mercoledì 30 gennaio 2019

Oracoli casalinghi


l fumo del tè
e il salice
fremono insiem
(Issa 1763-1827)

Ogni tanto torno agli haiku come fossero una pausa, la sigaretta a fine turno o la merenda al rifugio dopo la salita. A proposito di merende e di tè, amo le tazze vecchie, possibilmente scompagnate. Non ho la forza del filo d'oro che lega tra loro i cocci, l'arte giappponese del kintsugi, quella filosofia del restauro delle piccole cose e quindi della vita. Le preferisco così come sono, ingiallite sul fondo da anni di onorato servizio, sbeccate, crepate, abbinate al piattino a casaccio. Recuperate in una vecchia credenza, scovate al mercatino o a casa di mamma. Vinte coi punti del supermercato o ming, non cambia. Ogni mattina, apparecchiando per la colazione scopro nuove possibilità. Sono i miei i-ching.


(Libro dei Mutamenti)



lunedì 28 gennaio 2019

Serotonina


Non capisco dove si combatte
mi giro ma è buio ovunque
senti i colpi, senti gli spari
ma non riesci a capire
da che parte vengono.
Forse sono circondato
e devo solo girare
su me stesso come a mosca cieca,
poi partire all'attacco
a casaccio in una direzione
per sfondare il fronte nemico
e cadere trafitto dai colpi.
(da "Cieli celesti" di Claudio Damiani, Fazi Editore)



Questa poesia di mira e spari mi riporta a "Serotonina" di Houellebecq o forse è la suggestione del romanzo a non abbandonarmi da qualche giorno, una sensazione di grigio a lento rilascio che ritrovo ovunque, dove mi muova o guardi da quando ho finito di leggerlo. L'autore lo seguo da anni, è uno di quelli che aspetto, di cui ho imparato a prevedere storture e smargiassate ma il suo dare voce ai pensieri infimi non mi disturba affatto, la considero una prova a cui sottopone il lettore, la nostra sfida. Parla di quello che siamo attraverso la trascrizione dell'indicibile, anche l'abbonamento a Sky patrimonio dell'umanità e le sordide elucubrazioni su sesso e decadimento fisico femminile, sono parte della sua cifra narrativa. L'impotenza maschile e i lubrificanti ovvero il sesso in tutte le sue forme esibite o le private depravazioni - non siamo forse vessati dal sesso? la società occidentale non è diventata anche arbitro della nostra efficienza sessuale, non veniamo misurati ogni minuto? - sono elementi della sua poetica. 
Il protagonista, un quadro aziendale, vive in questo ecosistema, le regole le conosce, sono anche le sue. Solo che è depresso. A un certo punto proverà a sparare, ad attendere qualcuno per giorni cercando la mira giusta per prenderlo. Cosa succede prima o dopo in questo romanzo non lo dico, chi vuole leggerà questo carotaggio letterario di un'epoca liquida, viscida, e soprattutto depressa. Non svelerò l'ultima parte del libro, dove il povero cristo protagonista, mostruosamente, parla anche a me.


domenica 27 gennaio 2019

Giornata della Memoria



Mani che ti hanno accarezzato sopra la testa
mani di preti di zie di ortolani
mano del compagno di scuola
che scriveva in inchiostro verde
mani di Berta asciugate dal vento
se appendeva il bucato sopra i fili
larghe mani polacche
che spaccavano la legna nell’Arbeit Lager
mani e dita affusolate
degli amici indiani
mano scarnita
che prendi la penna per firmare
mano che arriva la sera
accarezzi la gatta più nera.
("Mani" di Luciano Erba)

I testimoni della Shoah, coloro che hanno conosciuto deportazione e lager, sono quasi tutti morti. Per ricordare quell'eccidio pensato, quello sterminio così ben organizzato, ci restano i documentari in bianco e nero, le scolaresche in visita ai campi e sopra ogni cosa quel museo diffuso, capolavoro storiografico ed emotivo, delle piccole pietre tombali sui marciapiedi.
Il nostro compito, la nostra resistenza quotidiana è continuare a cercare le nostre mani in quelle degli altri.

(in preghiera)

giovedì 24 gennaio 2019

Lettura, lettori eccetera


Mescola e rimescola le regole
del nostro luminoso futuro
il consulente inglese.

"Dobbiamo essere smart

conoscere la metrica dei consumi
e amare il nostro cliente".

