domenica 13 dicembre 2020

Manifesto

Cosa non devo fare
per togliermi di torno
la mia nemica mente:
ostilità perenne
alla felice colpa di essere quel che sono,
il mio felice niente.
(Patrizia Cavalli da “Una vita meravigliosa”)



Vorrei dedicare a tutti noi i versi di una poetessa, da me amatissima, che ha fatto del suo stato d’animo poesia. Intendiamoci, non sono parole d’impegno, non indicano strade o comportamenti, tutt’altro. Se possono, ti lasciano lì, dove sei. Ma sono talmente pieni di vita e di consapevolezza, così pieni di forza da leggermi dentro e essere quindi diventati il mio manifesto esistenziale.


                                                                     (Una vita meravigliosa)




venerdì 11 dicembre 2020

Haiku

Notte silenziosa
sotto la luna un bruco
si fa strada dentro una castagna
(Bashō 1644-1694)

Mi è rimasta in testa quella notizia di qualche giorno fa, l’aggiornamento dati di quel catalogo immenso di stelle che porta il nome vellutato di Via Lattea. Un satellite ne ha disegnato la mappa ancora più precisamente, orbite filamentose tracciate da un miliardo e ottocentoundici milioni di stelle, cento milioni in più di quello che sapevamo, intorno a un buco nero un sorprendente catalogo.
Leggere uno haiku ricostruisce dentro di noi un planetario, dove ridimensionarci e collocarci. E, da qualche parte di questo universo, osservarci mentre ci facciamo strada, ognuno dentro la propria castagna.

                                                                      (Cosmo portatile)
                                                                     





giovedì 10 dicembre 2020

La stella di Emily

È come la luce -
una gioia senza forma -
è come l'ape -
una melodia - senza data -
è come i boschi -
privata - come la brezza -
inarticolata - eppure scuote
gli alberi più orgogliosi -
è come il mattino -
al meglio - quando è finito -
e gli orologi eterni -
suonano - la mezza!
(Emily Dickinson, 297, trd. Massimo Bacigalupo)

Versi dal tempo sospeso, anche la gioia, e la luce, qui appaiono senza data. Come succede nelle nostre case in queste giornate di quasi festa, quando cerchiamo di rattoppare riti e piccole tradizioni domestiche come possiamo. I tentativi di una nuova esistenza cuciti con ago e filo dalla poetessa filosofa nata centonovanta anni fa come oggi, attuale e misteriosa come una stella cadente.
Bisogna concentrarsi, conoscere il silenzio e il buio per vederla.


                                                                     (tra alberi orgogliosi)

martedì 8 dicembre 2020

Lennon pensando a Zaki

Immagina di legare palloncini al tetto
di ogni edificio della città.
Lascia che i palloncini oscillino al vento.
Prova a vedere se così gli edifici sono più leggeri.
(Da “Acorn” di Yoko Ono)

A quarant’anni della morte di Lennon, da quello sparo che ha colpito al cuore il sogno, continuiamo a sognare, continuiamo a immaginare. Comunque. Nonostante tutto. 
Immaginiamo che Patrick Zaki ce la faccia, e che si liberino dalle catene altri eroi civili, belli e forti come lui, in lotta per un mondo leggero, un mondo-palloncino finalmente colorato e libero nel blu.


                                                                              (Imagine)


lunedì 23 novembre 2020

Paul Celan

Filamenti di sole
sopra lo squallore grigionero.
Un pensiero ad altezza 
d’albero s’appropria il tono
che è della luce ancora
vi sono melodie da cantare
al di là degli uomini.
(In “Svolta del respiro” di Paul Celan, trd. Giuseppe Bevilacqua)

Ieri ci siamo rifocillati d’aria e luce. Abbiamo preso la macchina puntandola verso una campagna vicina, pochi chilometri - non abbiamo bisogno di distanze ma di vicinanze - e iniziato la passeggiata. Il Tevere fluiva nel suo letto naturale ancora ignaro del traffico e dei ponti di marmo, e gli aironi puntellavano l’acqua con zampe spillo. Un viale di querce, poi di canne, la terra morbida sotto le suole e le pecore che si spostavano come nuvole sul cielo verde, spazzate via da cani ruvidi che ci avvisano di qualcosa abbaiando. La svolta del respiro per noi.


                                                                   (Paul Celan 1920-2020)



sabato 21 novembre 2020

Perché mi piace il mio blog

 ...già, i suoi capelli bruni

"belli come le chiome di Lauretta
la donna benedetta"...

Stanze, aure, ore, aurore, fresche correnti
di Valle Chiusa, verdi erbe obbedienti
all'acqua dolce che vi sparge a onde
spiegando vostra morbida lunghezza
come libere ai venti,
allori, pruni,      elci, ginestre, fronde,
per lucentezza,     dove non colore,
chiare improvvisamente,
forte subito chiome, viso, amore.
("Leggendo in treno poesie" di Alessandro Fo)


Leggere una poesia è come mettere un piede in fallo. La poesia è il buco lasciato scoperto dal sampietrino che manca, il bordo a ricciolo di un tappeto persiano, il tacco che parte e la storta che prendi. La poesia è così, ti fa inciampare, ma poi, quando ti rialzi, quando hai scosso lo sbaffo di polvere sui pantaloni e ti sei aggiustato di nuovo gli occhiali sul naso, ti viene da sorridere, e gli angoli delle labbra si piegano all'insù come per dire: sono qui, sto bene, non vi preoccupate, tutto ok. Erano parole, stai pensando, solo parole che mi hanno fatto perdere l'equilibrio.      


