giovedì 12 maggio 2022

La dolcezza di un haiku

Dora quattrozampe

quando dorme galoppa

sognando di volare



Cos’è questo libro, un diario, un’antologia di incontri, viaggi fatti e libri letti oppure una dichiarazione damore lunga duecento pagine, cosa è mai? E chi è quella donna disegnata sulla copertina, che fluttua con gli occhi chiusi sulla campitura verde,concentrata in una mossa di tai chi - antica arte del combattimento portatrice di forza e remissione, di bellezza e concentrazione - e soprattutto, vuole forse dirci qualcosa

Mentre la lieve figurina immaginata dall’artista Cathy Josefowitz continua a volteggiare intenta nei suoi movimenti, io procedo nella lettura di Una vita dolce, capitolo dopo capitolo

Beppe Sebaste, scrittore divagante, scrive da sempre libri fatti incontri e di altri libri, immaginate quindi quest’ultimo indefinibile romanzo come fosse un faldone di appunti che il suo autore sta riordinandoSi tratta di notazioni raccolte nell’arco di un’esistenza, sono i nomi di vecchi amici, le canzoni che tornano su da recessi lontani, le case, le rive del Gange del mare di OstiaE scome per l’autore ognuno di noi è fatto dei luoghi che abitadelle persone incontrate e di tutte, tutte, tutte le parole dette e letteallora questo libro ci sta parlando e quel verde della copertina, un nulla liquido e colorato, inizia a riguardarci

Mentre Sebaste continua nelle sue divagazioni riposizionando nella memoria eventi e date e accompagnandoci alla scoperta di un pittore o di un Oriente magico, questopresente viene ricomposto per il lettore da S., osservatrice silenziosa e grandeprotagonista di tutta la storia

S. che amava ballare, ogni tanto lo fanno ancorainsieme, sorridere. Come il compagno ama la letteratura e la poesia - per anni ha lavorato per le pagine culturali di un quotidiano  anche gli haikui brevissimi componimenti giapponesi di tre versi dove poche parole precise, quelletrovano il loro posto nel nulla del foglio bianco.  

Una delle tecniche che applica per resistere all’Alzheimer che prematuramente l’ha aggredita è appunto comporne. Sebaste veglia su questi versi, li accudisce inventando risposte in versi con un amorevole gioco di rimandi. 

 

Dora quattrozampe

quando dorme galoppa

sognando di volare

 

Guardare le parole che se ne vanno, acchiapparle e fissarle sul quaderno. Tre movimenti come tre sono i versi di uno haiku giapponese.

“E’ bello, come sempre le sue poesie. Le scrive da quando non scrive più. Lentamente, con fatica da orafo, o da antico orologiaio. Una sola parola le richiede molto impegno. E ancora una volta mi ci specchio, con un sorriso.

Se le arti marziali insegnano a cambiare di posto continuamente, a usare movimenti che contengano vuoto e pieno adattandosi a quelli altrui, a seguire la morbidezza di un gesto, la sua rotondità, la minuscola gabbia formale di uno haiku costringe le parole in una forma nuova, proprio quella che cercavamo. E le protegge dal vuoto di senso, illuminando ogni loro più recondito significato.  

Eccoci. Siamo dentro al dolore, ma in queste pagine c’è spazio solo per la luce, la gioia e la morbidezza. 

Torno a quel niente verde della copertina, dentro quell’altrove, quel non essere quiche ci sfida, e ci accoglie, con la medesima forza. Bisognerebbe saper rispondere a ciò che la vita ci pone davanti, provando a sorridere come Sebaste quando si specchia in S. che, a sua volta, sorride. Non è facile.

Qualche anno fa li ho visti, l’occasione era un incontro poetico organizzato all’Orto Botanico di Roma, avrei ascoltato qualcosa di bello magari sotto quella minuscola e maestosa foresta di bambù che verdeggia nel centro, quindi ho preso il motorino ho raggiunto quel manipolo di poeti a raccolta, il sole fresco di una primavera qualsiasifiltrava tra noi. S.sotto lo sguardo trepidante di Beppe, lesse qualcuno dei suoi haiku con la forza dolce e vigorosa dei germogli

Quel momento lontano, sperso nella mia memoria, adesso lmetto a fuoco capendolo meglio. Ha finalmente trovato il suo posto pieno di luce dentro di me

E’ un libro saggio, sono rari i libri così, sono regali. L’esercizio che suggerisceilluminando una coniugalità fuori dagli schemi, dove la dolcezza non è zuccherosa le amarezze non appaiono come sterili rivendicazioniè quello di provare a rimettere a posto le cose.

“Ho paura, per lei e per me. Che la notte cancelli o nasconda anche solo in parte la luce tenera e forte che ha fatto innamorare di S. chiunque l’abbia incontrata nel corso della sua malattia. Riusciremo a tenerla accesa, a colorarla? Se lei scompare, sono io che non vedo. Se divento invisibile, sono ancora io a essere cieco. Se lei diventa cieca, sono sempre io a non vedere”

Ed è così che in questo romanzo dolce e saggio, metafisica, cosmogonia, condizione umana diventano cose a portata di mano. O meglio, di carezza. 




