Visualizzazione post con etichetta haiku. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta haiku. Mostra tutti i post

giovedì 30 ottobre 2014

Scontri a colori

Come un braccio troppo allungato
e stanco - il fumo rosso-scuro
dell'acciaieria.
(Kaneko Tōta 1919-2012)




L'acciaieria Thyssen Krupp, che conta circa 2500 dipendenti, vuole metterne 237 in mobilità. 
Ieri pomeriggio scontri violenti durante una manifestazione a Roma. Cinque feriti tra operai e sindacalisti (notizia qui) e manganellate che volano non solo in piazza ma anche tra Pd e sindacato.

Kaneko Tōta, autore di questi versi, è un poeta giapponese contemporaneo che, laureatosi in economia, ha lavorato per anni come bancario. I suoi versi, più "sociali" e politici rispetto ad altri poeti, sono quelli a cui attingo per commentare notizie come questa. 
Non credo a svolte violente del governo, come si vocifera su qualche giornale, ci vogliono indagini precise su questo, ma rimane un episodio preoccupante e deprimente.
Aggiungo questo altro suo haiku, surrale e blu come il pomeriggio di ieri.
Non è splendido?

I pruni sono in boccio -
ovunque nel mio giardino
sono arrivati squali blu.


(Roma Macro Testaccio Big bamboo. Blu)











mercoledì 29 ottobre 2014

Ai mangiatori di cachi

Il caco maturo
nel quale affondo i denti
cola sulla mia barba
(Shiki 1863-1902)




Di Shiki ho parlato più volte. Il monaco che discendeva da una famiglia di samurai e che aveva ereditato la forza dei guerrieri suoi avi e riusciva a piegare l'acciaio della malattia (leggi la storia)Il fine intellettuale conoscitore del cinese, lo studioso di filosofia, il corrispondente di guerra per un giornale, il primo riformatore moderno dello haiku come è oggi inteso. 

Una raccolta di poemi
due cachi
tardi nella notte d'inverno

Rigoroso nella vita come nello studio. Semplicemente "un grande" che, nel mio strano olimpo popolato dai monaci zen che via via conosco sempre un po' meglio, collocherei in alto, in un posto sacro. Shiki è quello a cui rivolgerei preghiere, se ne avessi. Mentre con Issa vorrei passeggiare, con Ryōkan giocare, con Santoka ascoltare i grilli... 
Tornando a Shiki, con il post di oggi rimedio a non aver un po' più diffusamente ricordato la sua unica debolezza: la golosità per i cachi.

Mordendo un caco
suona la campana
del tempio di Hōryū-ji

Facendo la spesa sono incappata nei primi della stagione, troppo duri ma splendidi anche solo da guardare, e che dedico a lui. 
E omaggio così le debolezze umane che ci rendono unici e meravigliosamente imperfetti, indimenticabili piccole divinità per coloro che ci pensano o ci pregano.

Un mangiatore di cachi
che amava gli haiku
così bisognerà ricordarsi di me

(Shiki)






  

martedì 28 ottobre 2014

Buona giornata!

Nemmeno una nuvola
mi tolgo
il cappello di bambù
(Santoka 1882-1940)



Inizio la mia giornata ascoltando, dalla trasmissione Radio3Mondo, che la Primavera araba ha realizzato uno dei suoi sogni: la svolta laica della Tunisia.
Oggi, ben cinque anni dopo la Rivolta dei Gelsomini e nonostante siano molti i giovani tunisini che oggi fiancheggiano il califfato dell'Is, gli exit poll confermano la vittoria di Nidaa Tounes sul partito islamico Ennahdha. 
Alle urne il 60% della popolazione con elezioni pacifiche e ordinate.
Anche se solo per uno Stato, almeno un sogno di quella Primavera oggi si è realizzato!