(poesia)

venerdì 20 novembre 2020

Più tardi l’estate partì


Più tardi l'estate partì
di quando il grillo venne -
eppure a noi quell'orologio gentile
non diceva altro che "a casa" -
Più presto il grillo partì
di quando l'inverno venne
eppure quel pendolo patetico
batteva un ritmo esoterico.
(Emily Dickinson, 1276, trd Massimo Bacigalupo)

La fortuna che ho ad avere Emily Dickinson come portavoce. Mi mimetizzo nella raccolta poggiata sulla scrivania, faccio da suo segnalibro, sono l'orecchia alla pagina, il tratto di matita sotto "pendolo patetico". Mi nascondo nei versi, scompaio nel tempo di questi giorni persi per sempre e negli abbracci non dati. 


                                                                          (Punto di vista)

mercoledì 18 novembre 2020

Groppi d’amore a domicilio


Lu paese iè morto.
L’ommene e li fimmeni traslucati.
Lu prete traslucato da lu viscovo.
Lu sindoco traslucato ne lu menestero.

A la fine nissuni abbie suppurtato
lu vento mirdoso,
l’annasara de putro appurcato
e de muffo vumitaro.
Ogne giurno a li campi granari
ce arriveno li carri giganti attrasporti.
Ce iettano ne li campi granari
le mucchie de munnezza putra.

Ne lu paese nun ce remane nissuno.
Sulo la vidova Capecchia ce remane.
Sulo io ce remango.
(da “Groppi d’amore nella scuraglia” di Tiziano Scarpa)


Ne lu periudu de pandemico spauracchie... ehm... con il poemetto di Tiziano Scarpa, da poco ripubblicato per Einaudi, capita che io continui a parlare come Scatorchio e i suoi compaesani. Anche al lavoro, in redazione, o al mercato mentre faccio la spesa. Ma è un rischio che vi invito a correre con me, provateci e vi sembrerà pure di viverci in un paese come quello descritto, sospesi nel tempo e amici di gatti gattari, cani canagli e surci pantecani. 
E poi, a sorpresa, ci portiamo il teatro a domicilio. Compreso di scenografie e costumi, tutti immaginati, è vero, ma ci sono! E non bisogna essere diplomati all’Accademia, vi assicuro, basta leggere ad alta voce queste pagine per offrire la nostra piccola performance a chi condivide con noi questa vita (reale).
I teatri sono chiusi? Gli amici non possiamo vederli? In tv le serie subburrano e gli chef infornano? I presenzialismi e i personalismi impazzano? I presidenti di regioni dicono la loro ogni volta che avevate capito il contrario? E voi siete pure gente impegnata, responsabile, la sorte del pianeta vi sta a cuore, e anche la Calabria, e qualche domanda sulle discariche e sul malaffare ve la siete pure fatta? Abbassate le luci, mettete due sedie davanti e date inizio al vostro reading casalingo. Mi ringrazierete. 



                                                                            (In scena!)









giovedì 22 ottobre 2020

Paesini al sole


Quando la sofferenza sembra non ci lasci scampo
tutta la valle è all'ombra di una sola nuvola
e quei paesini al sole sull'altro versante
sono il limite bianco del pensiero
che dice che ciò che sta sotto è schiacciato,
che la parte soggiace a più leggi dell'intero.
Perché gli ulivi le macchie di bosco
la strada coi cipressi i campi arati
la stalla dei vitelli il corso d'acqua
sono elementi d'ombra, indifferenti,
ciechi alla somma libertà del tutto,
alla sovrana intelligenza
della fonte della luce che è nei cieli.
(Stefano Dal Bianco, Padre Nostro, in "Prove di libertà")

Scalda il cuore che il papa sia favorevole a una legislazione sui diritti delle coppie gay in questi giorni raggelati. E fa bene che la parola "famiglia" possa essere usata da tutti. 
Occhi negli occhi, da sopra quella mascherina che ci portiamo in giro da sempre, da molto prima dell'epidemia, riuscire a vedere la "persona" che abbiamo davanti. Fa bene.

                                              

            (famiglia)



mercoledì 21 ottobre 2020

Enzo Mari con Lea Vergine


Con non altri che te 
è il colloquio. 

Non lunga tra due golfi di clamore 
va, tutta case, la via; 
ma l'apre d'un tratto uno squarcio 
ove irrompono sparuti monelli e forse il sole a primavera. 
Adesso dentro lei par sempre sera. 
Oltre anche piú s'abbuia, 
è cenere e fumo la via. 
Ma i volti i volti non so dire: 
ombra piú ombra di fatica e d'ira. 
A quella pena irride 
uno scatto di tacchi adolescenti, 
l'improvviso sgolarsi d'un duetto 
d'opera a un occorso capannello. 

