lunedì 18 dicembre 2017

Nell'epoca del re e del cavaliere


L’aria è piena di grida. Sono attaccate ai muri,
basta sfregare leggermente.
Dai mattoni salgono respiri, brandelli di parole.
Ferri di cavalli morti circondano immagini di battaglie
le trattengono prima che vadano in un futuro senza cornici.
(Antonella Anedda "Dal balcone del corpo")


Nonostante i gigabyte, questa è l'epoca della poca memoria. 
L'epoca di cavalieri sempre in sella, e che scendono ancora una volta in campo, l'epoca di un re (che ritorna anche lui) e di cori fascisti. 
Giorni smemorati e pieni di caosL’aria è piena di grida.
Se esiste mai una poesia del silenzio, l'ha scritta Antonella Anedda; è a lei a cui mi rivolgo quando tutto intorno il rumore è troppo forte da sopportare
Il mio antidoto? Leggere Anedda: meglio delle cuffie da elicotterista.


(con le cuffie nel caos)



giovedì 14 dicembre 2017

Il biotestamento del preserale



Addosso al viso mi cadono le notti
e anche i giorni mi cadono sul viso.
Io li vedo come si accavallano
formando geografie disordinate:
il loro peso non è sempre uguale,
a volte cadono dall'alto e fanno buche,
altre volte si appoggiano soltanto
lasciando un ricordo un po’ in penombra.
Geometra perito io li misuro
li conto e li divido
in anni e stagioni, in mesi e settimane.
Ma veramente aspetto
in segretezza di distrarmi
nella confusione perdere i calcoli,
uscire di prigione
ricevere la grazia di una nuova faccia.


Ieri sera ho visto alla tv un quiz di quelli col montepremi, nella fascia denominata preserale, uno show blu elettrico condotto da Enrico Papi, lo ricordate? Uno che ride. Nella sua trasmissione i concorrenti devono indovinare l'età di qualcun'altro. 
Ieri si trattava di quella di una signora, sadicamente impupazzata per l'occasione (parrucchiere, capelli platino, rossetto su labbra grinzose) che, per un qualche compenso (a quanto mai ammonterà?) si era resa complice di tale spettacolo e se ne stava lì ben illuminata, in mezzo al palco. Si sottoponeva a sberleffi e alle angherie investigative: "agiti gli avambracci!" per vedere quanto ancora tonici, per dirne una... 
In studio si rideva molto, si ammiccava, si faceva gomitino...

Lo show di uno Stato beffardo che finalmente sta legiferando in materia di bio testamento per l'intero suo pubblico. (QUI) 

(La Ruota della Fortuna)

mercoledì 13 dicembre 2017

Costituzione Art. VI


Art. 6 
La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche. 

“Due bambini, nella pace del cortile, giocavano a inventare una lingua speciale per poter parlare tra loro senza far capire nulla agli altri. “Brif braf”, disse il primo. “Braf brof” rispose il secondo. E scoppiarono a ridere. Su un balcone del primo piano c’era un vecchio buon signore a leggere il giornale, e affacciata alla finestra dirimpetto c’era una vecchia signora né buona né cattiva. “Come sono sciocchi quei bambini”, disse la signora. Ma il buon signore non era d’accordo: ” Io non trovo”. “Non mi dirà che ha capito quello che hanno detto”. “E invece ho capito tutto. Il primo ha detto: “che bella giornata”. Il secondo ha risposto: “domani sarà ancora più bello”. La signora arricciò il naso ma stette zitta, perchè i bambini avevano ricominciato a parlare nella loro lingua. “Maraschi, barabaschi, pippirimoschi”, disse il primo. “Bruf”, rispose il secondo. E giù di nuovo a ridere tutti e due.”
(Gianni Rodari da Favole al telefono- Brif bruf braf)


(vocabolario)
Nota
Ho cercato un frammento tratto da un'opera letteraria italiana che dialoghi con ognuno dei primi dodici articoli della nostra Costituzione. È un lavoro pensato - lo ammetto - per me, ma anche per il blog e per Radio3, tanto che nella giornata del 22 dicembre li ascolterete tutti e uno dopo l'altro, letti dalla splendida voce di Tommaso Ragno. Leggerli o ascoltarli può rivelare qualcosa di nuovo. Come con le parole degli autori scelti che si accendono, se calate nella nostra contemporaneità, di nuova empatia. E la mia foto, ovvio.

martedì 12 dicembre 2017

Costituzione Art.V


Art. 5
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.