Respiro l'aria fresca della mia mattina tornata primaverile, "nemmeno una nuvola", mentre la moka fa il suo lavoro. Buona giornata!















lunedì 27 ottobre 2014

Vorrei scendere

E dentro agli occhi
formiche formiche formiche
formiche formiche
(Kakio Tomizawa 1902-1962)



Eccone un'altra! Mi riferisco a quel tipo di notizia che ti fa sgranare gli occhi, quella che ti rileggi per capire... se hai capito bene. Quella da "formiche" nelle pupille.
"Bus separati per i Rom?" - penso tra me e me - "Quindi i casini accadono non solo sugli autobus romani (post QUI) ma anche nella periferia torinese...".
Continuo nella lettura della notizia (qui) e capisco che, poichè i borseggi erano troppi, la società dei trasporti del comune di Borgaro che fa? Decide di saltare la fermata nei pressi del campo Rom, da dove passava, sdoppiandola: d'ora in avanti ci saranno un autobus che salta la fermata e che sarà frequentato da cittadini non rom e integrati, e un altro autobus che sarà esclusivamente per "loro".
Gran trovata. Nel mondo delle soluzioni possibili, proprio questa? Dove finiscono esempio, integrazione, eventuali (e sacrosante) sanzioni? Dove finiscono convivenza, condivisione, tolleranza? Ai margini, nei ghetti o nelle discariche della cosiddetta "società civile".

Vorrei scendere.


(Interno senza titolo #)



Questo lavoro dell'artista Lucia Veronesi (guarda il sito), che da tempo lavora sul tema dell'accumulo, mi sembra la perfetta didascalia fotografica al post di oggi. Veronesi usa la tecnica del collage, sperimenta pittura e video arte e ha ideato una serie di wunderkammern dove, con minuscoli ritagli di riviste e giornali, ricrea disorientamento e disordine in una personale  "cattività".
Una serie di piccole, e portatili, discariche affettive che vi invito a conoscere.












venerdì 24 ottobre 2014

Piccolo spazio pubblicità

Il fumo del te
i rami del salice
tremano insieme
(Issa 1763) 


Ti piace il DAILYHAIKU? Fammelo capire! 
Ecco come: cliccare sulla iconcina rossa google + inserirmi nelle tue cerchie, via FB o iscrivendoti alla mailing list in alto a destra sull'homepage del mio blog. Riceverai ogni giorno il DAILYHAIKU nella tua casella di posta. E io capisco che ti piace!



(io)

DAILYHAIKU. Uno haiku della tradizione classica giapponese a commento della notizia del giorno per un calendario poetico aggiornato e attuale. 

Ciao e grazie S.

Pomodori

Schiarita dopo l'acquazzone serale
mi ristoro
in un campo di pomodori
(Santoka 1882-1940)



Oggi non parliamo delle specie di pomodori da salvaguardare. Il datterino, il ciliegino, il san marzano, il pachino DOC o DOCG - più o meno slow, più o meno food - mi interessano poco. 
E purtroppo non troveremo "ristoro" alcuno, come invece accade nella bucolica e gioiosa immagine di Santoka, dalla notizia di oggi.

L'Italia è il Paese dove si mangia meglio, dove il made in Italy si serve a tavola e con il copyright della dieta mediterranea, ma è anche il Paese che non vuole "vedere" quello che ha nel piatto. 
A Km0 c'è la terra dei fuochi (ricordate la lotta di Don Maurizio Patriciello?) e, un po' più giù, le campagne del ragusano, dove da qualche anno si consuma un vero e proprio scempio umano. Leggendo questo reportage (qui) potete documentarvi e allibire: ci sono un migliaio di donne rumene tra i venti e quarantanni che, lavorando come braccianti per 11 ore al giorno, vengono regolarmente sfruttate sessualmente . 
Anche qui, in queste campagne siciliane, la società civile si stringe intorno a un sacerdote in lotta, Don Beniamino Sacco, la cui testimonianza ci parla di soprusi, prostituzione, festini agricoli, aborti e schiavitù. 
Nessuna "schiarita" all'orizzonte.


