venerdì 20 dicembre 2019

L'inizio di una vita



Nata a Parigi travagliata nell’epopea della nostra generazione fallace. Giaciuta in America fra i ricchi campi dei possidenti e dello Stato statale. Vissuta in Italia paese barbaro. Scappata dall’Inghilterra paese di sofisticati. Speranzosa nell’Ovest ove niente per ora cresce.

Sono versi che traggo dalla raccolta di Amelia Rosselli intitolata Variazioni Belliche. Forniscono al lettore una specie di carta d’identità, ma la storia dell’autrice è difficile da contenere nelle caselle delle date. E’ una biografia fluida, con variazioni improvvise e lancinanti.Amelia era figlia di Carlo Rosselli, figura di antifascista tra le più significative del nostro novecento, e di Marion Catherine Cave, l’attivista inglese che Carlo conobbe e di cui si innamorò a Firenze.
Nacque il 28 marzo 1930 a Parigi, città dove la famiglia si era rifugiata. Nel novembre dell’anno precedente, nel 1929, Carlo Rosselli, con Emilio Lussu e altri fuoriusciti, aveva fondato «Giustizia e Libertà», movimento rivoluzionario libertario e democratico che riuniva coloro che volevano combattere il regime fascista in nome di una società libera e civile.
Il 9 giugno 1937 Carlo con il fratello Nello furono uccisi in un agguato; con un pretesto vennero fatti scendere dall'automobile e colpiti da raffiche di pistola: Carlo morì sul colpo e Nello venne finito con un'arma da taglio. I loro corpi furono ritrovati due giorni dopo. Da quel momento Amelia inizia una serie di trasferimenti. Prima sarà in Svizzera, poi per due anni in Inghilterra, il paese materno, e per sei anni negli Stati Uniti d’America, sempre con madre e fratello. E’ una bella ragazza dallo sguardo triste che ama la letteratura, la filosofia e la musica, che terminerà gli studi in Inghilterra poiché in Italia, dove era tornata nel giugno del 1946, non le vengono riconosciuti. Francese, italiano, inglese sono le sue tre lingue che confluiscono nella sua voce. Ascoltiamo i versi che citavo di Variazioni Belliche del 1959, e ascoltiamoli recitati da lei. Si tratta di materiale che traggo dall’archivio di Radio Rai. E’ il 1993, registrato qualche anno prima di morire suicida in una sera d’inverno, a Roma, l’11 febbraio 1996. La sua erre francese, il ritmo della lettura dalla cadenza inglese, vengono fusi nell’italiano dei versi.

(Clicca su GETTONE DI POESIA)


mercoledì 11 dicembre 2019

Sardine e venditori


Sudato, ansimante
sopraggiunge fin quassù
il venditore di sardine.
(Ryōkan 1758-1831)


E i giornalisti quando disquisiscono sopracciglio alzato dell'ontologia delle sardine, su quello che significano, su obiettivi politici e possibili schieramenti? E ridicolizzano il movimento invece di salutarlo come una boccata d'ossigeno? E si cimentano retoricamente a ridimensionarlo, l'aria sprezzante di chi la sa lunga, derubricandolo a un qualsiasi qualunquismo di piazza dalle belle speranze, e poi parlano di programmi politici che le sardine non avrebbero (se non è già un bel programma politico non essere razzista!) e iniziano a citarsi addosso i "loro" sessantotti e i "loro" settantasette con aria accondiscendente? Ho già cambiato canale: meglio una televendita, un nudi e crudi, una puntata dei Simpsons anche se presa a metà. 
Perché se uno di destra e vuole andare in piazza con le sardine, è libero di farlo e vuol dire che ha cambiato idea. Un'altra cosa è se ci arriva con il tirapugni, sventolando la bandiera con le svastica e vuole solo menare. 
E i paternalismi o le pacche sulle spalle da chi mi vuole spiegare il mondo mi hanno stufato. Meglio la pubblicità. Una qualsiasi.


