mercoledì 21 ottobre 2020

Enzo Mari con Lea Vergine


Con non altri che te 
è il colloquio. 

Non lunga tra due golfi di clamore 
va, tutta case, la via; 
ma l'apre d'un tratto uno squarcio 
ove irrompono sparuti monelli e forse il sole a primavera. 
Adesso dentro lei par sempre sera. 
Oltre anche piú s'abbuia, 
è cenere e fumo la via. 
Ma i volti i volti non so dire: 
ombra piú ombra di fatica e d'ira. 
A quella pena irride 
uno scatto di tacchi adolescenti, 
l'improvviso sgolarsi d'un duetto 
d'opera a un occorso capannello. 

E qui t'aspetto. 
(Vittorio Sereni, Via Scarlatti, da "Gli strumenti umani") 

Di una strada e di un amore. Trascrivo in memoria di Enzo Mari e Lea Vergine la poesia con cui si apre una delle più grandi, sconcertanti, raccolte poetiche del novecento dove l'umile e aristocratico si confondono in un unico sentire poetico. Qui la fatica, l'impotenza si riverberano nell' "essere" umano. E celebro, attraverso la notizia della loro scomparsa, quel sentimento nascosto e vergognoso, il mio, d'invidia. Per essersi aspettati e potersene andare insieme, sulla stessa strada e nelle stesse ore.

lunedì 12 ottobre 2020

Nobel alla poesia


Vedo che con te è come con le betulle: 
non mi è concesso parlarti alla maniera personale. 
Molto c’è stato fra noi. 
O fu sempre solo da una parte? 
Sono in torto, in torto, ti ho chiesto di essere umano: 
non sono più bisognosa di altri. 
Ma l’assenza di ogni sentimento, 
della minima cura per me… 
tanto vale che continui a rivolgermi alle betulle, 
come nella mia vita precedente: 
facciano pure il peggio, 
mi seppelliscano con i romantici, 
le foglie gialle a punta cadano e mi coprano. 
(Louise Glück da L’iris selvatico, trd. Massimo Bacigalupo) 




Non conoscevo ancora Louise Glück quando ho scattato questa foto domenica pomeriggio, poco prima del crepuscolo di un giorno d'autunno, la villa pubblica, i bambini che giocano rincorrendosi, un cane che abbaia ai pappagalli in picchiata. È anche questa la bellezza della vita, vedere meglio alcune cose quando qualcuno te le fa notare. Nonostante tutto. E adesso, che le foglie gialle a punta facciano quello che vogliono...


(vite)



                                                                    

mercoledì 7 ottobre 2020

Su briciole e conoscenza

C'era un tempietto diroccato. Un basso cancello in ferro. C'erano briciole di dolci a terra. Dentro la macchina mia moglie si è svegliata e ha chiamato. I bambini sono corsi da lei ridendo, le mani ancora bagnate dell'acqua del fiume.

(Tanikawa Shuntaro in "Poeti giapponesi" Einaudi)

Leggo, meglio, sbocconcello come farei con un dolcetto, un'antologia poetica da poco pubblicata e curata da Maria Teresa Orsi e Alessandro Clementi degli Albizzi. E' un libro che mi accompagna nelle settimane, come se i versi raccolti, e anche le brevi biografie, aspettassero il tempo loro.  

Con quest'immagine di un poeta famoso nel Giappone contemporaneo, il tempietto diroccato, il cancello di ferro, torno con la mente a qualche mese fa, a una mostra su Lucian Freud e Francis Bacon allestita a Roma al Tempietto di Bramante. Dei quadri lì raccolti ricordo poco, gli occhi di un autoritratto, la tavolozza rugginosa di una vecchiaia oscena e accatastata. Su tutto porto con me il dipinto in una sala di passaggio dedicata alla Scuola di Londra, il quadro di un pittore che non conoscevo, Michael Andrews, minore rispetto ai due giganti. Raffigura un padre che insegna a nuotare alla figlia. Nel mio ricordo la mostra è diventata "quel" dipinto, la raffigurazione di quel momento con tutta la sua magia, un attimo che continua a riverberarsi nel tempo, che rimbalza addirittura su questi versi di un poeta ancora da leggere. L'acqua del fiume sulle mani, la gioia di vivere. Briciole di dolci a terra.

                                     

(Michael Andrews "Melanie and me swimming" 1979)                                                        






     




lunedì 5 ottobre 2020

Eccomi.
Dove il blu del mare
è infinito
(Santoka 1882-1940)

Ripenso all'odissea della nave Alan Kurdi, alla sfilata di alcuni politici, alle frasi urlate, brandite come clave, virgolettate e mandate in onda. In onda. Il mare. Ripenso al mare. Ecco. Che prima di ogni commento si ripeta ad alta voce chi era Alan Kurdi, facciano così, facciano questa premessa prima di ogni dichiarazione, prima di qualsiasi tweet: Alan Kurdi, ritovato cadavere sulla spiaggia il 2 settembre 2015, qualcuno ricorderà quella fotografia, un piccolo di tre anni, la maglietta rossa sul blu del mare... Che ricordi la sua famiglia che aveva provato a scappare da Kobane, i vari tentativi nella speranza di raggiungere un'isola greca o una città qualsiasi, magari in Canada. E la vita normale cui aspiravano e che non hanno mai raggiunto...
Alan, insieme al fratello Galib e la madre Rehana, furono trasportati di nuovo a Kobane e lì sepolti.
                                                                    (mare e saracinesca)

mercoledì 30 settembre 2020

Ti conosco mascherina


Ci piace stare in fila al semaforo
al crepuscolo, imboccata la solita
corsia: si formano per noi, solo
un attimo, il panificio e la copisteria,
il cono gigante del gelataio,
l'arredabagni, l'edicola. Tamburelliamo
sul volante con orgoglio, ostentando
sullo specchietto un angolo d'occhio
disteso, amico, che fissa di nuovo,
ogni sera, con puntine arrugginite,
lo scenario delle cose familiari
e la pietosa quotidiana alleanza
tra noi e loro, rispettata con onore
e senza strette di mani.

Ci piace meno ripartire, al verde:
il quartiere si perde nel buio
dei lampioni, e fingerla ancora,
domani, la vita,
inizia a sembrarci quasi un lavoro.
(Francesco Targhetta da "I fiaschi" ed. Le Lettere)



La malinconia del traffico all'imbrunire, coi negozi che scivolano via nello scenario familiare e sempre uguale.
La malinconia delle mascherine "alternative" che incontro durante la mia giornata, tentativo di rendere simpatico, e originale, il dovere di indossarle.

Quanto vorrei liberare l'amica che la porta di tessuto, una donna impegnata, credo sia batik. Batik africano lavabile, aggiunge, immagino, sorridendo. Avrà ragione lei, non si creano rifiuti inutili... Allora quella ornata di strass, addirittura. La nera o la vezzosa coi fiorellini, che tristezza... E vorrei avvisarlo il vicino che respira rassicurato da motti patriottici sul muso, potergli dire che orrore quel tricolore con gli elastici dietro le orecchie, implicita dichiarazione di arrendevolezza o di aggressività a seconda del momento, poter dire a tutti che la chirurgica mi sembra più seria, più sobria, più giusta per la fatica che facciamo. Ma non importa. Mi tengo i miei pensieri da mascherina e vado avanti senza strette di mani.

(Viso nel traffico)