venerdì 28 novembre 2014

Parole e fiori secchi

Areando la mia roba
in mezzo ai libri stranieri
petali di fiori di ciliegio seccati
(Shiki 1867-1902)





Ho sempre pensato che gli ascoltatori di Radio3 siano da considerarsi "patrimonio dell'umanità". Cito per tutti, quelli di Primapagina per il tratto e la competenza e anche per quella loro voce che, a volte, impercettibilmente si rompe quando toccano temi importanti per la comunità civile. Per me ogni mattina sono i portavoce ufficiali di un'Italia possibile. 
Poi c'è, amata ma temutissima dai conduttori, e vado al punto, la categoria degli ascoltatori caratterizzata dalla devozione totale nei confronti della lingua italiana. Veri correttori automatici in persona, sono gli immediati e inesorabili evidenziatori giallo-neon dei maledetti strafalcioni da diretta.

Per il loro palato raffinato - e vorace! - si offre questo "Comunque anche Leopardi diceva le parolacce" (Mondadori) brillante saggio di Giuseppe Antonelli, linguista e conduttore de "La lingua batte" su Radio3.

In modo colto e divertente Antonelli offre una visione sulla lingua laica e aperta. Nell'italiano ben vengano novità e movimento, dice l'autore. Neologismi e contaminazioni che ne garantiscano vivacità e ricchezza. E scoprendo parolacce in Dante e in Leopardi, e la tendenza dei cinesi a non sopportare gli anglismi quasi quanto alcuni ascoltatori di Radio3, continuo la mia lettura su parole vecchie e nuove.
Antonelli ragiona su una tesi di fondo molto semplice: sfruttare le occasioni che il presente offre. Invece di rimpiangere il passato, ci dice, sarebbe il caso di considerare la grammatica non come l'amato libro su cui abbiamo studiato - e che ora giace polveroso in cantina - ma come un propulsore verso una conoscenza aggiornata e puntuale. E che non serba le parole come fossero "petali di fiori di ciliegio seccati".
Nell'epoca di Internet vale anche un "e-taliano", continua, non lingua depauperata ma arricchita, strutturata e solida senza rigidità. 

Una bella sfida, quella che immagina questo saggio ricco di documenti, citazioni e curiosità e che analizza l'uso della lingua senza demonizzazioni o sterili nostalgie. 




(P a r o l e .   P a s s a n d o    d a v a n t i    a    u n a   v e t r i n a .  R o m a )   




  

giovedì 27 novembre 2014

Io in una pittura

Il mio cavallo cammina
per la pianura d'estate.
Io in una pittura.
(Bashō 1644-1694)




Capita che certe parole ci vengano in visita dal passato. 

Mi trovavo in quella seccante situazione che conosciamo tutti: sulla sedia del dentista. Immobile, piedi formicolanti, lingua secca prosciugata da quella specie di uncino aspirante, con un orecchio improvvisamente da grattare su cui premeva parte di quell'aggeggio che consente di tenere la bocca ben aperta. Mentre stavo combinata così, casualmente mi intravedo riflessa in un segmento metallico della lampada accecante, che pietosamente ogni tanto mi abbassano dagli occhi sbarrati, e penso "Ma guarda che caspita di mordacchia mi hanno messo!" 
'Mordacchia' è una parola che usava mio padre. "Ti metto la mordacchia!" mi diceva quando rompevo, quando parlavo troppo con il mio tono petulante che lui imitava facendo le smorfie. Imparai perfettamente il significato di "mordacchia" pur vivendo in un appartamento e non in una fattoria. 
E amo il suono dispettoso di questa parola buffa che scherza con "racchia" e con "morso" e che un papà esasperato e simpatico mi lanciava dietro quando ero ragazzina. Una parola che ieri pomeriggio, dal dentista, improvvisamente, mi ha accarezzato.

Capita così con certe parole che, all'improvviso e chissà perché, ci raggiungono dal passato.


(Il mio cavallo cammina)



mercoledì 26 novembre 2014

Bicchiere di sakè

Un buon rifugio 
immerso nelle montagne -
di fronte vendono sakè
(Santoka 1882-1940)




Ecco dove vorrei stare! Nel rifugio di Santoka di sicuro non esiste wifi e staccherei da tutte le beghe politiche facendomi su un cicchetto!
Ma i dirigenti del Pd che in TV parlano sempre male del Pd? Cosa vogliono comunicarci? Non rimpiangendo nè l'immobilismo, nè la mancanza di dialogo all'interno di un partito, mi chiedo: le frasi a mezza bocca, le allusioni, le battute, questi rosicamenti, questi twitter compulsivi e pungenti tra loro e su di loro, a chi giovano? 

