mercoledì 1 maggio 2019

Le vite dietro una foto


Chi mi parla non sa
che io ho vissuto un’altra vita –
come chi dica
una fiaba
o una parabola santa.
(da "La vita sognata" di Antonia Pozzi)

All'università Antonia Pozzi aveva intessuto un'intensa amicizia con Dino Formaggio, il giovane e promettente studente di filosofia che un giorno diverrà il maestro di Massimo Cacciari. Sul retro di questa fotografia datata 1937 per l'amico, Antonia Pozzi scrive una dedica:
“È l’immagine più cara che ho di me, dove sembro più un ragazzotto che una donna e ho addosso e intorno tutte le cose che di più amo: i miei scarponi, il cappellaccio a fungo, la bella neve bianca, le pietre, il legno; qui è l’essenza, il midollo, la fibra viva e contrattile della mia vita."



martedì 30 aprile 2019

La vita (vera) di un poeta


Non monti, anime di monti sono
queste pallide guglie, irrigidite
in volontà d'ascesa. E noi strisciamo
sull'ignota fermezza: a palmo a palmo,
con l'arcuata tensione delle dita,
con la piatta aderenza delle membra,
guadagnammo la roccia; con la fame
dei predatori, issiamo sulla pietra
il nostro corpo molle; ebbri d'immenso,
inalberiamo sopra l'irta vetta
la nostra fragilità ardente. In basso,
la roccia dura piange. Dalle nere,
profonde crepe, cola un freddo pianto
di gocce chiare: e subito sparisce
sotto i massi franati. Ma, lì intorno,
un azzurro fiorire di miosotidi
tradisce l'umidore ed un remoto
lamento s'ode, ch'è come il singhiozzo
trattenuto, incessante, della terra.
("Dolomiti" di Antonia Pozzi)


Si è portati a pensare che i poeti siano stati, anche in fasce, anzi per loro la giovinezza non è contemplata, vecchie persone ombrose, quando va meglio bizzarre, dai calzini sopra le scarpe e il rossetto sbafato. Antonia Pozzi, con la sua energica e disperata potenza, smentisce queste pigre ricostruzioni tutte di comodo. Preferiamo pensare al "poeta" come a un saggio eccentrico, senza regole - e la metrica? e l'assonanza? e le parole stesse con i loro cancelli schiusi su significati possibili? e, ovvio, con l'alloro tra i capelli.
La vita di Antonia Pozzi assomiglia a una passeggiata sulla Grigna, la montagna da lei più amata. Coltiva la passione per l’alpinismo fin da giovanetta, fin da quelle vacanze trascorse con la sua famiglia a Pasturo, il paesino in provincia di Lecco che si trova ai piedi del massiccio dalla natura aspra e infida. D'estate, mentre in pianura è sereno, si creano correnti caldo-umide che si dirigono a Nord verso le Alpi e causano spesso improvvisi temporali; in inverno i venti soffiano forte su queste cime dalla roccia friabile, sospingendo con forza le nuvole verso la pianura a Sud. Il tempo, e i colori, cambiano da un minuto all’altro. Una vecchia canzone locale racconta del difficile rapporto tra l'alpinista e la Grigna attraverso la metafora dell'amante, lo scalatore, e la crudele amata, la montagna, e canta di tutti i morti caduti nel tentativo di scalarla.
Per infida che sia, questa montagna ha offerto ad Antonia paesaggi ed escursioni che hanno liberato la sua vena poetica.
Inizia a scrivere poesie dal 1929, a diciassette anni. Compone Dolomiti dopo la sua prima ascesa su roccia con la guida alpina Oliviero Gasperi.




lunedì 29 aprile 2019

La vita sognata



Verso sera fissavo l’orizzonte
Socchiudevo un po’ gli occhi, accarezzavo
i contorni e i colori tra le ciglia:
e la striscia dei colli si spianava,
tremula, azzurra: a me pareva il mare e mi piaceva più del mare vero.
(Antonia Pozzi)



Antonia Pozzi nasce il 13 febbraio 1912, è una bambina bionda e minuta. In una foto reperibile su Google immagini la vediamo a cinque anni in una nuvola di merletti. Una larga fascia di seta che le cinge la vita, il braccino appoggiato a un mobile elegante, i riccioli ben raccolti in una graziosa acconciatura. Quella ritratta è una piccola donna amatissima, sembra la gioia dei suoi genitori. E' figlia dell’avvocato Roberto Pozzi e della contessa Lina, una coppia di ricchi, e colti, proprietari terrieri ed è nipote del poeta e intellettuale Tommaso Grossi; la mamma parla perfettamente inglese e francese ed è lei ad infonderle l’amore per letteratura straniera. Quella di Antonia è un’infanzia dorata in una casa bellissima piena di libri, dove il pomeriggio ci si dedica allo studio e al ricamo, e il pianoforte suonato dalla mamma, rallegra le serate casalinghe.

Questi versi li scrive nel 1929, nove anni prima della fine del suo viaggio.

("Desiderio di cose leggere")
 i file audio, cliccando QUI.




giovedì 25 aprile 2019

25 aprile


Qui abitò Giovanni Re
Musico soldato cospiratore
che alle libere armonie del giusto e del bello
ascese dall'orrendo martirio
dei campi di Germania
(Milano 1891 - Legenfeld 1945)



Una lapide come poesia. Come preghiera, camminando.
Pregare "nelle" cose.
Leggere una breve biografia raccontata nello spazio di una lapide sul muro, onorare quei caratteri di metallo che scoloriscono sul marmo, l'italiano vecchio, così fiorito e sobrio, incorniciato da corone di alloro secco ma dorato dai decenni, i nastri di metallo che sventolano, fermi, il mio modo di pregare.
Giovanni Re, chi eri? Il tuo nome era quello di una nota musicale o di un sovrano? Chi amavi?
Le date e i luoghi di nascita e morte. Provare a contare i giorni conclusi in luoghi sinistri, troppo presto per una vita, mesi, anni, trascorsi fuori da quel portone che ho davanti, a un passo da me eppure così lontano, e che sa ancora di casa, di affetti, di abbracci.

(Via Vincenzo Foppa - Milano)

mercoledì 24 aprile 2019

Presenze


C'è come un dolore nella stanza, ed
è superato in parte: ma vince il peso
degli oggetti, il loro significare
peso e perdita.

C'è come un rosso nell'albero, ma è
l'arancione della base della lampada
comprata in luoghi che non voglio ricordare
perché anch'essi pesano.

Come nulla posso sapere della tua fame
precise nel volere
sono le stilizzate fontane
può ben situarsi un rovescio d'un destino
di uomini separati per obliquo rumore.
(da "Documenti" di Amelia Rosselli)



Mi piace la luce del frigo, l'anta liscia di un armadio, quando attacco la lavastoviglie mi piace il suo gorgoglio. I mobili e gli elettrodomestici per me sono amici, non proprio amici amici, rassicuranti presenze? Amelia Rosselli che sentiva le voci nei cassetti o dietro un divano, temeva gli oggetti. Io, poetessa banale, vorrei almeno qui, per una volta, oggi, ringraziarli.


(luce quotidiana)