella fogna mediatica tutti i nomi e tutti i cognomi. E gli indirizzi. Padri degeneri, professori sospetti (pedofilia?), produttori e attori ritratti nella medesima posa. Colpe, acclarate o presunte non importa perché nel mondo dove Weinstein è uguale a Spacey che è uguale a quello che venti anni fa mi ha battuto i pezzi, le acque chiare si mescolano a quelle nere.
L’aria è piena di grida. Sono attaccate ai muri,
basta sfregare leggermente.
E mentre i vicini di casa dicono al microfono sembrava-tanto-una-brava-persona, tutto viene copiato, incollato e pubblicato con un click. 
E con un click, poi, ci si ammazza.


(verso la fogna)


lunedì 18 dicembre 2017

Nell'epoca del re e del cavaliere


L’aria è piena di grida. Sono attaccate ai muri,
basta sfregare leggermente.
Dai mattoni salgono respiri, brandelli di parole.
Ferri di cavalli morti circondano immagini di battaglie
le trattengono prima che vadano in un futuro senza cornici.
(Antonella Anedda "Dal balcone del corpo")


Nonostante i gigabyte, questa è l'epoca della poca memoria. 
L'epoca di cavalieri sempre in sella, e che scendono ancora una volta in campo, l'epoca di un re (che ritorna anche lui) e di cori fascisti. 
Giorni smemorati e pieni di caosL’aria è piena di grida.
Se esiste mai una poesia del silenzio, l'ha scritta Antonella Anedda; è a lei a cui mi rivolgo quando tutto intorno il rumore è troppo forte da sopportare
Il mio antidoto? Leggere Anedda: meglio delle cuffie da elicotterista.


(con le cuffie nel caos)



martedì 21 marzo 2017

Giornata della Poesia



Come pensare l’orrore in questo cortile
in questa città europea.
Perché vedere l’immagine di un crimine?
È mattina, il brodo sul fuoco
la biancheria da stendere, le lenzuola da piegare.
Parlo da sola. Parlo da solo.
Do del tu a me stessa. Do del tu a me stesso:
sfilati lentamente, fingiti morta – morto come i bruchi.
Oppure prova a virare
senza muovere le labbra inverti la rotta del male.
Prova da qui dal rettangolo che percorri in questa vita
prova a dire il soffio delle cose.
(Antonella Anedda "Voci sovrapposte")


Antonella Anedda illumina quella zona tra quotidiano (lenzuola da piegare) e assoluto (la città europea, la rotta del male) evidenziandoci un punto oscuro, un limitare che sfugge. Non schiarisce nulla Anedda, non edulcora, eppure i suoi versi risultano di una profonda dolcezza restituendo al lettore qualcosa di materno, di atavico.
Anedda ha una voce che ha del soffio, la ascolterete in radio stasera, una voce-soffio e che si offre con fatica, a chi sa ascoltarla.

Oggi 21 marzo tutta Radio3 parlerà quindi anche con la voce dei poeti. In ogni trasmissione ascolterete autori molto diversi l'uno dall'altro che leggeranno versi accomunati da un richiamo alla natura, alla primavera. 
Per questa richiesta sono partita dal kigo, l'elemento stagionale, dell'haiku giapponese, ma nessuno lo sa. Tranne chi, come voi, festeggia questa giornata ogni giorno, insieme a me.

(Poesia nelle cose)