La Camera oggi dice sì alla riforma sul lavoro con 316 voti favorevoli e 6 contrari. E cosa fanno? Formano il "gruppo dei 29" ovvero il gruppo dei deputati del Pd - tra cui Rosy Bindi! - firmatari di un documento in dissenso. In questi mesi di travaglio, abbiamo assistito a qualsiasi tipo di colpo basso, che tristezza.

Allora sto con un vecchio dirigente come Bersani e faccio mio il suo ovvio "bicchiere mezzo pieno" (di sakè?) chiedendomi il senso di votare contro e rimanere dentro il partito. 
Anche perchè, là fuori, Berlusconi dichiara di non lasciare il tavolo e di assumere Matteo Salvini, di cui intuisce l'appeal in ascesa, come "bomber", il razzismo assume forme sempre più tangibili, i negozi chiudono e siamo tutti più tristi e rancorosi.


(fuori)




martedì 25 novembre 2014

Sole, stelle e silenzio

Radioso splendore
del sole sulle pietre
che landa desolata
(Yosa Buson 1715-1783)





Alla luce del trepidante saluto all'astronauta Samantha Cristoforetti, a cui mi unisco, riflettevo sull'idea di spazio condivisa dai più, risultato, al massimo, di qualche film di fantascienza o cartone animato. 
Una claustrofobica navicella, omini col casco tipo boccia dei pesci rossi al rovescio, movimenti rallentati. Per pranzo, barrette al sapore di pasta al sugo o di bistecca e le posate che levitano dispettose in assenza di gravità. Fuori l'oblò, un fondale buio, non molto rassicurante in verità, scie luminose, pianeti lattiginosi, la "landa desolata" della luna con i suoi crateri, la terra azzurrina e la palla infuocata del sole. 
Sparso ovunque e infinito, un luccichio tipo quello della porporina sui presepi. 
Luca Parmitano ci ha già abituato a immagini riprese e fatteci arrivare da lui stesso direttamente sulla terra, e sui nostri smartphone, via social. Il triangolone dell'Africa, le costellazioni in presa diretta e comete fluttuanti che ci recapitava, non hanno mai tradito la nostra aspettativa bambina, modesto frutto di manga e tg.
Solo una cosa, purtroppo, nessun equipaggio spaziale potrà restituirci: il silenzio che si "sente" lassù.
Quella precisa sonorità di silenzio spaziale non riusciremo mai a capirla né a immaginarla. 
Quello strano e invincibile padre di tutti i silenzi. 
Quel silenzio tangibile e visibile che nessun astronauta riuscirà, purtroppo, mai a condividere neanche con un prodigioso tweet stellare.


(Galleria Arte Moderna di Roma. "Il sole" visto da Giuseppe Pellizza da Volpedo 110 anni fa) 




   












lunedì 24 novembre 2014

Vivibilità

Sapendo che mangia la serpe
orrenda la voce
del fagiano verde
(Bashō 1644-1694)




A proposito dell'uso propagandistico dei fatti di Tor Sapienza.
Ma qualcuno di Roma o di Ostia, si ricorda gli appellativi all'indirizzo dei "romani" urlati prima da quei palchetti delle sagre padane e poi dagli scranni del Parlamento? Dove sono finiti orgoglio e memoria?

Negli ultimi giorni abbiamo assistito al tifo per la calata su Romaladrona di eleganti personaggi con cravatta verde.
Abbiamo ascoltato slogan da ultras che rivendicano la proprietà del territorio e poi, in tv e sui giornali, la raffica delle testimonianze dei cittadini della "porta accanto"  - ma non potrebbe rimanere chiusa a chiave quella "porta"? - seriamente allarmati perchè "cce stanno troppi negri che ce rubbeno il lavoro".