«Rosa fresca aulentis[s]ima ch’apari inver’ la state,
 le donne ti disiano, pulzell’e maritate:
 tràgemi d’este focora, se t’este a bolontate;
 per te non ajo abento notte e dia,
penzando pur di voi, madonna mia.»
(Cielo d’Alcamo Rosa fresca e aulentissima)

(Autonomie locali)
Nota
Ho cercato un frammento tratto da un'opera letteraria italiana che dialoghi con ognuno dei primi dodici articoli della nostra Costituzione. È un lavoro pensato - lo ammetto - per me, ma anche per il blog e per Radio3, tanto che nella giornata del 22 dicembre li ascolterete tutti e uno dopo l'altro, letti dalla splendida voce di Tommaso Ragno. Leggerli o ascoltarli può rivelare qualcosa di nuovo. Come con le parole degli autori scelti che si accendono, se calate nella nostra contemporaneità, di nuova empatia. E la mia foto, ovvio.

lunedì 11 dicembre 2017

Costituzione Art.IV


Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

S'erano radunati su un pianerottolo, seduti in cerchio. - Si può sapere cosa state complottando? - chiese Marcovaldo.
- Lasciaci in pace, papà, dobbiamo preparare i regali.
- Regali per chi?
- Per un bambino povero. Dobbiamo cercare un bambino povero e fargli dei regali.
- Ma chi ve l'ha detto?
- C'è nel libro di lettura.
Marcovaldo stava per dire: " Siete voi i bambini poveri! ", ma durante quella settimana s'era talmente persuaso a considerarsi un abitante del Paese della Cuccagna, dove tutti compravano e se la godevano e si facevano regali, che non gli pareva buona educazione parlare di povertà, e preferì dichiarare: - Bambini poveri non ne esistono più!
S'alzò Michelino e chiese: - È per questo, papà, che non ci porti regali?
Marcovaldo si sentí stringere il cuore. - Ora devo guadagnare degli straordinari, - disse in fretta, - e poi ve li porto.
(Italo Calvino Marcovaldo)

(Un Marcovaldo)





Nota
Ho cercato un frammento tratto da un'opera letteraria italiana che dialoghi con ognuno dei primi dodici articoli della nostra Costituzione. È un lavoro pensato - lo ammetto - per me, ma anche per il blog e per Radio3, tanto che nella giornata del 22 dicembre li ascolterete tutti e uno dopo l'altro, letti dalla splendida voce di Tommaso Ragno. Leggerli o ascoltarli può rivelare qualcosa di nuovo. Come con le parole degli autori scelti che si accendono, se calate nella nostra contemporaneità, di nuova empatia. E la mia foto, ovvio.

venerdì 8 dicembre 2017

Costituzione Art.III


Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di
condizioni personali e sociali.

Anche tu sei l’amore.
Sei di sangue e di terra
come gli altri. Cammini
come chi non si stacca
dalla porta di casa.
Guardi come chi attende
e non vede. Sei terra
che dolora e che tace.
Hai sussulti e stanchezze,
hai parole – cammini
in attesa. L’amore
è il tuo sangue – non altro. 
("Anche tu sei l'amore" di Cesare Pavese)


(Uguali)


Nota
Ho cercato un frammento tratto da un'opera letteraria italiana che dialoghi con ognuno dei primi dodici articoli della nostra Costituzione. È un lavoro pensato - lo ammetto - per me, ma anche per il blog e per Radio3, tanto che nella giornata del 22 dicembre li ascolterete tutti e uno dopo l'altro, letti dalla splendida voce di Tommaso Ragno. Leggerli o ascoltarli può rivelare qualcosa di nuovo. Come con le parole degli autori scelti che si accendono, se calate nella nostra contemporaneità, di nuova empatia. E la mia foto, ovvio.

giovedì 7 dicembre 2017

Costituzione Art. II


Art. II
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.


“Narrasi che tutti gli uomini che da principio popolarono la terra, fossero creati per ogni dove a un medesimo tempo, e tutti bambini, e fossero nutricati dalle api, dalle capre e dalle colombe nel modo che i poeti favoleggiarono dell'educazione di Giove. E che la terra fosse molto più piccola che ora non è, quasi tutti i paesi piani, il cielo senza stelle, non fosse creato il mare, e apparisse nel mondo molto minore varietà e magnificenza che oggi non vi si scuopre. Ma nondimeno gli uomini compiacendosi insaziabilmente di riguardare e di considerare il cielo e la terra, maravigliandosenesopra modo e riputando l'uno e l'altra bellissimi e, non che vasti, ma infiniti, così di grandezza come di maestà e di leggiadria; pascendosi oltre a ciò di lietissime speranze, e traendo da ciascun sentimento della loro vita incredibili diletti, crescevano con molto contento, e con poco meno che opinione di felicità.”
(Giacomo Leopardi Operette morali – incipit)



(Terra piccola)

Nota
Ho cercato un frammento tratto da un'opera letteraria italiana che dialoghi con ognuno dei primi dodici articoli della nostra Costituzione. È un lavoro pensato - lo ammetto - per me, ma anche per il blog e per Radio3, tanto che nella giornata del 22 dicembre li ascolterete tutti e uno dopo l'altro, letti dalla splendida voce di Tommaso Ragno. Leggerli o ascoltarli può rivelare qualcosa di nuovo. Come con le parole degli autori scelti che si accendono, se calate nella nostra contemporaneità, di nuova empatia. E la mia foto, ovvio.