Il pugno stretto intorno al mio cuore
si allenta un poco, e io respiro ansioso
luce; ma già preme di nuovo.
E così mi ritrovo scritta. Sono io questa? Quella che vive, lavora, la persona-personaggio del libro che ha anche un blog con le foto e le poesie? Me lo chiedo sempre quando mi leggo nelle parole di Mauro, sono io quella che vedi tu? Sono io? Di chi è questo cuore, questa vita dentro questo libro? Allora mi copio e incollo qui, tra le mie cose, proprio nel mio post e vado a farmi un cappuccino.
"La sua partita con l’esistenza è giocata tutta in attacco, accensioni fulminee e improvvisi, quanto imprevedibili spegnimenti. Da qualche anno però il blog resiste, viene nutrito e la nutre. I seguaci provengono dal bacino della radio per cui lavora, ascoltatori e amici degli ascoltatori nel solito modo in cui si allarga il contagio in rete. Lei si esprime per folgorazioni: un paio di frasi, un’immagine, una didascalia. I testi lunghi non si addicono al mezzo, ma non è questo il motivo della sua brevità, che va cercata piuttosto nel funzionamento della sua mente, intuizioni refrattarie ai ragionamenti, neologismi, battute, crittogrammi, colpi d’occhio che riproducono nel mondo visibile i nessi linguistici prediletti, su tutti: l’analogia e la metafora. Ovviamente nella scelta intervengono anche, miscelate in parti uguali, l’indolenza e la volubilità di cui ho già detto – può cominciare a scrivere con il massimo entusiasmo un testo di cui si disamora molto prima di arrivare alla seconda pagina –, ma il vero deterrente all’analisi è la sua icastica immediatezza, parole fiori, parole popcorn, parole fotografie, photo-graphie, scritture di sola luce.
Le foto vengono mosse, sovraesposte, molte deliberatamente
controsole, ma senza particolari motivazioni estetiche, alcune hanno l’alone
del dito sull’obiettivo. Lei non se ne cura, non le interessa l’immagine bella,
non la cerca. Si avvicina a un muro crepato, intriso di muffa, sul retro di una
casa vecchia, si china davanti alla canna del gas staccata in più punti
dall’intonaco, guarda dove scompare nel terreno: lì, tra il fango e una soletta
di cemento, navigano piastrelle di porfido rotte, il cui mosaico è una precaria
comunità di triangoli scaleni. Cos’ha attirato la sua attenzione? Cosa
fotograferà: il muro, la canna, le piastrelle, il montante del portone di
legno? Giorni dopo leggo un post sui migranti e trovo le piastrelle. La
didascalia dice Senza confini.
(Da "Di chi è questo cuore" di Mauro Covacich, La nave di Teseo)
(Intorno al cuore) |
ti ho trovata attraverso questo libro, anche se mi sembra di spiare dentro le vostre vite sono felice di avere tantissime belle parole da leggere…. Mauro lo conoscevo già, ho letto tutti i suoi libri…(quasi mi mettevo pure a correre, se le ginocchia non m'avessero tradita) ma ora ho un intero blog da scorrere…. che meraviglia un bacio, Elena
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