(tricolore) 






       

mercoledì 22 ottobre 2014

Insetti fuori stagione

Notte nell'eremo:
cerca la mensola
un grillo
(Issa 1763-1827)



Se il Dailyhaiku dovesse dare spazio solo alla politica italiana dovrebbe occuparsi, in questo periodo, quasi esclusivamente delle polemiche nel PD. Subbugli, mormorii, piccole fazioni, sgambetti e nascondini. Dissensi tuittati, accuse fatte e ritratte, un brusio costante da termitaio in costruzione e distruzione perenne. 
A rompere questo schema risaputo da elettori e lettori, ci pensa un grillo che trova un'altra mensola, quella del problema immigrazione, ci si arrampica (qui la notizia).

E' proprio vero. Questa estate sembra non finire proprio più.
Consiglio. Occhiali da sole e cuffie con musica preferita. Io mi riascolto questa, era una hit di luglio ma il clima non è cambiato:



 
In omaggio, un secondo haiku di Issa, anche questo di ambientazione notturna. Protagonista un altro insetto fuori stagione:

Luna di sera:
mi fa compagnia
una zanzara















  

lunedì 20 ottobre 2014

Facce

Era la mia faccia
nello specchio
freddo
(Santoka 1882-1940)

Gli autobus a Roma sono usati soprattutto da extracomunitari. Da coloro che li prendono presto e che tornano tardi, che non hanno una patente o un ufficio da raggiungere in macchina, che hanno pochi soldi e molta pazienza. Da sotto il casco, mentre sguscio tra le macchine per raggiungere casa, osservo queste facce schiacciate sul vetro del finestrino mezzo appannato. 
Guance di romeni distrutti dalla giornata in cantiere, occhi di miti bengalesi dopo il lavoro da benzinaio "in appalto", imperscrutabili fronti di badanti slave, atoni sorrisi di filippine al ritorno dal tour di pulizie in case parioline, accigliate nigeriane. 
Italiani? Qualche sparuto studente che chatta sullo smartphone, qualche pensionato incarognito.
Tutte facce che sono anche le nostre, "freddi specchi" di povertà nei quali non vogliamo guardare.

Eppure, se osserviamo con un po' d'attenzione, negli autobus romani si concentrano tutti i mali del nostro paese. Non mi soffermo sui guai legali che furono (e che sono) dell'azienda di trasporto pubblico capitolina, ma rifletto con voi su intolleranza e emarginazione. 
I fatti che accadono in questi giorni nella periferia romana di Corcolle, come pestaggi, raccolta-firme per cacciare gli "stranieri" e ronde (notizie qui e qui) sono iniziati proprio in un autobus dove viaggiavano i soliti personaggi con le solite facce di un film visto e rivisto: il "nero incazzato", il "rumeno ubriaco", "il cittadino che paga le tasse".

In un autobus a Corcolle, come in uno Montgomery nel 1955, dove ebbe inizio la lotta per i diritti civili dei neri in solidarietà con Rosa Parks che rifiutò di cedere il posto a sedere a un bianco, si è accesa una miccia. 


("Scusi, lei scende?")






giovedì 16 ottobre 2014

Ciotola di riso

Tepore d'autunno
la mia ciotola di metallo
colma di riso
(Santoka 1882-1940)


Questo haiku, Santoka al solito mi sorprende sempre per il suo calore e attaccamento alla vita, vale come epigrafe augurale per gli intenti dell'odierna Giornata Mondiale dell'Alimentazione.  

In occasione di questo evento, la Fao pubblica uno studio (leggi qui) dal quale si evince che lo spreco di cibo nel mondo equivale a 2.060 miliardi di euro. Vogliamo stringere il campo solo all'Italia? Per l'Istat, le famiglie che si trovano nella condizione di povertà assoluta sono 2 milioni e 28 mila.
Personalmente non sono per l'eco-militanza dura e pura, non andrei a vivere su un albero rinunciando a vivere il mio tempo, non parlo ai ravanelli, non condanno chi è felice davanti a un barbeque e tra un uomo e un criceto non ho dubbi. 
Ma sono convinta che sia possibile ripensare i consumi, sprecare un po' meno, condividere e solidarizzare non solo sui social, aspirando a modelli culturali semplicemente più sobri e meno ideologici.