Un'ideale risposta a queste proteste arrivava sere fa da "8 e 1/2" dove il Ministro Alfano prometteva ai cittadini, accigliato e forbito, di rendere più sicure le periferie. 
"Ma il problema" - gli rispondevo dal divano - "è renderle più vivibili, non più sicure! Più vivibili, Alfano!  V I V I B I L I !".
Una periferia con dei bar più accoglienti (magari #noslot), un bel campo giochi funzionante con annesso asilo nido, una biblioteca fornita e allegra... Poi una scuola ripulita, nei cui paraggi anche qualche albero, panchine dove sbaciucchiarsi, servizi e mezzi pubblici adeguati... 

Con la vivibilità, si attenuerebbero visibilmente i conflitti e si potrebbero disinnescare le intolleranze. 

"Altro che sicurezza, ronde e manganelli!" strepitavo inascoltata, mangiandomi il cuscino dove ero seduta. "VIVIBILITA'!".

Solo con la vivibilità anche i "fagiani verdi", o neri, sarebbero afoni.


(Vivibilità)









venerdì 21 novembre 2014

Ho dei libri!

Ho del riso
dei libri 
e persino del tabacco.
(Santoka 1882-1940)





Da oggi in poi, quando vorrò parlarvi di qualche libro che mi passa tra le mani e che mi colpisce, userò questo haiku come come sigla del post. Del resto, sono o no una... radiofonica?

Ho scoperto il "mistico drop-out" Taneda Santoka traducendolo, haiku dopo haiku, dall'inglese, perdendo ovviamente le assonanze e il ritmo giapponese dei tre ku, ma cercando di recuperare almeno lo "spirito" di questo maestro zen.
Sono risalita al suo diario, edito da una piccola casa editrice americana, e ho ricostruito, per chi mi segue, l'esistenza del monaco "in cammino" dagli occhiali tondi. Grande esperto di fallimenti umani (riuscì a far implodere in un colpo gli affari della piccola distilleria ereditata dal padre e il matrimonio) e della fatica della solitudine, l'alcolista pieno di rimorsi e il grande amante degli onsen e dei grilli (digita Santoka nell'archivio). 
E così, ho imparato a riconoscere e ad ammirare la sua fermezza - tratto insospettabile vista la sua storia - e la sua finezza letteraria, pur mediata dalla traduzione inglese. 
I piccoli mondi descritti in modo cristallino e il sentirsi così poco zen, così inadeguato...

Insomma, questa novità dello "haiku-sigla" per dirvi che oggi vi parlerò di un romanzo appena uscito. Anzi, NON vi parlerò di un romanzo appena uscito perchè non l'ho ancora letto. Ma a certi autori va la fiducia a priori. 
Vi saluto, passerò il mio weekend in ottima compagnia! Ho del riso, dei libri e persino del tabacco!


(Philip Roth, Santoka e... la radio, cliccando QUI!)














giovedì 20 novembre 2014

Eternit

Scuotiti o tomba!
La voce del mio lamento
il vento dell'autunno
(Bashō 1644-1694)



Dopo quaranta anni di ricostruzioni dei fatti, ieri si è chiuso il processo Eternit con una sentenza inaspettata: annullata la condanna all'industriale svizzero. 
I parenti delle "vittime", così ancora vogliamo chiamarle nonostante tutto, vedono sfumati i risarcimenti economici e morali. Da quello che capisco non c'è nessun colpevole. Ma può essere prescritto un reato del genere? 
Rimangono tremila morti.

Nord: "Eternit", nel cui nome già c'era un senso di tombale, di eterno.
Sud: "Terra dei fuochi", fuochi fatui e fiamme eterne
"Eternità", come per i processi in Italia.


("Le sette torri celesti". L'eternità secondo Anselm Kiefer )


mercoledì 19 novembre 2014

Medicine

Continuo a tossire
non c'è nessuno 
che mi batta la schiena
(Santoka  1882-1940)




Non ho grandi certezze, figuriamoci in materia religiosa, ma mi è dispiaciuto immaginare lo smarrimento di qualche malato credente dopo le dichiarazioni del grande scienziato Umberto Veronesi (leggi notizia qui).
Detto questo, oggi una piccola ottima informazione in campo medico. Nelle farmacie di Roma, Milano, Varese e Torino, città che aderiscono al progetto Bancofarmaceutico, sono visibili contenitori che raccolgono medicinali usati e non scaduti, da destinare a chi non ha soldi per acquistarli.
Quando un'iniziativa che parte dal basso è chiara, non degenera in pollai ideologici ma è, e rimane, di pura solidarietà. Tutte le informazioni e un elenco chiaro delle farmacie a cui lasciare i propri farmaci usati e non scaduti QUI.
Tutto qui. Facile facile. Io vado...


