sabato 9 febbraio 2019

Di chi è questo libro


Il pugno stretto intorno al mio cuore
si allenta un poco, e io respiro ansioso
luce; ma già preme di nuovo.
(Da "Il pugno" di Derek Walcott)

E così mi ritrovo scritta. Sono io questa? Quella che vive, lavora, la persona-personaggio del libro che ha anche un blog con le foto e le poesie? Me lo chiedo sempre quando mi leggo nelle parole di Mauro, sono io quella che vedi tu? Sono io? Di chi è questo cuore, questa vita dentro questo libro? Allora mi copio e incollo qui, tra le mie cose, proprio nel mio post e vado a farmi un cappuccino.

"La sua partita con l’esistenza è giocata tutta in attacco, accensioni fulminee e improvvisi, quanto imprevedibili spegnimenti. Da qualche anno però il blog resiste, viene nutrito e la nutre. I seguaci provengono dal bacino della radio per cui lavora, ascoltatori e amici degli ascoltatori nel solito modo in cui si allarga il contagio in rete. Lei si esprime per folgorazioni: un paio di frasi, un’immagine, una didascalia. I testi lunghi non si addicono al mezzo, ma non è questo il motivo della sua brevità, che va cercata piuttosto nel funzionamento della sua mente, intuizioni refrattarie ai ragionamenti, neologismi, battute, crittogrammi, colpi d’occhio che riproducono nel mondo visibile i nessi linguistici prediletti, su tutti: l’analogia e la metafora. Ovviamente nella scelta intervengono anche, miscelate in parti uguali, l’indolenza e la volubilità di cui ho già detto – può cominciare a scrivere con il massimo entusiasmo un testo di cui si disamora molto prima di arrivare alla seconda pagina –, ma il vero deterrente all’analisi è la sua icastica immediatezza, parole fiori, parole popcorn, parole fotografie, photo-graphie, scritture di sola luce.

Le foto vengono mosse, sovraesposte, molte deliberatamente controsole, ma senza particolari motivazioni estetiche, alcune hanno l’alone del dito sull’obiettivo. Lei non se ne cura, non le interessa l’immagine bella, non la cerca. Si avvicina a un muro crepato, intriso di muffa, sul retro di una casa vecchia, si china davanti alla canna del gas staccata in più punti dall’intonaco, guarda dove scompare nel terreno: lì, tra il fango e una soletta di cemento, navigano piastrelle di porfido rotte, il cui mosaico è una precaria comunità di triangoli scaleni. Cos’ha attirato la sua attenzione? Cosa fotograferà: il muro, la canna, le piastrelle, il montante del portone di legno? Giorni dopo leggo un post sui migranti e trovo le piastrelle. La didascalia dice Senza confini
Oppure: apre il frigo, toglie le birre, la bottiglia di Aperol, e scatta. Una campagna contro l’alcolismo? Un’esternazione intimista nello stile guardate cosa mangio? Qualche giorno dopo leggo un post sul testamento biologico, ecco la foto: gli ortaggi adagiati sulle griglie scompaiono nell’abbaglio della luce interna, la cucina è al buio, la pancia del frigo sembra l’unica fonte di calore rimasta. La didascalia dice The end." 
(Da "Di chi è questo cuore" di Mauro Covacich, La nave di Teseo)

(Intorno al cuore)

venerdì 8 febbraio 2019

Talmente nero


E' talmente nero, qui sotto,
da poter sentire soltanto i tuoi passi
sopra il mio sguardo spento
("Il nero" di Roberta Dapunt, Einaudi 2018)


Versi che si percepiscono appena, soffiati come da sotto terra, risuonano qui sopra, appena trascritti su questa pagina on line, nel mondo che viviamo, dove un tizio qualsiasi con una pistola tatuata sul petto spara a caso, ti centra la colonna vertebrale e tu non cammini più, tua madre e tuo padre ancora non lo sanno nel mondo dove la tua ragazza sta piangendo e il tuo più caro amico ti sorregge la testa e tampona il sangue a fiotti e urla a lei vattene via, allontanati, non guardare, e poi prova a sorriderti mentre intorno si spacca tutto. Sono versi dentro il frastuono, la frase a discolpa del tizio qualsiasi - non volevo sparare a lui, e no non volevo sparare e basta - risuona in questo mondo dove le parole non hanno senso, dove tutto pare confondersi e perdere valore.     