  

martedì 3 maggio 2022

Pace, glicini e rottami


Stanchezza -
entrando nella locanda
i glicini

(Bashō 1684-1694)


Pace. La sensazione di benessere di Bashō dopo tanto camminare che sia anche la nostra, dopo troppo tempo e sangue solo quiete, ombra, frescura. Ah. Dimenticavo, quello che vedo nell’haiku è un locale dove nessuno usa, chiede o offre armi.

Una ragazza che si chiama Greta Thunberg ha chiamato a raccolta milioni di persone in nome dell’ecologia. Noi occidentali, vecchi rottami del novecento, continuiamo a dividerci in nome della pace. Sarebbe stata bellissima una manifestazione globale, guidata dai capi di stato, saremmo tornati ragazzi, avremmo toccato il futuro, sentito il profumo dei glicini. 



venerdì 29 aprile 2022

Ivano Ferrari

E’ fuggito un toro nero
erra sul cavalcavia
impaurendo il traffico,
lo rincorriamo
impugnando coltelli
bastoni elettrici e birre
corre si ferma torna
arrivano i carabinieri coi mitra,
ora è steso su un velo d’erba
e sussurra qualcosa alle mosche.
(Ivano Ferrari)

Mi dispiace molto di Ivano Ferrari, il poeta del dolore e della morte.
Sono stati la sua poetica, dolore e morte, la sua vita. 
La vita. Con Ferrari la poesia partecipa del suo mistero e della sua oscenità, e leggerlo una volta, anche una sola, significa non dimenticarlo più. 
Lo ricordo come dentro una foto, magari di quelle scattate da Giovanni Giovannetti, a Mantova nel casino di un festival. Sotto un sole bollente, in mezzo agli altri ma nascosto, in secondo piano, mi sorrideva. Oggi lo piango. Ma pensare che lui la strada la conosceva bene è la consolazione triste offerta al lettore dalla sua scrittura. Lo sentivo vicino, Ivano Ferrari, senza frequentarlo lo “sentivo” .
RIP poeta tenero e spietato, laconico e sarcastico. 

                                                        E il sole non fa più rumore.

lunedì 25 aprile 2022

25 aprile

Spuntano i germogli
al tronco d'un grande albero
poggio l'orecchio
(Hosai 1885-1927)


Quando ascolto le testimonianze dei partigiani quei vecchi corpi diventano legno vigoroso, si coprono di foglie verdi, le braccia rami fronzuti sotto cui ripararmi.

                                                                           (Partigiano)



venerdì 22 aprile 2022

Quiete
in veranda
forbici e peonie

(Sōseki 1867-1916)


Cerco questo in giro. Da sotto il casco, cerco la quiete altrui per farla mia. Al semaforo tiro su lo sguardo verso un terrazzino curato, la fila dei vasi fioriti, l’incannucciata di foglie, il tavolino. Mi si attacca un pezzetto di quiete addosso in questa Roma spettinata da un vento afoso, e un altro ancora, magari alla prossima sosta dopo il viadotto, risalendo la collina di palazzine. Le cerco anche camminando le terrazze quiete, pensando ad altro mi scopro nella mia investigazione segreta. Che qualcuno si affacci e incroci il mio sguardo. Il sorriso di chi non conosco vale una peonia.




sabato 16 aprile 2022

Buona Pasqua


Frescura -
Tra qui e la campana
i rintocchi
(Yosa Buson 1715-1783)

È una Pasqua diversa, ammaccata. Come noi che la festeggiamo, siamo ammaccati. Domani ci sarà il pranzo, e qualcosa ci riporterà indietro ad altre pasque, ad altri anni, come fosse un “din” di campana, il profumo di arancio candito, e “don”, il vassoio tirato fuori per l’occasione... Ci aggrappiamo ai pezzetti di cioccolato per farlo bello quel momento che durerà un rintocco, per provare a godere della vita che ci è capitata tra le mani. Per capirla la nostra fortuna. Per ascoltarla. 
Tanti auguri di Buona Pasqua cari lettori, tanti auguri da Susanna.




giovedì 14 aprile 2022

Giorno lungo

Giorno lungo.
Le mani che si erano incontrate
Restano unite
(Hino Sōjō 1901-1956)


Guardo la tv, la guardo ormai senza ascoltare più quello che dicono sulla guerra. Non mi interessano quelle fazioni armate di parole degli approfondimenti, mi fisso sulle immagini che passano, morti, scarpe, trolley, cercando di guardare ciò che non vedo, di capire. La mia preghiera laica.






venerdì 1 aprile 2022

Fiorisce un pero


Fiorisce un pero -
sul luogo della battaglia
le rovine della casa
(Shiki 1867-1902)