(Dalla mia scrivania: malatina ma con netti segni di ripresa)




martedì 18 novembre 2014

Vestigia

Vestigia di sogni
dei Romani - cadono
le foglie rosse
(Sono Uchida 1924)



Chi meglio di Uchida, il poeta che per anni ha lavorato a Roma come diplomatico, può raccontare di "vestigia di sogni" classici...nel Dailyhaiku?
Uso questi tre versi dalle foglie rosse, che ora immagino dei platani e non più degli aceri giapponesi, per raccontarvi un incontro speciale di sabato sera e mettere ordine su un paio di cose che mi sono mulinate in testa sull'uso dei classici.

Ho avuto il piacere, e quando il lavoro si coniuga a questo è un momento per me di vera festa, di conoscere il collettivo teatrale Anagoor e presentare al pubblico romano questo ultimo "Virgilio brucia" al Teatro Vascello.
Ora vi racconto come "funziona" lo spettacolo ovviamente secondo la mia lettura.
Lavorando su vari livelli, gli Anagoor dividono l'ora e quaranta di suggestioni virgiliane in due macro sezioni e in una zona centrale.

La prima sezione è caratterizzata dall'uso di registrazioni audio e video che dialogano con cori tradizionali croati, di rara perfezione, in scena. Video-episodi di ambiente scolastico si intersecano al momento teatrale, musica, multilinguismo e frammenti letterari, tratti da Kiš e Broch, ci parlano delle grandi tragedie dell'umanità.
Poi assistiamo a quella che definirei zona centrale, bellissima e struggente, ispirata alla discesa agli inferi virgiliana. Attori e spettatori, ombre immobili, guardano allo "spettacolo" di un video dove una natura serializzata negli allevamenti intensivi sembra solo dover nascere per dover morire.

Nei video ho ritrovato Mondrian, nei panneggi e nella scenografia Bill Viola, Giorgione e Alma Tadema e i toni lividi e "ideali" suggeriscono un'estetica di neo-neo-neo classicismo.  


(Nella letteratura!)



Infine arriviamo alla seconda sezione dove Virgilio, l'attore Marco Menegoni, con un microfono ad asta declama in latino, davanti a Ottaviano e alla sua corte, immobili e in silhouette, il sacco di Troia, la fuga di Enea con il padre e il figlio e la moglie Creusa. Urla la sua verità come al muto cospetto della Storia. 
Virgilio brucia.
Ascoltiamo ritmo e pronuncia, le aspirazioni e tutti i suoni duri di un latino vitale e focoso e, aiutati dai sottotitoli riusciamo a comprendere, non più solo empaticamente, tutto il dolore del mondo attraverso quella che chiamavamo, fino a poco prima, lingua "morta". 
Respiriamo nelle stesse pause di Menegoni e partecipiamo attoniti a un lutto eterno che, perpetrandosi nelle forme più varie, sarà anche il "nostro" lutto. 
E' urgente un uso non feticistico dei classici. Che siano reperti archeologici o letterari, non dobbiamo permettere che  ammuffiscano negli archivi delle biblioteche o nelle soffitte dei musei. Per me, come dicevo QUI a proposito dei bronzi di Riace, meglio un rischio ammaccatura ma in giro per il mondo! E' urgente proprio in questa nostra epoca dove la tendenza è quella di starsene chiusi a casa davanti al pc, inchiodati a una pagina di wikipedia e pensare di avere "già" visto tutto, "già" capito tutto, "già" studiato tutto. 
Come è urgente e "bruciante" leggere la letteratura seria, quella dove non si trovano risposte ma solo domande. E' un lavoro faticoso e aristocratico (beninteso, per me è la comunità dei lettori, sempre più ristretta, quella dei veri aristoi). 

Con questo "Virgilio brucia" gli Anagoor (sito) hanno dato un contributo suggestivo, e quando una lingua morta genera vita è un gran bel momento! 


