giovedì 14 febbraio 2019

Moscavecchia


Potrebbero sentire la mia mano;
le mosche del villaggio
fuggono via
(Santōka 1882-1940)


Dice il saggio Santōka, fuggono via. Ma non lei
Dopo l'ennesimo schiaffo che mi sono data sul braccio e lui sulla testa - sembriamo  quelli dei Brutos - abbiamo deciso che non avremmo più tentato di farla fuori ma eletta cucciolo di casa. Così, il giorno di san valentino ci siamo regalati una mosca, ultima esponente dell'estate passata o messaggera della prossima, maschio o femmina che sia, non importa. Di certo è che è un po' rimba, se ne svolazza ubriaca tra studio e cucina ma pare felice. La osservo. E' un'epicurea minuscola, con una vena tragica, nei suoi mille occhi mille lampi di saggezza e se zigzaga sul tavolo puntando una briciola, Moscavecchia diventa anche un passatempo per chi sa godere della sua compagnia. Un pet che necessita di poco, non bisogna scendere giù quando piove per i bisognini o legarla se viene qualcuno. Neanche fotografarla in tutte le pose, tipo mentre dorme o con un fiocchino colorato in testa - che fatica appuntarglielo - sui social rimedierebbe due o tre mi piace al massimo. Moscavecchia è per pochi. 


(formicaio)

mercoledì 13 febbraio 2019

Pastori sardi


Nessun aiuto
per quelli come me
vado a a camminare.
(Santōka 1882-1940)


Tra i libri che che mi hanno cambiato la vita, almeno di un po', metterei sicuramente il saggio di Massimo Raveri sull'ascetismo estremo. Leggerlo ha significato orientare diversamente il mio sguardo sulle cose, provare almeno a farlo, cimentarmi. Il senso del testo, l'autore perdonerà questa sintesi lacunosa, è l'individuazione di un aspetto meramente politico nella pratica ascetica. Cosa c'è di più inutile del darsi fuoco, pensavo prima di leggerlo, a cosa serve finire in cenere, esisterà mai un atto più fesso per la società del mummificarsi, e pure da soli (!), o del farsi seppellire vivi in qualche buco, lontano da tutto e da tutti. Mi sbagliavo, per lo studioso queste antiche pratiche di ascetismo erano manifestazioni di dissenso, dissenso allo stato puro che non coglievo. La mente dell'asceta, dice l'orientalista, è capace di inoltrarsi in itinerari mistici attraverso il dominio del corpo, rendendo queste pratiche e i loro effetti (digiuno, automummificazione, darsi fuoco) finalmente visibili. L'asceta si segnala al resto della società facendo di se stesso atto politico. Attraverso il fuoco rende visibile il dissenso, si fa dissenso e, attraverso la dispersione di sé, rinasce come simbolo. 
Ripensavo a questo leggendo dei pastori sardi che versano a litri il loro sacrificio dissipandolo in mezzo alla strada. In quei rivoli bianchi un segnale, l'urlo silenzioso per l'ingiustizia subita.


(colazione buddista)
nota
Massimo Raveri "Il corpo e il paradiso", Marsilio 1992

sabato 9 febbraio 2019

Di chi è questo libro


Il pugno stretto intorno al mio cuore
si allenta un poco, e io respiro ansioso
luce; ma già preme di nuovo.
(Da "Il pugno" di Derek Walcott)

E così mi ritrovo scritta. Sono io questa? Quella che vive, lavora, la persona-personaggio del libro che ha anche un blog con le foto e le poesie? Me lo chiedo sempre quando mi leggo nelle parole di Mauro, sono io quella che vedi tu? Sono io? Di chi è questo cuore, questa vita dentro questo libro? Allora mi copio e incollo qui, tra le mie cose, proprio nel mio post e vado a farmi un cappuccino.

