I cachi che adoro
non posso più mangiarli
così malato
(Shiki 1867-1902)
non posso più mangiarli
così malato
(Shiki 1867-1902)
Vessati da dati, varianti e complicanze, guardiamo i cachi fuori la finestra.
Anestetizzati, ascoltiamo sciorinare cifre di morti e quasi morti tra un’intervista a un ristoratore poco ristorato, il parere del virologo e un’orfana degli apericena, avremmo pure diritto a un aperitivo...
Morbida la buccia dei cachi, sugosa la polpa, splendido l’oro di questo frutto adorato da Shiki, il poeta che vedeva tutto semplice, evidente. Capace di ritagliare il senso di questo mondo in tre versi. Spengo tutto e ascolto lui.
Sfuggire da tutta questa circolazione di notizie...rivedere un film "il vento ci porterà via"film di Kiarostami_l'ispirazione di Abbas è legata ad un poema di Forough Farrokhzad da cui.. il film prende nome. Un film di silenzi,film di poesia visuale e verbale.il regista chiede allo allo spettatore_ silenzi per completare come meglio crede e sente .Poesia e stupende immagini e spazio per tante riflessioni.
RispondiEliminaShiki:
RispondiEliminaDisposto in un vaso
Un ramo di glicine fiorito
Un grappolo
Pende al di sopra
Dei libri impilati..
Quest'immagine di una primavera arrivata
In una stanza silenziosa mi evoca controluce,pulviscolo , grande pace