giovedì 18 gennaio 2018

Questa solitudine


Questa solitudine
verresti a condividerla?
Foglia di paulonia
(Bashō 1644-1694)



In Gran Bretagna si è appena inaugurato il Ministero della Solitudine.

Della paulonia, e delle sue foglie, so poco. 
Allora guardo su internet. Scorro le foto: il portamento maestoso, i fiori lilla e bianchi che sembrano vellutati e carnosi dentro la chioma, "profumatissimi", dice wikipedia. 
Il suo legno è fonoassorbente, perfetto per il koto, lo strumento a corde giapponese, ed è un ottimo isolante termico. E' usato, continua la paginetta, in ebanisteria; sono di paulonia i mobili che custodiscono i kimono e i geta, gli zoccoli tradizionali. 
Un legno musicale, robusto, flessibile, caldo, protettivo. E che sa di passi per casa.

Un ministero. Un haiku-albero come dichiarazione d'amore e progetto di vita.


(Nell'oscurità)


mercoledì 17 gennaio 2018

Mitù


Dormiva. Ps... ps... Cristo santo, senti
come cresce! ... Si avvia un lungo toccare.
Cresce e non può aspettare... Poi lenti
baci e tenaci... e baciare a baciare
incìta... a meglio amarti, non lo senti?
non puoi lasciarlo fuori... poi in un mare
di umori, di sogni solari o chiusi,
avviticchiati, agglutinati, fusi.
(da Medicamenta di Patriza Valduga)


Risultato della vicenda #metoo: ho capito che non mi piacciono le etichette.
Per farsi largo nella cortina di fumo che si è alzata, forse aiuta qualche verso della Valduga. 
E così, eccentricamente, preferisco leggere parole cesellate, soppesate e incastonate in versi che cantano sentimenti amorosi e sessuali.


(Un po' molestia)


Nota
Un consiglio di lettura, il pezzo della storica Anna Bravo che linko QUI.
  




martedì 16 gennaio 2018

Che razzate vai dicendo?


Ho mangiato
le prugne
ch'erano nella
ghiacciaia

e che
probabilmente
tu serbavi
per la colazione
(William Carlos Williams)


Carlos Williams riflette sul gesto minimo. Lo seziona, lo analizza, ne valuta le possibili conseguenze. Si è pappato quelle due prugne, il vecchio William, mannaggia, così in un boccone. Già ci pensava, mentre le tirava fuori dal frigo, che potevano servire alla crostata? E l'ha fatto lo stesso, possibile? O ci ha pensato dopo, lacrime di coccodrillo, e ci ha scritto su una delle sue poesie? E lei, come ci rimarrà? Come ci sarà rimasta? Avrà fatto lo stesso colazione?
C'è chi ci pensa alle cose che fa o a quello che dice, e chi se ne sbatte. E spesso sono questi ultimi a popolare le campagne elettorali.
"La razza bianca è da proteggere perché rischiamo l'estinzione" è stato detto anche questo da un politico.
Mentre il GR continuava, pensavo "Magari si estinguesse, magari", e butto giù l'ultimo sorso di cappuccino, cromaticamente, un mix perfetto.
Magari rischiassimo l'estinzione. A vantaggio di un meraviglioso mondo beige.


(Sfumature in viaggio)


lunedì 15 gennaio 2018

Etty Hillesum


Sulla via assolata, dentro al vecchio
tronco cavo che da lungo tempo
serve a bere e piano a sé rinnova
uno specchio d'acqua, la mia sete
calmo: l'acqua limpida e il suo flusso
prendo in me nel cavo della mano.
Bere è troppo, è un atto che tradisce,
mentre questo gesto in cui m'indugio
porta un'acqua chiara alla coscienza.

E così potrebbe riposarmi
se tu fossi qui, posare piano 
la mia mano sulla fresca curva
della spalla o al limite del seno.
(da Poesie di Rainer Maria Rilke)




Oggi 15 gennaio nasceva Etty Hillesum.
Tutta quella sete nei versi di Rilke, poeta a lei caro... Sete di esperienze, conoscenza. Sete di vita.
l'acqua limpida e il suo flusso 
prendo in me nel cavo della mano
Leggere i versi che Etty amava è una forma di preghiera.

(Il suo sguardo)


venerdì 12 gennaio 2018

Da Céline al Foro Italico


Nascono i bei pensieri sopra i ponti
e sempre ci si ferma sopra i ponti
per contenere quell’atomo di grazia
sospeso in equilibrio
tra gravità di sponde e cieca corsa d’acqua.
Ti darò appuntamento sopra un ponte,
in questa mezza terra di nessuno.
 ("Ponti" di Patrizia Cavalli)


La Roma dell'architettura fascista, quella che attraverso ogni giorno. 
Tutti quei grugni, identici l'uno all'altro sotto l'elmo, sbalzati nei rilievi di marmo che ornano l’entrata al ponte, mi sorprendono ogni volta. Davanti a me l'obelisco con la scritta DVX dove qualcuno si fa la foto ricordo: da star male ogni volta. E' la Roma littoria quella che fendo in motorino, sempre in cerca del mio atomo di grazia.
Attraverso il ponte per raggiungere la redazione. 
Potrebbe essere proprio questo il tema della nostra apertura? Un panorama urbano che celebra il ventennio, oggi, ma che significato assume? 
E la lettura di un grande del novecento come Céline - il suo editore francese Gallimard "sospende" la ripubblicazione degli scritti antisemiti - è, in qualche modo, legata a quello che vedo ogni giorno da sotto il casco? (QUI)
Come mai i razzismi, i leghismi, i saluti romani, i muri non ci sorprendono, non ci indignano?
Se si digita Céline, le prime occorrenze riguardano la pop star Celine Dion, forse bisogna rifletterci su.


(viaggio al termine della notte)



giovedì 11 gennaio 2018

Je suis


Il rosso, il giallo, l'azzurro
dei fiori lo ammetto sono belli.
ma se penso il colore,
il colore intatto e fisso,
non va la mente ai fiori, ma
al rosso del rubino e del corallo,
al giallo dell'oro o del topazio, 
all'azzurro di zaffiri o turchesi.
(Costantino Kavafis)



Sdegno collettivo.
Auspico un contro-movimento costituito dagli osservatori delle sfumature. 


(gregge)






   


mercoledì 10 gennaio 2018

Le parole che capitano


Il mio cavallo cammina
per la pianura d'estate.
Io in una pittura.
(Bashō 1644-1694) 


Capita. Certe parole ci vengono in visita dal passato. 

Mi trovavo in quella seccante situazione che conosciamo tutti: sulla sedia del dentista. Immobile, piedi formicolanti, lingua secca prosciugata da quella specie di uncino aspirante, con un orecchio improvvisamente da grattare su cui premeva quell'aggeggio che consente di tenere la bocca ben aperta. Riflessa in un segmento metallico della lampada accecante, che pietosamente ogni tanto mi abbassano dagli occhi sbarrati, penso "Ma guarda che caspita di mordacchia mi hanno messo!" 
'Mordacchia' è una parola che usava mio padre. "Ti metto la mordacchia!" mi diceva quando rompevo, quando parlavo troppo con quel tono petulante che lui imitava facendomi il verso. Fu così che, pur vivendo in un appartamento e non in una fattoria, imparai il significato di "mordacchia"
Amo il suo suono dispettoso che scherza con "racchia" e con "morso". Una parola che ieri pomeriggio, dal dentista, improvvisamente, mi ha accarezzato.
Capita. Certe parole, all'improvviso e chissà perché, ci vengono in visita dal passato.

(cura canalare)