(Roma. Mercato di Piazza Vittorio. Ampalaya, patula, jali e pomodori per tutti e per conoscere il mondo.)





mercoledì 15 ottobre 2014

La storia di YOSA BUSON

Il mondo si offusca
smorzando il vermiglio
delle foglie d'acero
(Yosa Buson 1716-1784)


Il rosso acceso di queste foglie vermiglie (rosso cinabro?) mi fa pensare a tutti i colori antichi scomparsi per le ragioni più varie: il bianco d'argento, sopravvissuto fino agli anni ottanta, il prezioso azzurro lapislazzulo, utilizzato fin dall'epoca romana e nel medioevo, il giallo orpimento, aureo ma anch'esso tossico. E poi l'arancio minio e il bianco ferale della biacca, ottenuti entrambi dalle fusioni e vaporizzazioni del piombo, il verdastro risigallo... 
A questa lista, incompleta, aggiungo oggi anche il giallo cadmio. 
Infatti l'Unione Europea, su imput del governo svedese, ne ha vietato l'uso poichè i residui del pigmento, una volta finiti nei fertilizzanti, rendono i cibi tossici (leggi notizia qui).  



Il problema, che chiamerei eco-coloristico, mi offre l'occasione per far conoscere la storia dell'autore dello haiku autunnale di oggi che nacque nel 1716 in un minuscolo villaggio di campagna nella provincia di Settsu, Kema. Molti sono i monaci che sul loro taccuino di appunti usavano schizzare velocemente piccoli paesaggi, ma l'artista per eccellenza tra tutti i poeti zen è lui: Yosa Buson. 
A vent'anni si trasferisce per studiare prima a Edo, l'odierna Tokyo e poi a Kyoto dove perfezionerà l'arte della pittura.
Leggendo i suoi haiku colpisce come sigilli abilmente le sue due passioni nell'angusto spazio dei tre versi, la simbiosi armonica con il mondo e la sensibilità pittorica. 
Letti in questa chiave, diventano più riconoscibili. Sono quelli dove si intravede, all'interno dei tre ku, la minuscola costruzione poetica in tutto simile alla disposizione che un pittore crea sul tavolo con gli oggetti da ritrarre. Geometrie, colori, vuoti, pieni. Sensualità.

Bianca rugiada -
una goccia ad ogni spina
rosa canina
::::::::::::::::::

Caduti i fiori -
tra i rami degli alberi
il tempio appare
:::::::::::::::::

(Paesaggio di Yosa Buson trovato on line)

Fu anche ideatore dello haiga, un ibrido tra composizione letteraria e visiva, che prevede la condivisione dello stesso spazio di pergamena tra lo haiku e il disegno che lo illustra. Allievo di Basho, anche Yosa intraprende il cammino esistenziale che fu del suo maestro, all'ombra dei ciliegi verso Yoshino. Avrà una vita lunga di cui si sa poco, una sposa molto amata, dei figli. Si spegnerà nel 1784.

Acqua di primavera -
leggero piede che passa
la intorbida

I suoi versi ci appaiono come di smalto, lucenti e laccati. Forse leziosi. In effetti Buson, incarna proprio quell'estetismo giapponese che in molti trovano un po' stucchevole, ma che cento anni più tardi ha affascinato anche un grande amante del giallo cadmio, Vincent Van Gogh. 












martedì 14 ottobre 2014

Kigo stagionale

Piove 
sul mio villaggio natale
cammino scalzo.
(Santoka 1882-1940)


Il kigo di questo malinconico haiku di Santoka, la pioggia, richiama la stagione autunnale. Vi ricordate la piccola lezione di grammatica sugli haiku? Componimento breve, strutturato in diciassette sillabe (5-7-5) non in rima ma con un preciso ritmo interno ottenuto dal poeta attraverso allitterazioni e ripetizioni che purtroppo si perdono nella traduzione. Il resto della lezioncina, se avete voglia leggetelo QUI.
Comunque, lo haiku prevede sempre un kigo, ovvero l'elemento stagionale. 
Bello eh? Raffinato. Armonico. Vi sembra un mondo lontanissimo? Irraggiungibile per sintesi poetica?
Ma no, non preoccupatevi! Anche in Italia abbiamo il nostro bel kigo stagionale legato all'autunno! A differenza del Giappone, è meno impalpabile e leggermente più esplicito - dato il nostro carattere più caldo, mediterraneo, estroverso - in alcune zone si usa "alluvione". In altre, "frana". In città "crolli", "allagamenti". Se si abita vicino a un fiume preferibili "tracimare", "esondare", "inondare". 
Ma ci sono anche kigo più allusivi e sofisticati, legati ad antiche italiche tradizioni: "malaffare", "cemento", "disboscamento".