Ecco lo haiku che parla per chi, come me, guarda al fiorire dei germogli tra le macerie di un campo di battaglia. Guarda alla pace, alla diplomazia, nel nome dei semi non violenti custoditi nel tempo nonostante la sopraffazione o l’ideologia dei nazionalismi e dell’identità (che concetto sopravvalutato, l’identità, nel nostro mondo in divenire!). Ecco Shiki, il monaco pensieroso e malato, chiuso nella stanza a osservare i cocci di una vita che avrebbe voluto diversa. Ma il suo sguardo va oltre posandosi su quel germoglio. Come la giornalista Marina Ovsyannikova col suo cartello scritto coi pennarelli, guardate qui, diceva al mondo, guardate! Ecco l’haiku che parla per me, fuori dai talk televisivi, eccolo qui. 



giovedì 10 marzo 2022

Dal 24 febbraio 2022


Luna d’inverno
sento i ciottoli
sotto le mie scarpe
(Yosa Buson 1715-1783)


Ieri le bombe sono cadute sull’ospedale pediatrico di Mariupol. Donne in travaglio e bambini malati, personale medico, infermieri. In tv l’immagine di un piccolo tracheotomizzato in braccio a un uomo, ballonzolava tutto, i tubi trasparenti che gli pendevano dal naso e dalla bocca. Gli occhi.

                                                                      (Bomba sotto le scarpe)

        





giovedì 3 marzo 2022

Dal 24 febbraio 2022


La campanella
appendo a misurare
la mia tristezza
(Momoko Kuroda 1938)

Haiku della quotidianità.

Dal 24 febbraio nella finestra del mondo globale sfilano immagini di guerra. Le fissiamo, cercando un appiglio qualsiasi che non ci faccia precipitare, la tavola da sparecchiare, una telefonata da fare, lo zucchero che manca da comprare, magari domani... Domani. 
L’hard disk del cervello ne sta salvando tante, anche la mano di un papà che cerca quella della sua bambina al di là di un finestrino. Il treno in partenza affretta quel saluto che sto ancora guardando.

                                                                              (Abbraccio)





martedì 1 marzo 2022

Un anno

Mi seggo tutto solo sul ciglio della strada,
guardo il misero mio angusto mondo
e carezzo con man che trema l'erba.
(da una poesia di Camillo Sbarbaro)


Cara Rossella,
oggi la nostra radio senza di te è più triste, più buia. Se ne vanno via anni spensierati, anni belli, che tra noi sono stati di avvicinamento continuo. Ci siamo studiate per tanto tempo noi due, così diverse e così libere entrambe, opposte in tutto eppure complementari. Quanto mi sarebbe piaciuto portare avanti un "nostro" progetto radiofonico, saremmo state super... Ci siamo "trovate" durante uno di quei viaggi in pullman, di quelli infiniti, con Steve che canta l'uomo ragno e gli scherzi e le risate; chilometri macinati da una classe di studenti attempati: la nostra radio in trasferta. 
Confidenza, questo è quello che ha caratterizzato l'amicizia tra noi. Rispetto. E solidarietà tra colleghe. E franchezza. Tu così composta, razionale, capace, a miei occhi, di dominare ogni situazione, ridevi del mio temperamento assai poco zen, dell'impeto mio di buttare per aria tutto, delle mie facce alle riunioni... Ti ho "trovata" al mio fianco durante lo spavento che mi presi quella volta. E mica mi mollavi, mi torna in mente ora che scrivo. Protettiva, rigorosa prima di tutto con te stessa. Ricordo il compiacimento per un acquisto frivolo, l'amore per tuo marito, il sorriso sotto un nuovo taglio di capelli. 
Passo davanti alla porta chiusa della tua redazione. 
Ci lasci affranti, Rossella, qui, in questa giornata lavorativa a cui dobbiamo dare un senso, calati in un periodo sospeso dove anche portare un fiore diventa un'impresa, ci guardiamo l'un l'altro senza voler capire.

                                                            (pensando a Rossella)
  
 


           

lunedì 28 febbraio 2022

Guerra

Prendete la luna"
dice il bambino,
piangendo.
(Issa Kobayashi 1763-1827)

Dovremmo prendergli la luna. Invece fissiamo gli schermi che inquadrano piccole manine operose, e pezzi di polistirolo da sbriciolare come fosse un gioco nuovo, e intorno bottiglie di vetro da riempire.
La luna.
                                                                   (Sotto la luna)











giovedì 6 gennaio 2022

Poesia della befana


Carbone che brucia:
anche gli anni
passano così
(Issa 1763-1827)

Ma esiste un befanone che ci restituisca questi due anni? Che lasci una calza con dentro le perse occasioni, gli amori impediti e i baci non dati, gli amici non visti e i nonni non visitati? E i viaggi non fatti e i compleanni non festeggiati… Esiste un rimborso, una restituzione o mi tocca solo carbone?


                                                                    (Abbracci non dati)