sul cappello.
Cammino
(Santōka 1882 -1940)
In un tempo abbastanza lontano qualcuno mi badava, preparava alle cinque la merenda e la frittatina per la cena. Mi rimboccava le coperte e spegneva la luce.
Oggi che mi faccio tutte queste cose da sola, e non ho figli, e giro il mondo, guardo i capelli fatti di nulla dei bambini, le loro guance di gommapiuma, i passetti coraggiosissimi di gambette tonde di pannolini. Immagino pappe e macchie, tenerezze e pasta fissan. Gli odorini di buono, di camerette colorate dove volano farfalline appese al soffitto, giocare a "maestra" o a "cucinare" o a "negozietto".
E penso a quel tempo.
Oggi che sudo, imparo, preparo una cena e spendo soldi veri, oggi che la mia camera è diventata stanza, ho imparato a consolarmi del mio essere figlia mia. E ci ho scritto su.
Vorrei tanto stare sempre bene nella mia "stanza" del cuore... L'inquietudine della vita mi prende sempre e imparo a conviverci
RispondiEliminaÈ possibile che un libro, i tuoi libri siano così penetranti e veri , da scuotere la mia essenza, il mio fulcro, le mie fondamenta e ricordano la profondità della vita,il rischio del viaggio, il dolore delle scelte.
RispondiEliminaGrazie Susanna, un abbraccio.
Grazie. Andrò in libreria per acquistarlo.
RispondiEliminaHo trovato il suo libro in biblioteca e lo sto leggendo, sono stata attratta proprio dal titolo. Anch'io, per un periodo di vita sono stata libera di prendere il treno e andare; era bellissimo. Mi è rimasta dentro quella voglia e ogni tanto lo faccio ancora, salvo pandemia in corso. Cari saluti
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