(inferno, purgatorio e paradiso)

giovedì 7 febbraio 2019

Di chi è questo cuore


Ti ringrazio, cuore mio,
non ciondoli, ti dai da fare
senza lusinghe, senza premio,
per innata diligenza.

Hai settanta meriti al minuto.
Ogni tua sistole
è come spingere una barca
in mare aperto
per un viaggio intorno al mondo.
(da "Al mio cuore" di Wislawa Szymborska)


Solo che viaggio da ferma, seduta o distesa sul letto non importa, e col mio libro in mano che non è uno qualsiasi o di uno qualsiasi, è il libro di Mauro. 
A chi mi chiedesse cosa provo, lo ripeto: sto nella testa di un altro e ci guardo dentro. E' un superpotere che mi è toccato in sorte da quando ho scelto di condividere la mia vita con uno scrittore che ha fatto, di fatto, della scrittura la sua vita. E quelli lì dentro siamo noi, i protagonisti della favola precipitati nella terra soffusa tra qui e lì, tra il sogno e la veglia, in quell'ora crepuscolare di desiderio e di umanità. Nelle fiabe si chiama limitare del bosco, se così fosse mi piace pensarmi Principessa. E se potessi scegliere uno tra i miei compagni di questo viaggio, sceglierei l'uomo alto e solo chiamato Arcimboldo. L'ho riabbracciato forte dopo tanto tempo, così forte da piangere, e mi guardava negli occhi e mi sorrideva da dentro le pagine. Sì, è successo così.  
   
(noi)


mercoledì 6 febbraio 2019

Com'è bello pensarti


Com'è bello pensarti
giovane nella tua carne
e allegro, a spasso giù nel porto.
Ti seguo con la mente e sì, ti vedo,
assorto in un leggero incanto,
a me straniero - o ardente
solitudine mia.
(Alida Airaghi)


Ogni volta che incappo in un vecchio film, di quelli in bianco e nero intendo, non posso fare a meno di pensare alle vite delle persone riprese. Gli esseri fissati sulla pellicola, fotogrammi umani impressi nella luce e nell'argento dalle cineprese a manovella. Quanti anni avrebbe il bambino che gioca in culla, ricciolo impomatato e occhioni sgranati, come avrai vissuto la tua vita, piccolino oggi ottantenne, e stasera dove ritornate individui che attraversate, accelerati, la strada polverosa. Sfrecciano tram in corsa laggiù dove ognuno ha la sua storia, giovani donne che ridendo portano indietro la testa, la curva del collo, chi avranno amato, avranno goduto o sofferto. I denti scoperti dalle labbra, veri denti, bianchi, d'avorio, brillano come piccole gemme preziose, segnali di una vita vissuta nel film dell'esistenza intera.


(bianco e nero)

martedì 5 febbraio 2019

Buche


II
Quanto mai verde dorme
sotto questo verde
e quanto nihil sotto
questo ricchissimo nihil?
Ti sottrai, ahi, ai nomi
pur avendo forse un nome
e pur sapendone qualcosa?
Ma chissà quanta pioggia
dorme sotto questa debolissima
 sovraconfidente pioggia
chissà quanto lustro
del grigiore, quanto
invito a scivolìo del verde
fanno altro caso altro genere
consumano le ultime
lanugini degli occhi e
 degli orecchini e
«Stenti ma inorecchiti...»
«Qui approvai la più rapita carta»
«Prova su prova
-verde
rischi fittissimi pioggia»
«Qui dove pensai di pensare
e di afferrare e sbilanciare
come da un’altezza nuova»
(Non si sa quanto verde... , da Meteo di Andrea Zanzotto)

E sotto queste buche, dentro, nell'asfalto romano, cosa c'è? 
Me lo chiedo ogni volta, sia quando le schivo sia quando non riesco a evitarle finendoci dentro, ora una ruota ora un cerchione. Tu-tump e riemergo, l'adrenalina addosso. Mastico un'imprecazione a tutti, l'automobilista mi evita per un pelo, i suoi fari che dicono ti è andata bene.

«Qui dove pensai di pensare
e di afferrare e sbilanciare
come Da un’altezza nuova»

Speleologa mio malgrado, olimpionica sopravvissuta, cavallerizza senza coraggio. 
Sogno un manto stradale liscio, privo di rattoppi o frantumi, senza screpolature e senza ulcerazioni e ne intravedo un'altra. Questa volta è di quelle lunghe lunghe, bordo strada, del tipo mimetiche, quanto invito a scivolìo del verde. Con la pioggia le più infide.


(Mazzetta)