lunedì 24 luglio 2017

Fa caldo


Dolcissimo è rimanere
e guardare nella immobilità
sovrana la bellezza di una parete
dove il filo della luce e la lampada
esistono da sempre
a garantire la loro permanenza.



Fa caldo. Non si dorme. E le pareti, di notte, si sa, rilasciano tutto il calore accumulato nelle ore diurne. 


Dolcissimo è rimanere
e guardare nella immobilità

Accendo la tv. 
Di qua, divani arroventati ricoperti da teli d'occasione che, come cilici, si attaccano a gambe sudate e tirano da una parte, di là gerarchi che salutano romanamente, truppe ordinate in assetto di guerra, un papa livido che parla a folle trepidanti...
I ventilatori, ostinati, ronzano, e le cicale si sgolano. 
Aria melmosa. 
Di là la grande storia, quella con la "s" maiuscola, regina di un palinsesto accaldato, qui, in frigo, una vaschetta di gelato avanzato, fragola credo, il forno non si usa fino a settembre, vietato, la polvere sembra di più, come se l'estate ne producesse in quantità superiore altrimenti perché è ruvido tutto e anche la doccia, vedi?, pare polverosa. Le piantine sul balcone paiono rinvigorite ma sarà solo per qualche ora, l'odore caldo dei golf impilati nell'armadio socchiuso si fonde alla citronella, sintetica, del vape. 
L'olmo sotto casa smuove appena le foglie, suonano come di patatine fritte, mentre i ragazzini dagli occhi profondi mangiano zuppa da una gamella, febbrili, con il cucchiaio che gli sparisce in bocca.
Paolo Mieli mantiene la sua aria refrigerata nonostante il colletto alto e la cravatta e quel completo sartoriale stirato. Commenta il documentario ma non lo ascolto.
In strada un ubriaco urla qualcosa a qualcuno. Disperatamente. 
Le cinque.


(Tristi tropici)









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