"La sua partita con l’esistenza è giocata tutta in attacco, accensioni fulminee e improvvisi, quanto imprevedibili spegnimenti. Da qualche anno però il blog resiste, viene nutrito e la nutre. I seguaci provengono dal bacino della radio per cui lavora, ascoltatori e amici degli ascoltatori nel solito modo in cui si allarga il contagio in rete. Lei si esprime per folgorazioni: un paio di frasi, un’immagine, una didascalia. I testi lunghi non si addicono al mezzo, ma non è questo il motivo della sua brevità, che va cercata piuttosto nel funzionamento della sua mente, intuizioni refrattarie ai ragionamenti, neologismi, battute, crittogrammi, colpi d’occhio che riproducono nel mondo visibile i nessi linguistici prediletti, su tutti: l’analogia e la metafora. Ovviamente nella scelta intervengono anche, miscelate in parti uguali, l’indolenza e la volubilità di cui ho già detto – può cominciare a scrivere con il massimo entusiasmo un testo di cui si disamora molto prima di arrivare alla seconda pagina –, ma il vero deterrente all’analisi è la sua icastica immediatezza, parole fiori, parole popcorn, parole fotografie, photo-graphie, scritture di sola luce.

Le foto vengono mosse, sovraesposte, molte deliberatamente controsole, ma senza particolari motivazioni estetiche, alcune hanno l’alone del dito sull’obiettivo. Lei non se ne cura, non le interessa l’immagine bella, non la cerca. Si avvicina a un muro crepato, intriso di muffa, sul retro di una casa vecchia, si china davanti alla canna del gas staccata in più punti dall’intonaco, guarda dove scompare nel terreno: lì, tra il fango e una soletta di cemento, navigano piastrelle di porfido rotte, il cui mosaico è una precaria comunità di triangoli scaleni. Cos’ha attirato la sua attenzione? Cosa fotograferà: il muro, la canna, le piastrelle, il montante del portone di legno? Giorni dopo leggo un post sui migranti e trovo le piastrelle. La didascalia dice Senza confini
Oppure: apre il frigo, toglie le birre, la bottiglia di Aperol, e scatta. Una campagna contro l’alcolismo? Un’esternazione intimista nello stile guardate cosa mangio? Qualche giorno dopo leggo un post sul testamento biologico, ecco la foto: gli ortaggi adagiati sulle griglie scompaiono nell’abbaglio della luce interna, la cucina è al buio, la pancia del frigo sembra l’unica fonte di calore rimasta. La didascalia dice The end." 
(Da "Di chi è questo cuore" di Mauro Covacich, La nave di Teseo)

(Intorno al cuore)

venerdì 8 febbraio 2019

Talmente nero


E' talmente nero, qui sotto,
da poter sentire soltanto i tuoi passi
sopra il mio sguardo spento
("Il nero" di Roberta Dapunt, Einaudi 2018)


Versi che si percepiscono appena, soffiati come da sotto terra, risuonano qui sopra, appena trascritti su questa pagina on line, nel mondo che viviamo, dove un tizio qualsiasi con una pistola tatuata sul petto spara a caso, ti centra la colonna vertebrale e tu non cammini più, tua madre e tuo padre ancora non lo sanno nel mondo dove la tua ragazza sta piangendo e il tuo più caro amico ti sorregge la testa e tampona il sangue a fiotti e urla a lei vattene via, allontanati, non guardare, e poi prova a sorriderti mentre intorno si spacca tutto. Sono versi dentro il frastuono, la frase a discolpa del tizio qualsiasi - non volevo sparare a lui, e no non volevo sparare e basta - risuona in questo mondo dove le parole non hanno senso, dove tutto pare confondersi e perdere valore.     


(inferno, purgatorio e paradiso)

giovedì 7 febbraio 2019

Di chi è questo cuore


Ti ringrazio, cuore mio,
non ciondoli, ti dai da fare
senza lusinghe, senza premio,
per innata diligenza.