       







  

lunedì 17 novembre 2014

Scorrendo con l'acqua

Scorrendo con l'acqua 
ho camminato
fino al villaggio
(Santoka 1882-1940)



Oggi Santoka sembra scorrere proprio insieme all'acqua, lungo l'argine di un fiume, in uno haiku dal sapore autobiografico che ci comunica una luminosa immagine zen di armonia con l'universo.
Al contrario, per noi questi sono giorni bui di acqua e fango. Smottamenti, frane, esondazioni e allagamenti. Colpa del clima? Colpa del malaffare e della cementificazione? Dell'inquinamento? Sì, forse, non sappiamo, bene non capiamo. 
Giriamo pagina, l'imbarazzo dei razzismi in aumento esponenziale, la gente in piazza, gli scioperi...

Così, questa acqua che ci affoga, questo fango e questa melma che tracimano dalle foto sulle prime pagine diventano la rappresentazione "plastica" di una crisi non solo economica in cui naviga questo Paese. 


(S O S)*


*
Foto scattata ieri pomeriggio Stazione Tor di Quinto














venerdì 14 novembre 2014

Fiori di glicine

Affaticato
alla ricerca di un tetto
i fiori di glicine
(Bashō 1644-1694) 



"Qui non entrare, non è per voi!" questo simpatico motto di accoglienza era all'indirizzo degli stranieri che ieri mattina gravitavano dalle parti di un bar di Tor Sapienza. Nella polveriera che è diventato nelle ultime settimane questo quartiere romano, la miccia si è riaccesa subito e in poco tempo si è passati alla rissa, poi ai lanci di bottiglie e pietre.     
Come soluzione - ripeto 'soluzione' - nel pomeriggio di ieri si è deciso di trasferire altrove tutti gli ospiti del centro di accoglienza del quartiere, sbarcati in agosto fuggendo da Etiopia, Somalia, Gambia e Guinea.
Leggo lo sconsolato sfogo della presidentessa della cooperativa "Il sorriso" che denuncia il razzismo di una periferia che pensa di risolvere con questo misero sgombero i suoi problemi, di altre malinconiche testimonianze sui fatti di questi giorni, dell'arrivo annunciato di Borghezio, di Alfano, leggo delle lacrime degli operatori. La notizia che vi linko QUI dice testualmente che il trasferimento delle ottanta persone "è cominciato con lo spostamento dei minori non accompagnati".
Minori non accompagnati. Ovvero quarantacinque ragazzini orfani e soli. 
Che pensano degli adulti? Che adulti diventeranno? 
Tristezza e vergogna. Altro che "fiori di glicine"!



(Abbandonati per strada)


















giovedì 13 novembre 2014

Stelle e rosette

L'inizio dell'autunno -
Un velo di nubi attraversa
miriadi di stelle.
(Iida Dakotsu 1885-1962)


Sarà forse perchè l'autore dello haiku di oggi nacque in un villaggio ai piedi del Fuji, il monte simbolo del Giappone da sempre rappresentato con una bella luna piena che lo incorona tra nuvole sottili, che la natura che ci descrive sembra sempre in perpetuo movimento.

Alle ore 17.04 di ieri pomeriggio la navicella spaziale della missione Rosetta si è posata sul nucleo di una cometa dal nome 67P qualcosa. Una missione spaziale mai tentata prima che ci darà via via informazioni da 500 milioni di chilometri di distanza. Viaggio lunghissimo di dieci anni, manovre durate sette ore, atterraggio di fortuna.
Se tutto va come deve andare, fino a marzo 2015 la sonda scatterà foto a ripetizione, come un piccolo paparazzo davanti a una, è il caso di dirlo, "star" meravigliosa, e vecchiotta al punto di essere capace di raccontarci come nacque il sistema solare.
Dalla stele di Rosetta alle stelle di Rosetta ne abbiamo fatta di strada per "leggere" il mondo. Bello poter dire: "c'ero anch'io!" e immaginare  un futuro incantato e incantevole! Vi offro questo link con il suono vero di una stella pulsar. Cliccando QUI si fa un piccolo viaggio mentale, ve lo assicuro...