lunedì 13 ottobre 2014

Samurai

Alla farfalla propongo 
di essere mia compagna 
di viaggio
(Shiki 1867-1902)



Le notizie piccole non fanno rumore, capitano per caso sullo schermo del computer. Mi sono imbattuta in questa storia così, distrattamente, ma mi ha centrato il cuore come una lama. Ora che ci penso, non è neanche una notizia.  Un padre, nella sua macchina parcheggiata di fronte la scuola, aspetta la figlia disabile. Potrebbe aver bisogno di lui, vuole che lei sappia che è lì sotto. E che stia tranquilla, che si senta amata e attesa quando uscirà. Tutti i giorni. Giorno dopo giorno. 
Leggete questa grande storia d'amore QUI la cui URL, che copio e incollo, la archivia con la fredda dicitura "news - scuola - disabili". 


Il monaco zen Shiki, leggi QUI, che discendeva da una famiglia di samurai, era un guerriero proprio come questo padre che si tempra nell'attesa, che conosce la solitudine e che vigila sulle sue emozioni. 
Tutto il caos - scomposto, aggressivo, smandrappato - rimane fuori dal finestrino.
Entrambi sono soli e fieri. Silenziosi. 
Samurai della quotidianità.


(Samurai in viaggio)






venerdì 10 ottobre 2014

Budda, bronzi e fiorellini

Il Sacro Budda
anche nel sonno
riceve fiori e denaro
(Issa 1763-1827)



Questa bella immagine di Issa sulla statua del Budda Amida, sonnacchioso e di pietra, mi riporta ai nostrani Bronzi di Riace e alle loro recenti vicissitudini. 
Le ultime notizie ci dicono che rimarranno a casa (notizia QUI)Annullate le vacanze milanesi per questi due fusti colossali. Nessun viaggetto all'EXPO con tutti gli onori e nessun red carpet per i due riccioluti avanti Cristo (uno dei quali assomiglia un po' a Thomas Milian, non trovate?). 
Ho cercato di capire meglio la dibattuta questione: tappe, pareri e garanzie chieste e ricevute si sono susseguiti su vari giornali in modo un po' - frammentario? ideologico? -  confondendo chi tentava di costruirsi un'opinione in merito. 
La decisione comunque è stata presa e non si discute. Ma... 

Esco dalla storia dei Bronzi per affrontare la cosa più in generale. Non sono nè un perito, nè una storica dell'arte ma rimango sempre più convinta che le opere debbano muoversi, debbano farsi conoscere. 
Proprio oggi, nel mondo della condivisione virtuale a oltranza, è urgente abbandonare feticismi ideologici per sperimentare nuove forme di conoscenza quanto più "tangibili". 
Proprio negli anni dove tutti sanno tutto senza sapere veramente e ci si forma con Wikipedia con un metodo conoscitivo indotto dagli algoritmi di google. 
E' urgente proprio ai nostri giorni, quando ci rintaniamo nella cameretta col PC, chiudendo fuori il mondo, e pensiamo - tapini - di averlo in mano! 
Ovviamente, tutto deve contribuire a tutelare l'integrità delle opere d'arte, ma vuoi che non ci siano oggi i modi per garantirla? Ancora con la storia del contesto culturale? Anche se coincide con incuria e solitudine e al massimo due biglietti venduti? 
Non mi scandalizzerei se trovassi un Van Gogh o un Caravaggio in un grande mall commerciale di Minneapolis o di Tokyo. O un bel sacco di Burri - pensate che cortocircuito politico! - a Dubai, osservato, tra un acquisto e l'altro, da sceicchi ingioiellati .  
Che l'arte possa venire fruita, usata, imparata, assimilata, fotografata, condivisa! E che non sia sussiego e silenzio. E ragnatele.
Che la cultura circoli, giri in mezzo al casino dei nostri tempi senza museificarsi!
Altrimenti si perde una battaglia importante. E pazienza se si sbecca un po' quell'anfora romana o si scrosta quel fiorellino. E pace se, una volta scesa dal suo piedistallo, l'arte crea anche movimento di denaro.     
W la vita delle opere d'arte! 


