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martedì 1 luglio 2014

Strade dritte, tornanti e scorciatoie

Questa strada,
nessuno la percorre -
crepuscolo autunnale.
(Bashō 1644-1694)

Su come arginare l'evasione fiscale ne sentiamo tante e da anni. Una strada poteva essere lo scontrino da detrarre quando si pagano le tasse, ad esempio. O abbinarlo ad una lotteria (!) come succede in Slovacchia o in Portogallo (leggi notizia)
O ancora l'emissione di un bel decreto che preveda l'obbligo di usare il bancomat per acquisti superiori a trenta euro affinché ci sia una traccia per il fisco. E quest'ultima sembra una strada semplice. Dritta. Chiara. Praticabile. 

Ma a noi italiani piacciono solo le strade che, nei paesi civili, non "percorre nessuno".

Ora mi chiedo, qual è il senso di un decreto che non prevede sanzioni per chi lo aggira?
Cosa mai può replicare un cittadino onesto che ha a cuore ospedali, trasporti e scuole pubbliche ecc... ecc.. , quando gli viene detto, anche con aria di sufficienza: "Scusi sa, solo contanti. Io il bancomat non ce l'ho."?
Come ci si tutela da chi evade impunemente sulla merce che vende o sui servizi che offre?

Su questa materia le strade delle leggi italiane sono tortuose, quelle per evadere il fisco... vere scorciatoie. 

(Stoccolma. Strada dritta. Ovvio.)


Ma oggi voglio postare di nuovo QUESTO. E, se possibile, buona giornata.





giovedì 13 febbraio 2014

A lezione di haiku!

Un mangiatore di cachi
che amava gli haiku
così bisognerà ricordarsi di me
(Shiki 1867-1902)


Un po’ di grammatica: lo haiku è strutturato in  diciassette sillabe (5-7-5). La rima non esiste e il ritmo interno è ottenuto dal poeta con allitterazioni e ripetizioni - che purtroppo non si colgono se non si conosce il giapponese- e prevede sempre un riferimento preciso alla stagione (kigo).

Un po’ di storia: lo haiku probabilmente deriva da una una forma poetica in uso nel VII secolo detta waka (o tanka) di 31 sillabe divise in versi di 5-7-5-7 e 7 che poi si evolve nel renga, proprio del XII secolo, ovvero una composizione di argomento spesso giocoso, "a catena”, con più autori che completano il verso l’uno con l’altro.
Nel renga c'era un verso più importante degli altri, chiamato hokku, da cui deriverà successivamente lo haiku.
Sarà  il maestro Matsuo Bashō (1644-1694) a distillare ulteriormente questo componimento rendendolo la forma poetica zen per eccellenza.
E sarà Shiki (1869-1902) a renderlo una unità poetica a se stante, essenzialmente realistica e moderna.

Quindi, risalendo sui rami dello haiku, si scopre che deriva anche da un gioco letterario!

Vi propongo questa pagina dall’ultima raccolta poetica di Valerio Magrelli, uscita in questi giorni per Einaudi, dal titolo Il sangue amaro
Non riesco a individuare il kigo però …