martedì 30 aprile 2019

La vita (vera) di un poeta


Non monti, anime di monti sono
queste pallide guglie, irrigidite
in volontà d'ascesa. E noi strisciamo
sull'ignota fermezza: a palmo a palmo,
con l'arcuata tensione delle dita,
con la piatta aderenza delle membra,
guadagnammo la roccia; con la fame
dei predatori, issiamo sulla pietra
il nostro corpo molle; ebbri d'immenso,
inalberiamo sopra l'irta vetta
la nostra fragilità ardente. In basso,
la roccia dura piange. Dalle nere,
profonde crepe, cola un freddo pianto
di gocce chiare: e subito sparisce
sotto i massi franati. Ma, lì intorno,
un azzurro fiorire di miosotidi
tradisce l'umidore ed un remoto
lamento s'ode, ch'è come il singhiozzo
trattenuto, incessante, della terra.
("Dolomiti" di Antonia Pozzi)


Si è portati a pensare che i poeti siano stati, anche in fasce, anzi per loro la giovinezza non è contemplata, vecchie persone ombrose, quando va meglio bizzarre, dai calzini sopra le scarpe e il rossetto sbafato. Antonia Pozzi, con la sua energica e disperata potenza, smentisce queste pigre ricostruzioni tutte di comodo. Preferiamo pensare al "poeta" come a un saggio eccentrico, senza regole - e la metrica? e l'assonanza? e le parole stesse con i loro cancelli schiusi su significati possibili? e, ovvio, con l'alloro tra i capelli.
La vita di Antonia Pozzi assomiglia a una passeggiata sulla Grigna, la montagna da lei più amata. Coltiva la passione per l’alpinismo fin da giovanetta, fin da quelle vacanze trascorse con la sua famiglia a Pasturo, il paesino in provincia di Lecco che si trova ai piedi del massiccio dalla natura aspra e infida. D'estate, mentre in pianura è sereno, si creano correnti caldo-umide che si dirigono a Nord verso le Alpi e causano spesso improvvisi temporali; in inverno i venti soffiano forte su queste cime dalla roccia friabile, sospingendo con forza le nuvole verso la pianura a Sud. Il tempo, e i colori, cambiano da un minuto all’altro. Una vecchia canzone locale racconta del difficile rapporto tra l'alpinista e la Grigna attraverso la metafora dell'amante, lo scalatore, e la crudele amata, la montagna, e canta di tutti i morti caduti nel tentativo di scalarla.
Per infida che sia, questa montagna ha offerto ad Antonia paesaggi ed escursioni che hanno liberato la sua vena poetica.
Inizia a scrivere poesie dal 1929, a diciassette anni. Compone Dolomiti dopo la sua prima ascesa su roccia con la guida alpina Oliviero Gasperi.




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