lunedì 17 dicembre 2018

Resistenze



A volte, sull’orlo della notte, si rimane sospesi
E non si muore. Si rimane dentro un solo respiro,
a lungo, nel giorno mai compiuto,
si vede la porta spalancata da un grido. La mano feriva
con una precisione vicina alla dolcezza. Così
si trascorre ignoti dal primo sangue
fino a qui, fino agli attimi che tornano a capire
e cercano il significato dei corpi e restano
imperfetti e interrogati.
(Da "Finale d'assedio" di Milo De Angelis)

Ora lo cerco, lo chiamo al telefono e sento come sta. E mi ricordo che mio padre non c'è più, nulla è rimasto, la sua voce, le sue giacche, il vecchio cellulare non esistono. Resiste un impulso nella scatola nera del mio cervello, negli anni più flebile è vero, ma resiste. Sono piccole fitte, le sinapsi che si elettrizzano nel ricordo di un'abitudine. E' l'esigenza ottusa di sentirci come facevamo. 


(vite)



sabato 15 dicembre 2018

Antonio Megalizzi


Luce ovunque, fino ai denti
della belva, fino alle unghie
dell'assassino e al pugnale lucente
che scrive l'ultima parola,
fuoco, poi con i tuoi occhi di nessuno
vedere senza mai una fine,

vedere chi eri.
(In "Luce ovunque" di Cees Nooteboom, trd Fulvio Ferrari) 


Scorrendo le notizie su Antonio Megalizzi, trovo la sua intervista a Tajani di circa un anno fa. Nel breve video appaiono seduti intorno a un tavolo in uno di quegli spazi di passaggio tra gli uffici, qualcuno si muove indaffarato alle loro spalle, rumore in sottofondo, sembra tutto immerso in un'atmosfera efficiente, concreta, di gente che lavora per tenere insieme un'idea di convivenza comune. Nonostante la nube sovranista, nonostante gli attacchi alla democrazia.
Vedere chi eri.
Un giovane dall'aria simpatica e seria che si era preparato per l'incontro con il presidente studiandosi bene i dati, la domanda precisa sul perché, chiedeva, i ragazzi non credono a all'Europa, una domanda di quelle con il punto interrogativo, da giornalista vero, perché ai ragazzi non gli interessa nulla dell'Europa, perché? Una domanda anche esistenziale, a lui sta a cuore quel mondo, tutto quel pulsare intorno quel tavolo è una cosa che capisce e che vorrebbe far conoscere, proteggere...
Vedere chi eri.
Poi avrebbe festeggiato l'ottima riuscita dell'intervista magari con una birra e un panino con i colleghi, avrà avvisato i genitori a casa, ascoltatemi in radio, l'intervista è venuta bene, è stato faticoso ma è stata una grande soddisfazione.


(Il destino)

mercoledì 12 dicembre 2018

Politica della monnezza


Straniero, lo sguardo vagante
inquadra il Campidoglio
già colle, e a fianco
Santa Maria all'Aracoeli
che una scalinata folle
innalza al pari livello.
Riposa l'occhio per alcuni
istanti secolari, e noterai
la mole del Vittoriano
che schiaccia l'Aracoeli
contro il Campidoglio.
I monumenti "sgomitano"
e le loro "altezze" indicano
le quote del prestigio.
("Politica estetica" di Valentino Zeichen)


Ci sono città famose per lo skyline, a Roma il sole rosseggia dietro i colli di rifiuti.
Quando poi si aggiunge il fuoco, Nerone fu il primo, il panorama sa di plastica bruciata.
Aspetto i giorni subito dopo Natale, ricostruirò i banchetti e i doni portati in case sconosciute, saranno i rifiuti lasciati fuori e dentro cassonetti sbracati a cantare la carola natalizia, quanti erano a tavola, sarà piaciuto il nuovo telefonino, qualcuno ha lasciato le lenticchie, il panettone artigianale è sempre migliore di quello industriale...
Come nuovi Neroni guardiamo stracchi l'orizzonte, la montagna di monnezza  finalmente supera l'obelisco. È andato bene anche quest'anno.


(Monumento sotto casa)





martedì 11 dicembre 2018

Pietre d'inciampo


Spalmatemi d'olio di sesamo
mettetemi al sole nuda
giratemi da una parte all'altra
con la delicatezza
di una madre amorosa
che cambia il figlio
dite piano che sono bella
che Dio c'è
e non avró pudore
di pregare
di nascondere
l'amore.
(Da "In difesa del padre" di Edith Bruk)



Sulle amate pietre d'inciampo, luoghi della memoria e del cuore da proteggere. A Roma alcune sono state divelte e sottratte, gesto fascista o inconsapevole, magari commesso da chi va in giro in cerca di rame, di metalli da rivendere. In questo tetro panorama comunque, qualsiasi sia stata la causa di questo affronto, queste righe.

Ho uno strano modo di pregare, è fatto di vari modi di pregare. Uno fra questi è leggere con attenzione i nomi incisi sull'ottone delle "pietre dell'inciampo" sul marciapiede (clicca QUI per la loro storia)Leggerli bene, quasi sillabandoli, quei cognomi, e le date e i luoghi di nascita e poi di morte. Giorni conclusi in luoghi sinistri, passati lontano da quel portone che ho qui davanti, a un passo da me, da oggi, e che sa ancora di casa, di calore e di affetti. Di abbracci.
E' una delle mie preghiere strane sostare davanti a queste brevi informazioni dorate. Ci spendo un momento anche se vado di fretta, dedico loro un'attenzione a parte, leggo quelle iscrizioni lucide scansando un mozzicone o una foglia, tento di ricordare almeno un cognome per ripetermelo tra me e me per qualche passo ancora. 
E mi "faccio inciampare" da quei sampietrini, da quelle icone sacre, ogni volta. 


lunedì 10 dicembre 2018

Smalto nero


Di brutti pensieri riempivo la stanza
Poi con gli sforzi di una vita intera
Giro l'Italia riempiendo i locali
Mentre questi a casa parlano di Sfera

Non ho mai chiesto niente a nessuno, mai a nessuno
No, lo giuro, mai a nessuno
Dentro questo tran tran, fra', colpo grosso
Tu invece sei sopra a un tapis roulant, corri sul posto

Quindi corri, corri, corri, corri, corri
Parla meno, pensa a farne molti, molti
Quattro in mate', ma ora faccio i conti, conti
Apro conti, fra', divento un conte, con te, wooh
("Tran Tran" di Sfera Ebbasta)

Non penso alla musica del male, istigatrice di chissà che bassi istinti, e questo testo rappresenta una generazione, nulla di più, e le uscite di sicurezza diventano piccole quando la gente diventa calca. Successe in un cinema di Torino, ero ragazzina, ricordo i servizi del tg sulle vittime, sessantaquattro, stavano passando un bel pomeriggio e anche lì le via di fuga non erano adatte a far defluire così tante persone terrorizzate dal fuoco. Mi scioccò.
Di brutti pensieri riempivo la stanza
La cosa inconcepibile è quando la morte ti sorprende mentre ti stai divertendo, un concerto, un film, una partita, una passeggiata sul lungomare al tramonto. Le luci strobo non possono essere la scenografia giusta per morire, arriviamo, se ci riusciamo, a pensare a un ospedale o a una casa bombardata al massimo, ma le luci colorate cosa c'entrano? 
Rimangono i video sul cellulare, i selfie con la felpa giusta, lo smalto nero che lacca unghie piccole.


(ragazzini)