(Fiore in marmo di Carrara realizzato da Antonio ascoltatore di Radio3. Mica male?!)




               

giovedì 9 ottobre 2014

Saluti da...

La primavera è qui -
anche la mia cucina
sarà ben rifornita
(Santoka 1882-1942)



Forse per rifiatare, per respirare un po' di aria primaverile da miracolo economico e uscire dalla cappa asfittica della crisi, ho preso tra le mani questo "In un'altra parte della città. L'età d'oro delle cartoline" di Paolo Caredda, edito da ISBN.
Una raccolta di notazioni e cartoline che ritraggono esclusivamente case, palazzi e quartieri sbocciati negli anni cinquanta. La prefazione di Ugo Gregoretti  - come dimenticare le sue inchieste cinematografiche e televisive, le regie liriche, quelle perle rare su Dante e Goldoni, mai ritrasmesse, o gli spaccati inestimabili di quell'Italia che attraversava con passo felpato! - ci introduce così nel volumetto: 




Ecco. È l'Italia "risparmiosa" è un po' "sparagnina" quella che posa in queste cartoline scelte da Paolo Caredda, non quella monumentale o delle attrazioni turistiche.
Scorrono sotto gli occhi alti corridoi di edilizia popolare e interni piccolo borghesi, le prime case prefabbricate, le villette a schiera, i fiori sul tavolino di cucine finalmente "rifornite". Parcheggi ancora deserti, ancora poche macchine. I tramonti rossi e i fari delle utilitarie con le strisce di luce. Piazze e piazzole, cortili, viali, terrazzini. Le insegne al neon sono di pura segnalazione, nè ammiccanti nè allusive: Macelleria, Bar, Tavola Calda, Pizzeria. Gastronomia. L'Italia che poteva permettersi qualcosa in più, anche mangiare un boccone già pronto, lo dichiarava chiaramente con un font poco svolazzante.  
Cartoline di bordo strada, adatte a poter scriverci su: "Io sono qui!" con la freccia. 
Alte palazzine grigie, che non esiteremmo a definire "casermoni" se ora non ne intuissimo quello slancio fiero verso l'alto, verso il futuro. 
Ancora nessuno squallore e nessuna lacrima ecologista da versare sulle tonnellate di cemento su quegli uliveti diventati case, supermercati, scuole, cinema. Solo fiducia e riscatto sociale. La possibilità di fare studiare i figli, di conservare il cibo nel frigo, di vedere la TV. 

E dopo cinquantanni noi lettori, girovaghi negli universi paralleli di google maps, torniamo a passeggiare in quella nostra Italia risparmiosa e sparagnina, dove ci sembrano tutti un po' più per bene, un po' meno arroganti. Quell'Italia con il fazzoletto in tasca (QUI), sobria, tenera che non sapeva ancora nulla di rapacità, speculazione e mafie. 
E le rare persone ritratte che incontriamo ci sembrano eleganti figurine candidamente in posa per questo nostro "paese da cartolina" che è durato il tempo di uno scatto.


(Con Ugo Gregoretti e Elena del Drago a Perugia)















        

lunedì 6 ottobre 2014

Auguri...in onda

Izu è tiepida ora:
posso dormire nei campi 
e ascoltare il suono delle onde
(Santoka 1882-1940)



Le "onde" che ascolta Santoka, che possiamo leggere sia come quelle del mare che come quelle del vento sui campi - suggestioni interpretative che solo la concisione di uno haiku può offrire ai lettori in modo così nitido - mi riportano a quando ricevetti in regalo una radio-sveglia per il mio decimo compleanno.