Non riesce a dire l'enigma lettore

ma solo "nella mia vita di prima
anch'io leggevo libri da lettore
proprio come voi, ma poi...
seamless" dice sottovoce

regola la nostra fiducia e ripete

"seamless"... vivere senza cuciture
come un'anima pulita"
dice senza sapere cosa dice.
(da "Tormenti della cattività" di Antonio Riccardi)


Intorno a me gli scaffali delle librerie scoppiano di libri che nessuno legge, neanche il giornale si diceva una volta, "quello non legge neanche il giornale", adesso se lo compri o fai parte di un elite o sei un ottuagenario. Nel mondo in cui sappiamo tutto senza sapere molto, in cui si capisce "a pelle", si conta "a occhio" e si parla "a cazzo", nel mondo smart  che ama il cliente e dove la complessità è out, nel mondo in foto dai colori saturi, senza sfumature come le parole che si usano per definirlo, i cosiddetti “lettori forti”, cioè quelli che leggono almeno 12 libri l’anno, non sono aumentati, restano sempre il 14 per cento (QUI).
Che il numero non sia diminuito la prendo come una buona notizia. Stasera mi ubriaco.


(autobiografia)


  






mercoledì 23 gennaio 2019

La perfezione di Banfi



Primavera-
un uovo bianco e l'ombra
d'un uovo bianco.
(Tomizawa Kakio 1902-1962)


A un simbolo si chiede di essere perfetto. Prendiamo l'uovo. Per gli Assiri era l'uovo cosmico, pende in forma di allegoria al centro della Pala di Brera di Piero della Francesca, nell'haiku che ho trascritto l'uovo è colore senza tinta, è pura luce.
Oggi abbiamo Lino Banfi, vecchio attore di film un po' guardoni. Con il suo nostalgico passato di cabarettista, con quel sano buon senso da uomo comune, da uomo della strada, quello che fa le corna e la battuta, è il nostro simbolo all'Unesco. Perfetto. 
La perfezione di un uovo, la perfezione di un haiku e la perfezione di Banfi, il nostro rappresentante perfetto nella commissione italiana per l'Unesco.


(sguardo zen)










martedì 22 gennaio 2019

Nodi di luce



Se non dovessi tornare,
sappiate che non sono mai
partito.
Il mio viaggiare
È stato tutto un restare
qua, dove non fui mai.
 ("Biglietto lasciato prima di non andar via" di Giorgio Caproni, Garzanti, 1982)


Molti scrivono poesie, è il grande fraintendimento, e pochi le leggono, è la triste verità. 
l poeti, quelli veri, puntellano le parole, con i tondini di ferro della metrica ingabbiano i versi, alzano contrafforti, i pesi e contrappesi grammaticali riescono a diventare musica da leggere e da cantare, i poeti fanno, fabbricano un equilibrio profondo e solido anche nel verso libero, un' impalcatura trasparente di suoni e significati.  
"Il poeta è un artigiano, un vasaio" disse una volta Caproni a una conferenza sulla poesia 
"Il poeta è un minatore, è colui che riesce a calarsi più a fondo (...) attingere a quei nodi di luce che sotto gli strati superficiali, diversissimi tra individuo e individuo, sono comuni a tutti"

Il mio viaggiare
È stato tutto un restare

In Gennaio, il mese che l'ha visto nascere e anche morire, cade il ricordo di Giorgio Caproni, colui che si inabissa per riportare su quei nodi di luce che illuminavano la sua esistenza e, ancora oggi, quella del lettore. Il poeta facile, comprensibile come può esserlo una casa, un vaso, una partenza o un ritorno. Che però sono tutte cose difficili da esprimere.  












   



venerdì 18 gennaio 2019

Pagella


Davanti alla dismisura delle cose cerco di provvedere
scendo nel loro baratro. Ogni volta riemergo
con il metro, il compasso, la mente piena di cifre.
Mi struggo per la geometria, mi ostino inutilmente
a calcolare l'area del cubo, del parallelepipedo,
del prisma, nomi di un'aria di cristallo priva di veleno.
È un sogno infantile di teorema,
un innesto di mondo su un segmento di radice.
Se la osservi rimanda a un'equazione, al suo quadrato,
con l'ala dei numeri che svetta su ciò che è smisurato.
("Geometrie" di Antonella Anedda)

Il bambino naufrago ritrovato con la pagella cucita nei pantaloni. 
Sarebbe bello dedicare alla sua memoria un'ora di lezione in classe. Qualche parola del maestro, una cartina geografica da guardare e su cui capire la distanza tra qui e il Mali, un minuto di laico raccoglimento. Potremmo sentirci più vicini, impareremmo a misurarci con la dismisura delle cose


(Rip)