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mercoledì 21 ottobre 2020

Enzo Mari con Lea Vergine


Con non altri che te 
è il colloquio. 

Non lunga tra due golfi di clamore 
va, tutta case, la via; 
ma l'apre d'un tratto uno squarcio 
ove irrompono sparuti monelli e forse il sole a primavera. 
Adesso dentro lei par sempre sera. 
Oltre anche piú s'abbuia, 
è cenere e fumo la via. 
Ma i volti i volti non so dire: 
ombra piú ombra di fatica e d'ira. 
A quella pena irride 
uno scatto di tacchi adolescenti, 
l'improvviso sgolarsi d'un duetto 
d'opera a un occorso capannello. 

E qui t'aspetto. 
(Vittorio Sereni, Via Scarlatti, da "Gli strumenti umani") 

Di una strada e di un amore. Trascrivo in memoria di Enzo Mari e Lea Vergine la poesia con cui si apre una delle più grandi, sconcertanti, raccolte poetiche del novecento dove l'umile e aristocratico si confondono in un unico sentire poetico. Qui la fatica, l'impotenza si riverberano nell' "essere" umano. E celebro, attraverso la notizia della loro scomparsa, quel sentimento nascosto e vergognoso, il mio, d'invidia. Per essersi aspettati e potersene andare insieme, sulla stessa strada e nelle stesse ore.