Eccitatissima perchè si accendeva all'orario stabilito (da sola!!!) e avendo la scuola come unico appuntamento in agenda, la puntavo ogni giorno all'alba con l'intenzione di rimanere a sonnecchiare a letto ma in ascolto di una trasmissione scoperta casualmente nella ricerca tra i canali: il "Bollettino del mare". 
Sì, avete capito bene. Proprio il bollettino del mare.
Per un anno circa, mi sono scientemente svegliata alle 5.45 per farmi cullare, nel tepore delle coperte, dalla voce atona e professionale di un annunciatore della radio Rai degli anni settanta! Ascoltavo il bollettino dalla mia radio-sveglia poggiata sul cuscino, immaginando mezza addormentata un vero capitano con barba, cappello e timone che, ritto sulla tolda della nave, leggeva agli ascoltatori misteriose informazioni : "Libeccio. Maestrale. Forza 8. Stretto di Sicilia. 10 nodi. Mar Libico..".  
E tra sogno e realtà, capendo e non capendo, aspettavo che qualcuno si svegliasse e mi preparasse la colazione... 

Il 6 ottobre di novant'anni fa nasceva la radio pubblica e io festeggio così, sull'onda di un minuscolo ricordo privato. Mai avrei potuto immaginare, mentre smanettavo sulla manopolina, che un giorno sarei finita "dentro" la radio.

Avete ricordi radiofonici da postarmi su FB o qui?
E se tra voi c'è qualche ascoltatore di Radio3, due dediche da parte mia: biscotti e  (cliccaci!) veramente speciali. Auguri!  



(In onda)







lunedì 29 settembre 2014

Elogio delle dimissioni

Tornando a casa -
Nella profonda quiete
polvere sulla scrivania
(Santoka 1882-1940)


Dopo l'elogio dell'inchino e quello che ho dedicato alla gentilezza, oggi mi cimenterei nell'elogio delle dimissioni.

La questione dell'ex magistrato De Magistris (notizia qui), che in questi giorni sembra non credere più nella Giustizia, mi ha fatto malinconicamente ripensare a un blob unico di decine di facce di persone abbarbicate al loro ruolo mentre tutto - i fatti accorsi, le azioni di loro stessi o di altri ad essi vicini - contribuisce a svuotarli della loro immagine istituzionale, politica, pubblica. 
Così, con l'aiuto di Santoka, elogio le dimissioni, ricordando quei pochi altri, tipo quel ministro X danese che per avere acquistato un gelato con i soldi del partito si è sciolto scomparendo per la vergogna o quel dirigente giapponese Y che riconsidera Mishima, o quell'anonimo dirigente locale Z che ha mollato la poltrona, pur accusato ingiustamente, così, solo aspettando che "la magistratura faccia il suo lavoro".  

"Tornando a casa" dice Santoka. Com'on! Oh baby don't you want to go gli risponde questa mitica canzone.


(Clicca QUI per questa "serenata" con un organico di un certo rispetto)








venerdì 26 settembre 2014

La felicità

Cielo d'autunno
quaggiù
San To Ka è felice con te
(Santoka 1882-1940)


La ricerca della felicità è diventata un business miliardario (vedi articolo e cifre QUI).
A proposito di felicità, avete notato l'incremento del numero di intellettuali, alcuni fino a questo momento stimabilissimi, che ora preferiscono surfare sull'onda della manualistica dei sentimenti?
Chi ti insegna ad amare (e ad esser felice), chi ad essere padre, chi madre, chi fratello, chi sorella. Felici.
Chi ti spiega, sornione, tutto sul tradimento e sul perdono. Sempre con lo stesso obiettivo: essere felice. 
Chi, dopo avere avuto una degna carriera accademica, si lancia in consigli sussurrati - sì, sì proprio a te - di strategia amorosa. 
Autori patinati e rassicuranti, stirati di fresco, che spesso prediligono il pubblico femminile al quale si rivolgono ammiccanti come per una seratina a lume di candela con finale, felicemente, a sorpresa. 
Dal retro del volume occhieggia sempre lui, l'autore, immortalato in foto con i soliti pollice, medio e indice in modalità "reggo testa pensosa", e che ci consiglia, banalmente inesorabile, di "metterci in ascolto" di noi stessi.