Hai settanta meriti al minuto.
Ogni tua sistole
è come spingere una barca
in mare aperto
per un viaggio intorno al mondo.
(da "Al mio cuore" di Wislawa Szymborska)


Solo che viaggio da ferma, seduta o distesa sul letto non importa, e col mio libro in mano che non è uno qualsiasi o di uno qualsiasi, è il libro di Mauro. 
A chi mi chiedesse cosa provo, lo ripeto: sto nella testa di un altro e ci guardo dentro. E' un superpotere che mi è toccato in sorte da quando ho scelto di condividere la mia vita con uno scrittore che ha fatto, di fatto, della scrittura la sua vita. E quelli lì dentro siamo noi, i protagonisti della favola precipitati nella terra soffusa tra qui e lì, tra il sogno e la veglia, in quell'ora crepuscolare di desiderio e di umanità. Nelle fiabe si chiama limitare del bosco, se così fosse mi piace pensarmi Principessa. E se potessi scegliere uno tra i miei compagni di questo viaggio, sceglierei l'uomo alto e solo chiamato Arcimboldo. L'ho riabbracciato forte dopo tanto tempo, così forte da piangere, e mi guardava negli occhi e mi sorrideva da dentro le pagine. Sì, è successo così.  
   
(noi)


mercoledì 6 febbraio 2019

Com'è bello pensarti


Com'è bello pensarti
giovane nella tua carne
e allegro, a spasso giù nel porto.
Ti seguo con la mente e sì, ti vedo,
assorto in un leggero incanto,
a me straniero - o ardente
solitudine mia.
(Alida Airaghi)


Ogni volta che incappo in un vecchio film, di quelli in bianco e nero intendo, non posso fare a meno di pensare alle vite delle persone riprese. Gli esseri fissati sulla pellicola, fotogrammi umani impressi nella luce e nell'argento dalle cineprese a manovella. Quanti anni avrebbe il bambino che gioca in culla, ricciolo impomatato e occhioni sgranati, come avrai vissuto la tua vita, piccolino oggi ottantenne, e stasera dove ritornate individui che attraversate, accelerati, la strada polverosa. Sfrecciano tram in corsa laggiù dove ognuno ha la sua storia, giovani donne che ridendo portano indietro la testa, la curva del collo, chi avranno amato, avranno goduto o sofferto. I denti scoperti dalle labbra, veri denti, bianchi, d'avorio, brillano come piccole gemme preziose, segnali di una vita vissuta nel film dell'esistenza intera.


(bianco e nero)

martedì 5 febbraio 2019

Buche


II
Quanto mai verde dorme
sotto questo verde
e quanto nihil sotto
questo ricchissimo nihil?
Ti sottrai, ahi, ai nomi
pur avendo forse un nome
e pur sapendone qualcosa?
Ma chissà quanta pioggia
dorme sotto questa debolissima
 sovraconfidente pioggia
chissà quanto lustro
del grigiore, quanto
invito a scivolìo del verde
fanno altro caso altro genere
consumano le ultime
lanugini degli occhi e
 degli orecchini e
«Stenti ma inorecchiti...»
«Qui approvai la più rapita carta»
«Prova su prova
-verde
rischi fittissimi pioggia»
«Qui dove pensai di pensare
e di afferrare e sbilanciare
come da un’altezza nuova»
(Non si sa quanto verde... , da Meteo di Andrea Zanzotto)

E sotto queste buche, dentro, nell'asfalto romano, cosa c'è? 
Me lo chiedo ogni volta, sia quando le schivo sia quando non riesco a evitarle finendoci dentro, ora una ruota ora un cerchione. Tu-tump e riemergo, l'adrenalina addosso. Mastico un'imprecazione a tutti, l'automobilista mi evita per un pelo, i suoi fari che dicono ti è andata bene.

