martedì 25 settembre 2018

La zampa dentata dell'acero


E la zampa dentata dell'acero
sguazza negli angoli tondi,
e con le ali delle farfalle
si possono decorare muri.

Esistono vive moschee,
e solo adesso ho capito:
siamo forse una Hagia Sophia
con occhi innumerevoli.
(da "Quasi leggera morte" di Osip Mandel'štam)

Mi devo proteggere, ho pensato svegliandomi dall'incubo, io sulla soglia della cantina di una casa, nel sogno casa mia, e che guardavo la catasta umana, corpi su corpi di naufraghi migranti, ancora impanati di sale e sabbia, avevo davanti una gamba, una mano, un vecchio mobile, tutti scarti. E la voce che non usciva.
Mi devo proteggere, ho pensato sentendo la radio le notizie, un decreto approvato all'unanimità, ancora negli occhi la mia tragedia-istallazione e il latte che si raffreddava, mi devo proteggere.
Lo faccio con i versi di un poeta che custodiva le sue poesie nel cuscino, nascondiglio domestico che salvò le sue parole lucenti come smalto dalla censura e dall'oblío.

e solo adesso ho capito:
siamo forse una Hagia Sophia
con occhi innumerevoli.






giovedì 20 settembre 2018

Il quotidiano lancinante


In questa cucina invasa dal vapore
non ho un viso e tantomeno un nome.
Svuoto le buste della spesa senza mettere ordine davvero.
Salgo su uno sgabello, prendo dallo scaffale più alto
un barattolo di sugo. Il gatto sale con me
si ferma su un gradino.
Guardiamo in basso insieme
per contemplare il nostro purgatorio:
resti da cucinare, immondizia, piatti da lavare
ma la luce che filtra dalle scale
basta per acquietare le nostre anime tremanti di animali.
("Te lucis ante" di Antonella Anedda)

Quando esce l'ultimo libro di poesie di un poeta amato sono euforica, posso aggiungere un altro tassello alla mia storia. Leggendo Antonella Anedda, il suo quotidiano lancinante diventa il mio, quelle buste della spesa, lo sgabello, i piatti da lavare, tutto mio. Metto in ordine me stessa immersa nella luce aneddiana, fosca e dorata, polverosa, che lentamente avvolge. 
Te lucis ante cantavano a sera i monaci benedettini affinché gli incubi non assediassero i loro corpi dormienti, Te lucis ante ripete Anedda sussurrandomi all'orecchio, come una mistica che sa della mia giornata.






mercoledì 12 settembre 2018

Primo giorno di scuola


Negli azzurri mattini 
le file svelte e nere 
dei collegiali. Chini 
su libri poi. Bandiere 
di nostalgia campestre 
gli alberi alle finestre.
("Scuola" di Sandro Penna)

Rimettendo a posto la libreria sono spuntati i miei manuali scolastici. Sono quelli lassù, messi in orizzontale sul ripiano meno accessibile, roba vecchia conservata per miei oscuri sentimentalismi, sostegno precario di libri venuti dopo. Hanno nomi gozzaniani, Guglielmino, il Villari e il Petronio, Castiglionimariotti detto tutto insieme, e sono squinternati, mezzi rotti, anche lo scotch si sbriciola e i loro autori sono tutti morti. In questa settimana di settembre, li ho tirati giù con l'intenzione di rileggerli anzi, alcune pagine, quelle intonse, quelle non scarabocchiate, finalmente, le leggerò per la prima volta, scolara vecchia al suo ennesimo primo giorno di scuola.


(Le addizioni)

giovedì 6 settembre 2018

Ku


Un mangiatore di cachi
che amava gli haiku
così bisognerà ricordarsi di me
(Shiki 18631-1902)

Se dovessi sintetizzare tutti questi anni di lavoro al Festival di Mantova per Fahrenheit in solo tre ricordi, tre come i tre ku di uno haiku, penserei subito alla chiacchiera seduti sugli scalini con Roberto Saviano prima del suo incubo, al saluto affettuoso, rubato con gli occhi, tra due giganti come John M. Coetzee e Toni Morrison nella hall di un albergo, e al grande poeta irlandese Seamus Heaney che, come un qualsiasi attempato turista, si rinfrancava dal caldo mantovano seduto insieme alla moglie a un tavolino di un bar prima del suo indimenticabile reading di poesie. 


(Ku-ore a Mantova)







martedì 4 settembre 2018

My favourite things


Ho del riso
dei libri
persino del tabacco
(Santōka1883-1940)

Il saggio e sobrio Santōka ci indica queste tre cosette necessarie per vivere, le sue tre cose preferite.
Mi asterrò dai consigli di cucina, per il vostro bene, e il tabacco, per quanto mi riguarda, lo sostituirei con il cioccolato fondente. Ma sui libri, almeno quelli che popolano la mia libreria, ho le idee più chiare.
Non amo i libri che... non mi parlano. E detesto i libri che mi tranquillizzano. Essere trasportata in mondi fantastici dove spazio e tempo sono opzionali, in mondi esotici con vecchi saggi dalla barba bianca che ti risolvono i problemi, non lo reggo. Diffido degli autori piacioni, dei fenomeni letterari, delle copie vendute, degli esordi imperdibili.
Le amiche geniali, i mondi spiegati ai miei figli, le saghe e i commissari mi allappano. I giornalisti-scrittori, i politici-scrittori, mi appallano.
Scovare letteratura nel mucchio, trovare quello che cerco in un grande festival letterario come quello di Mantova non è facile, è come riuscire ad acchiappare il coleottero più raro del pianeta. Un retino e la valigia è pronta.

(Caccia grossa)

lunedì 3 settembre 2018

Amici geniali


Fradicia stanga del pontile. Vi è legata triste una giumenta
che agita nel buio la criniera, resistendo al sonno.
Le chiavi di violino delle gondole dondolano, emettendo
silenzio ognuna per suo conto.
Quanto più il moro è fiducioso, tanto più nera è la carta
di parole.  E la mano, per raggiungere un collo troppo corta,
sgualcito dalle dita di Jago stringe al viso il merletto
d’un fazzoletto di pietra.
( da "Strofe veneziane" di Iosif Brodskij)


Ma qualcuno, fra giornalisti o addetti ai lavori invitati a Venezia per la famosa rassegna, ha per caso visto l'ultimo di Minervini? E potrebbe segnalarmi altri autori che come lui sono stati capaci di guardare dritto nelle nostre vite, dritto dove siamo? Non riesco a sentire le risposte, scusatemi. Nel cinema, come nella letteratura, nella politica, e quindi nelle vite di ognuno, vale solo il coro plaudente, semplificante, e corroborante, di amici geniali.


(Punto di vista al Lido)






giovedì 30 agosto 2018

Odori


Con una lanterna
appesa a un pino
lavo i panni
(Issa 1763-1827)

"E da lì si va al piano di sopra". Carte da parati che non ho scelto, lenzuola scompagnate, cassetti misteriosi. Una poltroncina di giunco quasi uguale alla mia. Sopra una mensola un libro di Fleur Jaeggy di cui leggo spudoratamente la dedica scritta a penna, ben calcata, innamorata, sulla prima pagina bianca, "Firenze 1990 - dalla mia libreria per te". A Francesco temo non sia piaciuto, la seconda parte dopo il segnalibro è intonsa. E l'odore della casa delle vacanze, quanto mi piace quel misto di umido e buio, tra muffa e bosco, che alligna dentro le stanze.


(Vita da ospite)