Come se il mare si dovesse aprire
mostrando un altro mare -
e quello - un altro - e i tre
non fossero che annuncio -
di epoche di mari -
non raggiunti da rive -
mari che sono rive di se stessi -
l'eternità - è così -
(Emily Dickinson, 695, trd. Silvia Bre)
Non è che non voglia uscire, esco eccome, vado in redazione, faccio la spesa, e non è giusto neanche dire che ho paura. O che sia pigra. O depressa. È un altro sentimento quello che mi pervade, qualcosa che sta tra il timore e l'annichilimento. È nuovo, non ha a che fare con la salute.
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(Lungo la strada) |
Credo che l'ora più lunga di tutte
sia quando sono arrivate le vetture -
e stiamo aspettando la carrozza -
sembra come se il tempo
indignato - che la gioia sia giunta -
blocchi le lancette dorate -
e non lasci passare i secondi -
ma lentissimo gli istanti - finisca -
Il pendolo comincia a contare -
ad alta voce - come tanti scolaretti -
i passi si fanno più fitti -
nell'anticamera -
il cuore comincia a affollarsi -
Poi io - compiuta la mia opera timida -
anche se fu opera d'amore -
raccolgo il mio piccolo violino -
e mi sposto - più a settentrione.
(Emily Dickinson, 635, trd. Massimo Bacigalupo)
Una domenica da vivere ancora nella terra di mezzo, in quel limbo di ore tra fase uno e fase due. Che giorni stiamo vivendo! E le notti poi, i sogni nuovi e gommosi, carichi di simboli da decifrare al mattino. Mentre scrivo le campane contano le ore che mancano a questa nostra cauta ripresa e un merlo insiste. Fuori è così bello.
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(Casa) |
Il sempre - è fatto di adessi
non è un tempo differente -
tranne per l'infinità -
e l'ampiezza della casa -
Da questo - che qui provi -
sposta le date - a quelli -
i mesi si dissolvono in altri mesi -
e gli anni - esalino in anni -
senza dibattito - o pausa -
o giorni festeggiati -
non diversi sarebbero gli anni nostri
dagli anni domini
(Emily Dickinson, 624, trd. Massimo Bacigalupo)
"Il sempre è fatto di adessi" dice, in eterno, la Dickinson mentre noi siamo passati, in un attimo, da una vita sana a una vita sanificata.
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(L'ampiezza della casa) |
In un giorno della vita
ho camminato con Giorgio
a capo scoperto nel cielo.
Giorgio era un compagno
Giorgio era il Partito,
maturo come un frutto,
Giorgio era la sua voce
inceppata e sicura,
i denti neri il tabacco nero
la sigaretta arrotolata
un desiderio di svegliare
il mondo coi suoi pensieri.
Ho udito Giorgio
ho visto Giorgio
alto come le case
nell’orizzonte del cielo.
Come un grande studente
usciva in fretta alle porte
a insegnare la strada
ai giovani compagni.
Compagna anche la morte,
diceva, il sangue è rosso.
A maggio lo portammo al cimitero.
Se potevamo camminare
e coprirlo di fiori e di bandiere
era perchè da morto c’indicava
la grande strada della primavera.
Lui che c’indicava
la grande strada della primavera.
("In memoria di Giorgio Curiel" di Alfonso Gatto)
Alfonso Gatto nell'amorosa dedica a Giorgio Curiel, eroe della Resistenza, capo del Fronte della gioventù per l'indipendenza nazionale per la libertà, Medaglia d'Oro.
In memoria di Alfonso Gatto, sulla tomba a Salerno, è inciso il commiato funebre dell'amico Eugenio Montale: "Ad Alfonso Gatto per cui vita e poesie furono un'unica testimonianza d'amore".
Insieme a tutti coloro che sentono questa data come un dono prezioso, celebro il 25 aprile. Custodirne la memoria significa imparare a scorgere la primavera.
Si è fermato un orologio -
non quello sulla mensola -
il ginevrino più perito
non può fare inchinare il,pupazzo -
che s'è appena fermato -
Stupore prese il gingillo!
Le cifre si rannicchiarono, dal dolore -
poi tremolando persero i decimali -
in un mezzogiorno senza gradi -
Non si mioverà per il dottore -
questo pendolo di neve -
il bottegaio lo importuna -
mentre un freddo - indifferente no -
accenna dalle lancette dorate -
accenna dai secondi magri -
decadi di arroganza separano
il quadrante vita -
da lui -
(Emily Dickinson, 287, trd. Massimo Bacigalupo)
Vorrei un buono che mi restituisca queste giornate di tempo rotto, un credito temporale per gli abbracci non dati.
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(Tempo fa) |