Visualizzazione post con etichetta Patrizia Cavalli. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Patrizia Cavalli. Mostra tutti i post

venerdì 12 gennaio 2018

Da Céline al Foro Italico


Nascono i bei pensieri sopra i ponti
e sempre ci si ferma sopra i ponti
per contenere quell’atomo di grazia
sospeso in equilibrio
tra gravità di sponde e cieca corsa d’acqua.
Ti darò appuntamento sopra un ponte,
in questa mezza terra di nessuno.
 ("Ponti" di Patrizia Cavalli)


La Roma dell'architettura fascista, quella che attraverso ogni giorno. 
Tutti quei grugni, identici l'uno all'altro sotto l'elmo, sbalzati nei rilievi di marmo che ornano l’entrata al ponte, mi sorprendono ogni volta. Davanti a me l'obelisco con la scritta DVX dove qualcuno si fa la foto ricordo: da star male ogni volta. E' la Roma littoria quella che fendo in motorino, sempre in cerca del mio atomo di grazia.
Attraverso il ponte per raggiungere la redazione. 
Potrebbe essere proprio questo il tema della nostra apertura? Un panorama urbano che celebra il ventennio, oggi, ma che significato assume? 
E la lettura di un grande del novecento come Céline - il suo editore francese Gallimard "sospende" la ripubblicazione degli scritti antisemiti - è, in qualche modo, legata a quello che vedo ogni giorno da sotto il casco? (QUI)
Come mai i razzismi, i leghismi, i saluti romani, i muri non ci sorprendono, non ci indignano?
Se si digita Céline, le prime occorrenze riguardano la pop star Celine Dion, forse bisogna rifletterci su.


(viaggio al termine della notte)



giovedì 14 dicembre 2017

Il biotestamento del preserale



Addosso al viso mi cadono le notti
e anche i giorni mi cadono sul viso.
Io li vedo come si accavallano
formando geografie disordinate:
il loro peso non è sempre uguale,
a volte cadono dall'alto e fanno buche,
altre volte si appoggiano soltanto
lasciando un ricordo un po’ in penombra.
Geometra perito io li misuro
li conto e li divido
in anni e stagioni, in mesi e settimane.
Ma veramente aspetto
in segretezza di distrarmi
nella confusione perdere i calcoli,
uscire di prigione
ricevere la grazia di una nuova faccia.


Ieri sera ho visto alla tv un quiz di quelli col montepremi, nella fascia denominata preserale, uno show blu elettrico condotto da Enrico Papi, lo ricordate? Uno che ride. Nella sua trasmissione i concorrenti devono indovinare l'età di qualcun'altro. 
Ieri si trattava di quella di una signora, sadicamente impupazzata per l'occasione (parrucchiere, capelli platino, rossetto su labbra grinzose) che, per un qualche compenso (a quanto mai ammonterà?) si era resa complice di tale spettacolo e se ne stava lì ben illuminata, in mezzo al palco. Si sottoponeva a sberleffi e alle angherie investigative: "agiti gli avambracci!" per vedere quanto ancora tonici, per dirne una... 
In studio si rideva molto, si ammiccava, si faceva gomitino...

Lo show di uno Stato beffardo che finalmente sta legiferando in materia di bio testamento per l'intero suo pubblico. (QUI) 

(La Ruota della Fortuna)

lunedì 24 luglio 2017

Fa caldo


Dolcissimo è rimanere
e guardare nella immobilità
sovrana la bellezza di una parete
dove il filo della luce e la lampada
esistono da sempre
a garantire la loro permanenza.



Fa caldo. Non si dorme. E le pareti, di notte, si sa, rilasciano tutto il calore accumulato nelle ore diurne. 


Dolcissimo è rimanere
e guardare nella immobilità

Accendo la tv. 
Di qua, divani arroventati ricoperti da teli d'occasione che, come cilici, si attaccano a gambe sudate e tirano da una parte, di là gerarchi che salutano romanamente, truppe ordinate in assetto di guerra, un papa livido che parla a folle trepidanti...
I ventilatori, ostinati, ronzano, e le cicale si sgolano. 
Aria melmosa. 
Di là la grande storia, quella con la "s" maiuscola, regina di un palinsesto accaldato, qui, in frigo, una vaschetta di gelato avanzato, fragola credo, il forno non si usa fino a settembre, vietato, la polvere sembra di più, come se l'estate ne producesse in quantità superiore altrimenti perché è ruvido tutto e anche la doccia, vedi?, pare polverosa. Le piantine sul balcone paiono rinvigorite ma sarà solo per qualche ora, l'odore caldo dei golf impilati nell'armadio socchiuso si fonde alla citronella, sintetica, del vape. 
L'olmo sotto casa smuove appena le foglie, suonano come di patatine fritte, mentre i ragazzini dagli occhi profondi mangiano zuppa da una gamella, febbrili, con il cucchiaio che gli sparisce in bocca.
Paolo Mieli mantiene la sua aria refrigerata nonostante il colletto alto e la cravatta e quel completo sartoriale stirato. Commenta il documentario ma non lo ascolto.
In strada un ubriaco urla qualcosa a qualcuno. Disperatamente. 
Le cinque.