(Rosetta. Stanziale ma croccante)







mercoledì 12 novembre 2014

Parole

Come mangiando l'uva
una parola e ancora
un'altra parola.
(Nakamura Kusatao 1901-1983)




Ma che bella notizia! Un nuovo font inventato dal designer olandese Christian Boer aiuterà i dislessici a non confondere una lettera con l'altra (notizia qui). Pensando a un alfabeto visivamente più accessibile, l'inventore ha tenuto presente che, per chi soffre di questo disturbo, l'eleganza del segno grafico è un aspetto relativo rispetto alla riconoscibilità sugli altri segni. Quindi una zampetta più lunga qui, uno spazietto là, una curvetta più pronunciata...
Un alfabeto accessibile in ogni senso: si può scaricare il download "Dyslexie" gratuitamente e senza subdoli fini commerciali!
A me sembra bellissimo che tutti possano mangiare chicchi d'uva uno dopo l'altro condividendone il piacere!


("Hakanaï" in giapponese significa "fragilità" ed è anche il titolo di questa performance di Adrian M/Claire B)

Ho assistito alla performance "Hakanaï" nell'ambito degli spettacoli della Fondazione Romaeuropa Festival un paio di settimane fa a Roma. 
Immaginatevi di entrare dentro una scatola, molto simile a un cervello, e riuscire a individuare visivamente scariche elettriche e impulsi sonori tradotti nelle lettere e nei grafemi proiettati sulle pareti (come nella foto che ho fatto). Ipnotizzati dai movimenti di una danzatrice anche noi spettatori fluttuavamo in quella scatola luminosa dove i suoni ricordavano bit elettronici molto simili a quelli di un elettroencefalogramma sonoro. 
In quale realtà vibravamo? Era una realtà "reale" o virtuale? 

Un suggestivo incontro tra materiale e immateriale che mi ha riportato con il pensiero a questa bella scoperta di oggi volta a "tradurre", in modo più semplificato per i dislessici, l'idea del mondo.

martedì 11 novembre 2014

Aceri rossi

Rinuncia al mondo
il villaggio dei miei cari -
i suoi aceri rossi!
(Yosa Buson 1716-1784)



Oggi dedico lo haiku a Roberto Saviano e a chi, come lui, ha dovuto "rinunciare al mondo" in nome della lotta al sistema. E penso a tutti coloro che, scegliendo la strada della giustizia e della legalità, vivono nell'angoscia, lontani da tutto, guardano impotenti la loro vita stravolta, le amicizie cambiate, le scelte segnate, gli amori finiti. Uomini e donne a cui  dobbiamo sempre attenzione e luce.

Ieri i boss dei casalesi, che Saviano ci ha fatti ben conoscere, Iovine e Bidognetti, accusati di avere minacciato lui e Rosaria Capacchione, sono stati assolti per non avere commesso il fatto (notizia qui)La condanna riguarda esclusivamente il loro avvocato. 

Il mio pensiero va alla sentenza Cucchi di qualche giorno fa che sembra dire che il ragazzo fece tutto da solo.


(Foto che ho fatto durante un Fahrenheit di un paio di anni fa. Negli occhi di Saviano "aceri rossi")





lunedì 10 novembre 2014

Candele

Sera di primavera
la fiamma passa
di lume in lume
(Yosa Buson 1716-1784)



È stata proprio una bella "sera di primavera" quella di sabato scorso in piazza a Roma! 

Dopo un tam tam su FB e TW ci siamo ritrovati da una piazza virtuale alla reale Piazza Indipendenza e, tutti insieme, sabato alle sei del pomeriggio, abbiamo acceso tante candele in memoria di Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva, Riccardo Rassman e moltissimi altri.
Mi guardavo intorno. Eccola qui la "società civile", pensavo. Incrociavo sguardi liberi, dritti e caldi. C'erano bambini minuscoli che giocavano con le fiammelle, anziani, ragazzi dei centri sociali con i dreadlocks d'ordinanza, giovani seri dall'aria scout. Tutti sono arrivati in piazza con un ideale comune: che la polizia tratti le persone, sempre e comunque, con rispetto.


Sotto le finestre del CSM, a due passi dalla Stazione Termini, ricovero e incrocio di emarginati e quindi cittadini di serie B, in una piazza che si chiama "Indipendenza", abbiamo ascoltato le parole dei familiari partecipando a qualcosa di simile a una messa laica. Uniti, silenziosi e commossi. Le candele, la musica sommessa di un gruppo di fiati, il raccoglimento in mezzo al caos di Roma.