«Qui dove pensai di pensare
e di afferrare e sbilanciare
come Da un’altezza nuova»

Speleologa mio malgrado, olimpionica sopravvissuta, cavallerizza senza coraggio. 
Sogno un manto stradale liscio, privo di rattoppi o frantumi, senza screpolature e senza ulcerazioni e ne intravedo un'altra. Questa volta è di quelle lunghe lunghe, bordo strada, del tipo mimetiche, quanto invito a scivolìo del verde. Con la pioggia le più infide.


(Mazzetta)






lunedì 4 febbraio 2019

Recessione



Grandina
nella mia ciotola
di metallo
(Santōka 1882-1940)

Santōka è esperto mondiale in ciotola per le elemosine. È il tecnico che mi piacerebbe come Ministro dell'Economia, penso appallottolata sul divano, fuori piove e io divago, nella testa una fanghiglia, mi provo a immaginare povera, apro il frigo, non succedeva dal 2014, lo richiudo, "sarà un anno formidabile". Sta grandinando, il crepitìo sulle grondaie è l'haiku che diventa realtà. 

(PIL)





venerdì 1 febbraio 2019

"Scusa"



Riposa tutta quanta la Penisola
avvolta da una trepida collana
di affogati. Ognuno di loro è una briciola
fatta cadere per ritrovar la strada.

Ma i pesci le hanno mangiate e i clandestini,
persi nel mare senza più ritorno,
vagano come tanti Pollicini
seminati nell’acqua torno torno.
(in "Disturbi del sistema binario" di Valerio Magrelli 2006)


Come quando negli incubi urli ma la voce non esce dalla gola. 
Prince Jerry aveva fatto richiesta di asilo politico ma non era stata accolta, lo aveva saputo a metà dicembre. Non rientrava, i requisiti non erano i suoi, punto. E si è suicidato buttandosi sotto un treno, l'ultima parola al telefonino parlando con il sacerdote suo amico "scusa". Il prete gli farà il funerale, la piccola comunità di Tortona piangerà il ragazzo arrivato da lontano a cui volevano bene, a detta di tutti dolce, intelligente, colto. Prince Jerry non ce l'ha fatta, sappiamo questo. E' stato troppo per una sola vita. 
Come negli incubi. Ma è quello che accade amico, quello che ci sta capitando, sveglia, è tutto vero.

(Arrivi e partenze)


   

mercoledì 30 gennaio 2019

Oracoli casalinghi


l fumo del tè
e il salice
fremono insiem
(Issa 1763-1827)

Ogni tanto torno agli haiku come fossero una pausa, la sigaretta a fine turno o la merenda al rifugio dopo la salita. A proposito di merende e di tè, amo le tazze vecchie, possibilmente scompagnate. Non ho la forza del filo d'oro che lega tra loro i cocci, l'arte giappponese del kintsugi, quella filosofia del restauro delle piccole cose e quindi della vita. Le preferisco così come sono, ingiallite sul fondo da anni di onorato servizio, sbeccate, crepate, abbinate al piattino a casaccio. Recuperate in una vecchia credenza, scovate al mercatino o a casa di mamma. Vinte coi punti del supermercato o ming, non cambia. Ogni mattina, apparecchiando per la colazione scopro nuove possibilità. Sono i miei i-ching.


(Libro dei Mutamenti)



lunedì 28 gennaio 2019

Serotonina


Non capisco dove si combatte
mi giro ma è buio ovunque
senti i colpi, senti gli spari
ma non riesci a capire
da che parte vengono.
Forse sono circondato
e devo solo girare
su me stesso come a mosca cieca,
poi partire all'attacco
a casaccio in una direzione
per sfondare il fronte nemico
e cadere trafitto dai colpi.
(da "Cieli celesti" di Claudio Damiani, Fazi Editore)