(Tristi tropici)









venerdì 26 maggio 2017

Carta d'identità


Essere nati, non solo essere nati,
ma anche in una data, proprio in quel giorno
precisamente nati
(Patrizia Cavalli)

Il carosello della piccola bambina paffutella iniziò nel 1966. Anche il mio.


(e vabbè!)

venerdì 28 aprile 2017

Susanna e i vecchioni


E chi potrà più dire
che non ho coraggio, che non vado
fra gli altri e che non mi appassiono?
Ho fatto una fila di quasi
mezz’ora oggi alla posta;
ho percorso tutta la fila passetto
per passetto, ho annusato
gli odori atroci di maschi
di vecchi e anche di donne, ho sentito
mani toccarmi il culo spingermi
il fianco. Ho riconosciuto
la nausea e l’ho lasciata là
dov’era, il mio corpo
si è riempito di sudore, ho sfiorato
una polmonite. Non d’amor di me
si tratta, ma orrore degli altri
dove io mi riconosco.

- Ho capito una cosa, ai giovani preferisco i vecchi, i vecchissimi. Insieme ci sto meglio, più in relax.
- E i ragazzini?
- Non ho la sindrome pedagogica, visto che sono io che cerco di imparare qualcosa. I miei coetanei? Di loro conosco tutto, grazie, frustrazioni comprese.
- E allora i trentenni, baffi a tortiglione e bici ecologica, oppure i quarantenni sulla rampa di lancio. E un po' vegani...
- Lasciamo perdere.

- I sessantenni?
- La generazione che ha soffocato a mazzate di ideologia la mia, quella dei poveri cristi cresciuti con Drive in e poi maturati al sole dell'Italia berlusconiana? Quelli che hanno fatto e disfatto tutto, conosciuto il 68, liberato il 69, protestato nel 77. In viaggio dall'India a Barbiana? Femministi in mio nome? No, grazie. Preferisco i vecchi, anzi i vecchissimi. Calore, gentilezza, esperienza, modestia. Riparo, esempio.
Poi però succede una cosa. Accendo la tv. 

C'è Scalfari, novantenne, intervistato sul mondo. Su "tutto" il mondo. E' acciaio parlante, barba bianca da Omero che sa tutto di tutto di tutto di tutto... dal sesso a Trump, dalla letteratura alle primarie del Pd, vola alto, - lo sguardo accondiscendente da semidio - vive, onorato, nella sua torre eburnea,  irraggiungibile da noi poveracci quaggiù che al massimo siamo capaci di discettare dell'ultima riunione di condominio.
Devo rivedere alcune cose in fatto di compagnie.

(punto di vista)


martedì 24 gennaio 2017

Memoria urbana

Nascono i bei pensieri sopra i ponti
e sempre ci si ferma sopra i ponti
per contenere quell’atomo di grazia
sospeso in equilibrio
tra gravità di sponde e cieca corsa d’acqua.
Ti darò appuntamento sopra un ponte,
in questa mezza terra di nessuno.
("Ponti" di Patrizia Cavalli)

Amo molto le poesie di Patrizia Cavalli e le amo con il senso di colpa di chi le ha capite tardi. Le ho, difatti, "recuperate" e rilette. Metto il mio sguardo in direzione del suo e cerco di farmi perdonare da quelle parole semplici, unite insieme in brevi poesie lucenti, che non avevo capito affatto appena incontrate. Eppure sono così immediate, così innamorate, così pronte, chiare e piene di promesse... Ecco, mi sembravano troppo facili? Quanto non capivo nulla!
...

In motorino attraverso tutti i giorni la Roma dell'architettura fascista, quella che sembra fatta di pezzi di torrone bianco e duro, quello con l'ostia.
Tutti quei grugni, identici l'uno all'altro sotto l'elmo, sbalzati nei rilievi di marmo che ornano il ponte che sto per imboccare, mi sorprendono ogni volta. Davanti a me l'obelisco con la scritta DVX dove qualcuno si fa la foto ricordo (sto male ogni volta, non sono mai storici dell'arte), la Roma littoria che fendo in motorino cercando il mio atomo di graziaQuella tronfia, marmorea. I monumenti, i palazzi dalle alte vetrate o con i mosaici con i mestieri, il colossei quadrati per gladiatori novecenteschi. 
Canevari, Sironi, Fillia con i loro a colori lividi, i piedoni e le manone che significavano lavoro e spighe mature fanno mostra di sé in un'aula magna, dietro un altare o su un palazzo trasteverino.
Le Poste, le Stazioni, i mercati rionali.
Terragni, Moretti, Piacentini, i progettisti di una architettura razionalista ancora funzionale.
Strade larghe che io percorro da sempre, cubi bianchi e angoli smussati a sorpresa, innervano il mio paesaggio quotidiano, la mia topografia dell'animo. Pezzi di memoria da guardare in faccia, da usare, materiale urbano collettivo per non dimenticare. 
Sono avvisi di quello che siamo stati, avvisi confusi tra le cupole barocche, occhieggiano nella Roma umbertina o tra una colonna e l'altra di quella augustea.

(De Chirico a Roma Termini)