non posso più mangiarli
così malato
(Shiki 1867-1902)
Una poesia, una notizia e una foto per guardare alla realtà scandendola in tre momenti, come succede nel poco spazio dei tre versi di un haiku giapponese. La poesia è nelle cose di tutti i giorni. "Cuscino di pietra/accompagno/nuvole" (Santōka 1882-1940)
Fa’ la brava, o mia Pena, e sta’ più tranquilla.
Tu invocavi la Sera; essa scende; eccola:
Un’atmosfera oscura avvolge la città,
Agli uni portando pace, agli altri affanno.
Mentre dei mortali la moltitudine vile,
Sotto la sferza del Piacere, questo boia senza pietà,
Va a cogliere rimorsi nella festa servile,
Mia Pena, dammi la mano; vieni qui,
Lontano da loro. Guarda affacciarsi i defunti Anni,
Dai balconi del cielo, in vesti antiquate;
Sorgere dal fondo delle acque il Rimpianto sorridente;
Il Sole moribondo addormentarsi sotto un’arcata,
E, come un lungo sudario trascinato verso Oriente,
Ascolta, mia cara, ascolta la dolce Notte che cammina.
(“Raccoglimento” di Charles Baudelaire, trd. Valerio Magrelli)
Duecento anni fa come oggi, nasceva Charles Baudelaire. L'ultima fotografia risale al 1862, gli fu scattata da Nadar. Il negativo è andato distrutto ma la stampa è conservata al Museo d’Orsay. Rappresenta un ritratto enigmatico, il poeta è in poltrona, ha lo sguardo perso. Fuori inquadratura c’era Manet, il grande pittore, intento nel dipingere l’autore dei Fiori del Male. Nadar, ritrattista della bohême parigina, fotografa Baudelaire e Manet lavora di matita. Tre geni in una stanza, nell’eternità dell’arte.
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita. 3
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura! 6
Tant’è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ ho scorte.
Per me Dante è un po’ di casa, il parente scontroso, e spesso oscuro, che mi osservava dagli scaffali dello studio di mio padre. Il fumo delle sigarette rendeva la stanza un “altrove” casalingo, la concentrazione nell’analisi dei versi simile a una meditazione quotidiana, interrotta solo dal giro del cucchiaino nel caffè. Questo è Dante per me, giunta nel mezzo, e questo lavoro radiofonico (QUI▶️) l’ho dedicato a me (lo ammetto) e all’atmosfera in cui ho vissuto per tanti anni. E ora lo rispolvero per voi, con il mio abbraccio, in questo giorno di festa che cade nel calendario di una dannata pandemia che riporta a incertezze antiche.
(Inferno, paradiso o purgatorio?)