E qui t'aspetto. 
(Vittorio Sereni, Via Scarlatti, da "Gli strumenti umani") 

Di una strada e di un amore. Trascrivo in memoria di Enzo Mari e Lea Vergine la poesia con cui si apre una delle più grandi, sconcertanti, raccolte poetiche del novecento dove l'umile e aristocratico si confondono in un unico sentire poetico. Qui la fatica, l'impotenza si riverberano nell' "essere" umano. E celebro, attraverso la notizia della loro scomparsa, quel sentimento nascosto e vergognoso, il mio, d'invidia. Per essersi aspettati e potersene andare insieme, sulla stessa strada e nelle stesse ore.

lunedì 12 ottobre 2020

Nobel alla poesia


Vedo che con te è come con le betulle: 
non mi è concesso parlarti alla maniera personale. 
Molto c’è stato fra noi. 
O fu sempre solo da una parte? 
Sono in torto, in torto, ti ho chiesto di essere umano: 
non sono più bisognosa di altri. 
Ma l’assenza di ogni sentimento, 
della minima cura per me… 
tanto vale che continui a rivolgermi alle betulle, 
come nella mia vita precedente: 
facciano pure il peggio, 
mi seppelliscano con i romantici, 
le foglie gialle a punta cadano e mi coprano. 
(Louise Glück da L’iris selvatico, trd. Massimo Bacigalupo) 




Non conoscevo ancora Louise Glück quando ho scattato questa foto domenica pomeriggio, poco prima del crepuscolo di un giorno d'autunno, la villa pubblica, i bambini che giocano rincorrendosi, un cane che abbaia ai pappagalli in picchiata. È anche questa la bellezza della vita, vedere meglio alcune cose quando qualcuno te le fa notare. Nonostante tutto. E adesso, che le foglie gialle a punta facciano quello che vogliono...


(vite)



                                                                    

mercoledì 7 ottobre 2020

Su briciole e conoscenza

C'era un tempietto diroccato. Un basso cancello in ferro. C'erano briciole di dolci a terra. Dentro la macchina mia moglie si è svegliata e ha chiamato. I bambini sono corsi da lei ridendo, le mani ancora bagnate dell'acqua del fiume.

(Tanikawa Shuntaro in "Poeti giapponesi" Einaudi)

Leggo, meglio, sbocconcello come farei con un dolcetto, un'antologia poetica da poco pubblicata e curata da Maria Teresa Orsi e Alessandro Clementi degli Albizzi. E' un libro che mi accompagna nelle settimane, come se i versi raccolti, e anche le brevi biografie, aspettassero il tempo loro.  

Con quest'immagine di un poeta famoso nel Giappone contemporaneo, il tempietto diroccato, il cancello di ferro, torno con la mente a qualche mese fa, a una mostra su Lucian Freud e Francis Bacon allestita a Roma al Tempietto di Bramante. Dei quadri lì raccolti ricordo poco, gli occhi di un autoritratto, la tavolozza rugginosa di una vecchiaia oscena e accatastata. Su tutto porto con me il dipinto in una sala di passaggio dedicata alla Scuola di Londra, il quadro di un pittore che non conoscevo, Michael Andrews, minore rispetto ai due giganti. Raffigura un padre che insegna a nuotare alla figlia. Nel mio ricordo la mostra è diventata "quel" dipinto, la raffigurazione di quel momento con tutta la sua magia, un attimo che continua a riverberarsi nel tempo, che rimbalza addirittura su questi versi di un poeta ancora da leggere. L'acqua del fiume sulle mani, la gioia di vivere. Briciole di dolci a terra.

                                     

(Michael Andrews "Melanie and me swimming" 1979)                                                        






     




lunedì 5 ottobre 2020

Eccomi.
Dove il blu del mare
è infinito
(Santoka 1882-1940)

Ripenso all'odissea della nave Alan Kurdi, alla sfilata di alcuni politici, alle frasi urlate, brandite come clave, virgolettate e mandate in onda. In onda. Il mare. Ripenso al mare. Ecco. Che prima di ogni commento si ripeta ad alta voce chi era Alan Kurdi, facciano così, facciano questa premessa prima di ogni dichiarazione, prima di qualsiasi tweet: Alan Kurdi, ritovato cadavere sulla spiaggia il 2 settembre 2015, qualcuno ricorderà quella fotografia, un piccolo di tre anni, la maglietta rossa sul blu del mare... Che ricordi la sua famiglia che aveva provato a scappare da Kobane, i vari tentativi nella speranza di raggiungere un'isola greca o una città qualsiasi, magari in Canada. E la vita normale cui aspiravano e che non hanno mai raggiunto...
Alan, insieme al fratello Galib e la madre Rehana, furono trasportati di nuovo a Kobane e lì sepolti.
                                                                    (mare e saracinesca)