Evviva lo stropicciato e pulcioso San To Ka che con Kafka, Munro, Roth (e altri) non vogliono indicarci nessuna strada da percorrere e non hanno risposte da darci.



(Natale 1972)




La storia di San To Ka e il significato del nome del monaco zen che mi rende felice? QUI!














giovedì 25 settembre 2014

Miaoooo

Dal buio
salta nel buio -
l'amore dei gatti
(Issa 1763-1828)


Vorrei chiedere al fisico teorico più alla moda, l'americano di origine giapponese Michio Kaku - già dal nome un po' micesco! -  insigne studioso della teoria delle stringhe che, un paio di giorni fa, ha rilasciato un'intervista sulle nostre potenzialità cognitive (vi dico solo che avremo internet nelle lenti a contatto, leggi qui), ecco vorrei chiedergli: 
"Dottor Michio, i gattini resisteranno come moda-web... all'infinito?" 
A giudicare dal fatto che google sta allestendo qualcosa che mappi i gatti nel mondo, e che Michio non credo legga il DAILYHAIKU per potermi rispondere, azzarderei un sì. 
Ma è il perchè di tanta attenzione nei secoli che rimane un mistero. Il mistero. 
Senza scomodare fisici, etnoantropologi, streghe e maligno, anche noi, più modestamente, sappiamo che il gatto affascina. Da quello nelle tombe dei faraoni al micio in foto su FB, musicale (Cat Power o Cat Stevens), o letterario (Sōseki, Murakami, Kipling, Poe...), non esiste forma animale con più appeal e, quindi, con più likes

Se io ne subisco il fascino? 
Direi che i maneki neko (qui) sparsi nei negozi e ristoranti di tutto il mondo, che salutano imperterriti - e all'infinito - vicino alla cassa, sono i miei preferiti.
Miaooo...





mercoledì 24 settembre 2014

Carbone che brucia

Carbone che brucia:
anche gli anni
passano così
(Issa 1763-1827)

"Da uno studio fatto all' OCSE emerge che le riforme che hanno successo sono legate alla creazione del consenso." dice il Ministro Padoan nell'intervista di oggi che vi linko qui..
Ma i dirigenti del PD che in TV parlano sempre male del PD? Cosa vogliono comunicarci?  Non rimpiangendo nè l'immobilismo, nè la mancanza di dialogo all'interno di un partito, mi chiedo: le frasi a mezza bocca, le allusioni, le battute, questi rosicamenti, questi twitter compulsivi e pungenti tra loro e su di loro, a chi giovano?
Qui passa il tempo. Finiscono le trasmissioni.
E "anche gli anni passano così". 


(Diretta TV)



martedì 23 settembre 2014

Piccola buona notizia

Ah! Se tutti i giorni
mi sentissi così bene 
come dopo il bagno!
(Ryōkan 1758-1831)


I nostri poeti in cammino, primi cantori dei "nonluoghi", avrebbero sicuramente apprezzato l'iniziativa del gruppo Ferrovie Italiane che sta cedendo, gratuitamente, stazioni in disuso a chi le riqualifichi, restauri e progetti per esse attività socio-culturali (notizia QUI e QUI).
La notizia avrebbe fatto felici Issa, Santoka, Bashō e tutti i monaci zen che giravano su e giù per il Giappone (vedi le loro storie sul blog). Quanti haiku dedicati alle piccole soste, agli incontri casuali, alla solitudine di chi viaggia, al piacere di un po' di riposo o di un "bagno" caldo nelle stazioni termali giapponesi, annotati anche da Santoka o da Ryōkan! 

Piccola, ma buona notizia.

(Matera. Che dirvi? A me questo vecchio ponte ferroviario sul nulla...non mi dispiace affatto!)




A proposito di bagno, mi scopro avere dedicato a questo sacro luogo ben due post. Uno sulle terme giapponesi, gli onsen, con uno haiku di Santoka divertentissimo QUI , e il secondo sul "Saggio sul luogo tranquillo" di Peter Handke, che ancora vi consiglio, QUI