(in piazza)


lunedì 9 dicembre 2019

Piero Terracina e Anna Bravo



Affaticato
alla ricerca di un tetto
i fiori di glicine
(Bashō 1644-1694)


Nel mio omaggio in forma breve, un haiku, unisco il ricordo di Piero Terracina e di Anna Bravo. Entrambe figure di riferimento per una società che vorrebbe chiamarsi civile. Ci hanno lasciati a poche ore di distanza, e qui siamo più soli, privati della testimonianza diretta di un sopravvissuto all'Olocausto e di una studiosa capace di leggere la Storia in modo libero. 

i fiori di glicine

Piero Terracina, mancherà il suo vigore che lui stemperava nella malinconia della cadenza romana, la testimonianza diretta, unico sopravvissuto a tutta la sua famiglia.
Anna Bravo, storica delle donne, attenta osservatrice della società che lei stessa abitava e che riusciva a guardare senza ideologie. In un'intervista aveva sottolineato: “Le donne non sono soltanto vittime, ma soggetti dotati di potere: avere un potere piccolo non è la stessa cosa che non averne alcuno. Questo deve essere riconosciuto, perché altrimenti riduciamo il femminile all’inconsistenza di una fogliolina al vento”.  

(la Storia di questo Paese) 

- "Apparteniamo tutti al genere umano" dice Piero Terracina QUI.
- Cliccando QUI l'intervista di Anna Bravo apparsa su MicroMega a cui faccio riferimento.



giovedì 5 dicembre 2019

Verso la fiera del libro


Addosso al viso mi cadono le notti
e anche i giorni mi cadono sul viso.
Io li vedo come si accavallano
formando geografie disordinate:
il loro peso non è sempre uguale,
a volte cadono dall’alto e fanno buche,
altre volte si appoggiano soltanto
lasciando un ricordo un po’ in penombra.
Geometra perito io li misuro
li conto e li divido
in anni e stagioni, in mesi e settimane.
Ma veramente aspetto
in segretezza di distrarmi
nella confusione perdere i calcoli,
uscire di prigione
ricevere la grazia di una nuova faccia.
(Da "Il cielo" di Patrizia Cavalli)

Attraversare Roma per raggiungere l'Eur, da dove abito, è un viaggio. Ma amo quella sospensione tra casa e fiera, tra quiete e caos - ciao, ciao, cosa hai pubblicato di bello, passi e ce ne parli in postazione - perchè quando compio il lungo tragitto Roma Nord-Roma Sud, quando passo un ponte o vengo ingoiata dall'eternità sbracata della mia città, mi accompagna Patrizia Cavalli e il suo tempo diventa il mio.

Geometra perito io li misuro
li conto e li divido
in anni e stagioni, in mesi e settimane.

E misuro, e conto, sono un metro dentro la metro. Mi uso, mi tendo, mi srotolo per capire la città. Centro di Roma, piazza del Popolo, il tram cigola come fosse ancorato ancora al novecento, scendo le scale, eccomi nelle viscere romane. E viaggio, e sopra di me il Colosseo, la Piramide, il Circo Massimo. Stazione Termini, Metro B, cambio direzione uscita Laurentina. Eur. I palazzi. Il Palazzetto dello Sport, Il Palazzo dei Congressi e la fuga metafisica degli archi, le leggi dello spazio catturate, il Palazzo della Civiltà del Lavoro. Luoghi misteriosi e funzionali, vetrate lucenti di uffici deserti, affacci sopra un verde progettato, meraviglioso e tetro. Giro l'angolo.
La Nuvola di Fuksas, imprigionata dentro la sua scatola di metallo come per un esperimento di crio conservazione, prova a sfidare l'eternità. Sono arrivata.


(Compagni di viaggio)



martedì 3 dicembre 2019

Giornata Internazionale delle persone con disabilità


Qua e là
ondeggia nel vento
una farfalla
(Shiki 1867-1902)

Un haiku per questo 3 dicembre, Giornata internazionale delle persone con disabilità, scritto da Shiki, il poeta zen vissuto alla fine dell'Ottocento, un giovane samurai malato ma che combatte ancora oggi, lo fa con i suoi versi. Il mondo poteva solo guardarlo dalla finestra, le condizioni fisiche gli permettevano pochi e faticosissimi spostamenti eppure ogni suo componimento ti tocca, riesce a turbare. Una farfalla, un kaki maturo, la primavera evocata da un ramo che pulsa nei germogli.
Amo Shiki, la forza temprata nell'acciaio mista alla fragilità che infonde negli haiku. Che il suo spirito arrivi a tutti i samurai che incontro per strada. Quando le ruote della carrozzina non ci passano, quando prendere un treno è un'avventura salgariana e fare pipì nel gabinetto dedicato significa la maggior parte delle volte guadare un pantano, aggrapparsi con le mani alla tavoletta, inzaccherata, e tirarsi su nel lerciume che i normodotati, egoisticamente incontinenti, hanno lasciato.

(Vite)