Questa poesia di mira e spari mi riporta a "Serotonina" di Houellebecq o forse è la suggestione del romanzo a non abbandonarmi da qualche giorno, una sensazione di grigio a lento rilascio che ritrovo ovunque, dove mi muova o guardi da quando ho finito di leggerlo. L'autore lo seguo da anni, è uno di quelli che aspetto, di cui ho imparato a prevedere storture e smargiassate ma il suo dare voce ai pensieri infimi non mi disturba affatto, la considero una prova a cui sottopone il lettore, la nostra sfida. Parla di quello che siamo attraverso la trascrizione dell'indicibile, anche l'abbonamento a Sky patrimonio dell'umanità e le sordide elucubrazioni su sesso e decadimento fisico femminile, sono parte della sua cifra narrativa. L'impotenza maschile e i lubrificanti ovvero il sesso in tutte le sue forme esibite o le private depravazioni - non siamo forse vessati dal sesso? la società occidentale non è diventata anche arbitro della nostra efficienza sessuale, non veniamo misurati ogni minuto? - sono elementi della sua poetica. 
Il protagonista, un quadro aziendale, vive in questo ecosistema, le regole le conosce, sono anche le sue. Solo che è depresso. A un certo punto proverà a sparare, ad attendere qualcuno per giorni cercando la mira giusta per prenderlo. Cosa succede prima o dopo in questo romanzo non lo dico, chi vuole leggerà questo carotaggio letterario di un'epoca liquida, viscida, e soprattutto depressa. Non svelerò l'ultima parte del libro, dove il povero cristo protagonista, mostruosamente, parla anche a me.


domenica 27 gennaio 2019

Giornata della Memoria



Mani che ti hanno accarezzato sopra la testa
mani di preti di zie di ortolani
mano del compagno di scuola
che scriveva in inchiostro verde
mani di Berta asciugate dal vento
se appendeva il bucato sopra i fili
larghe mani polacche
che spaccavano la legna nell’Arbeit Lager
mani e dita affusolate
degli amici indiani
mano scarnita
che prendi la penna per firmare
mano che arriva la sera
accarezzi la gatta più nera.
("Mani" di Luciano Erba)

I testimoni della Shoah, coloro che hanno conosciuto deportazione e lager, sono quasi tutti morti. Per ricordare quell'eccidio pensato, quello sterminio così ben organizzato, ci restano i documentari in bianco e nero, le scolaresche in visita ai campi e sopra ogni cosa quel museo diffuso, capolavoro storiografico ed emotivo, delle piccole pietre tombali sui marciapiedi.
Il nostro compito, la nostra resistenza quotidiana è continuare a cercare le nostre mani in quelle degli altri.

(in preghiera)

giovedì 24 gennaio 2019

Lettura, lettori eccetera


Mescola e rimescola le regole
del nostro luminoso futuro
il consulente inglese.

"Dobbiamo essere smart

conoscere la metrica dei consumi
e amare il nostro cliente".

Non riesce a dire l'enigma lettore

ma solo "nella mia vita di prima
anch'io leggevo libri da lettore
proprio come voi, ma poi...
seamless" dice sottovoce

regola la nostra fiducia e ripete

"seamless"... vivere senza cuciture
come un'anima pulita"
dice senza sapere cosa dice.
(da "Tormenti della cattività" di Antonio Riccardi)


Intorno a me gli scaffali delle librerie scoppiano di libri che nessuno legge, neanche il giornale si diceva una volta, "quello non legge neanche il giornale", adesso se lo compri o fai parte di un elite o sei un ottuagenario. Nel mondo in cui sappiamo tutto senza sapere molto, in cui si capisce "a pelle", si conta "a occhio" e si parla "a cazzo", nel mondo smart  che ama il cliente e dove la complessità è out, nel mondo in foto dai colori saturi, senza sfumature come le parole che si usano per definirlo, i cosiddetti “lettori forti”, cioè quelli che leggono almeno 12 libri l’anno, non sono aumentati, restano sempre il 14 per cento (QUI).
Che il numero non sia diminuito la prendo come una buona notizia. Stasera mi ubriaco.


(autobiografia)