E poi ci siamo salutati, con la speranza che la fiamma passi "di lume in lume"! 







venerdì 7 novembre 2014

Pioggia e gatti blu

Sta piovendo -
un gatto infangato
sonnecchia sul sutra
(Natsume Sōseki 1867-1916)






Piove a dirotto anche nello haiku di oggi.
Con tre versi appaiono mondi: la stagione, qui attraverso il kigo della pioggia, il calore di un momento buffo che volutamente stride con la solennità del sutra. Il ribaltamento di senso, dato dal kireji finale.
Natsume Sōseki è stato lo scrittore che, con "Guanciale d'erba" edito da Neri Pozza, tempo fa mi ha aperto la porta sulla letteratura giapponese. Uscito nel 1906, anticipando di una dozzina di anni "La passeggiata" di Robert Walser, anche il passeggiatore di Sōseki ci guida lungo un cammino di conoscenza e introspezione popolato da incontri casuali e formativi. Ragionamento sul senso dell'arte, è anche una metafora della conoscenza in un'atmosfera di sospensione atemporale puramente giapponese.


Andando in giro in motorino per Roma, e sempre proposito di inizi, notandola tappezzata di manifesti che pubblicizzano il film "Doraemon", non posso non individuare proprio in questo cartone il mio primissimo e inconsapevole accesso al Giappone.
Sì, avete capito bene. Andavo pazza per Doraemon!
E' stato proprio il gatto spaziale con la sacca magica a introdurmi nelle case e nelle abitudini quotidiane giapponesi, ad abituarmi a quei "suoni" strani. A insegnarmi il significato di parole come bento, dorayaki, tatami e futon. Pupazzi che si sedevano a tavola senza le sedie, indossavano kimono e mi raccontavano storie di amore per la natura e per gli altri, valori semplici, e semplificati dalla sceneggiatura per ragazzini, come l'integrità morale, il coraggio e il rispetto. Ambienti domestici dove si intravedeva il piccolo altare casalingo, che ora so essere il tokonoma, dove i fiori erano disposti geometricamente e il tè servito con tutte le cure.
Mentre sgranocchiavo serafica la merenda davanti alla televisione, sui giornali degli anni ottanta sociologi, pedagoghi e psicologi si arrovellavano sulla potenziale nocività dei cartoni giapponesi in tv. Alabarde spaziali, accigliati mazinga, orfanelle dalle lacrime luccicanti, gatti spaziali eccetera eccetera, in effetti avevano spazzato via i vecchi Disney.

In rete su Doraemon si trova di tutto. Tra le tante notizie: un lottatore di sumo, che per i giapponesi è quello che il calcio significa per noi se escludiamo feriti e teppismo, ha scelto come soprannome Doraemon. O che il termine doraemon è entrato comunemente a significare qualcosa capace di soddisfare tutti i desideri. O ancora che il cartone ha finito di esistere con la morte del suo ideatore (ma questo film, allora?) e che il gatto blu è una sorta di santo patrono degli otaku, ovvero degli appassionati ossessivi di manga, anime e cultura pop giapponese. 

In un certo senso, il Giappone produce, serializza, "diventa" i suoi personaggi. Se hai la possibilità di attraversare le strade di Tokyo, o di città meno sfavillanti, non puoi non notare anche un aspetto ludico. La moda, i gesti, i cartelli, gli avvisi in giro, i sorrisi dolci o trepidanti. I bambini in divisa, le ragazze con le minigonne, il gusto en travesti: tutto un mondo in versione gadgets.  Lo stesso "spegnersi" sulla metropolitana dopo una giornata lunga di lavoro per "accendersi" alla fermata giusta, sembra uscito da una storia manga. Come la fissa per il karaoke o il pachinko. Come il parco dove convivono un antico tempio dorato e steccati di plastica che imita il legno. Dove i grandi magazzini prevedono tutte, ma proprio tutte, le esigenze dei clienti, i water sono musicali e fasulle stelle cadenti, proiettate su un mega schermo, permettono comunque di esprimere un vero desiderio. 

Ripongo al volo l'iphone con cui ho fatto la foto nella mia "tasca spaziale", rimetto in moto e canticchio la sigla di Doraemon pensando a Sōseki, nonostante la pioggia che batte sul parabrezza.











giovedì 6 novembre 2014

Obama

Basso sopra i binari
il volo dell'anatra selvatica
Notte di luna.
(Issa 1763-1827)



"Yes we can!"
Ci avevamo creduto. Era il nostro sogno americano (qui) E ora me la chiamano la stagione dell'anatra zoppa e il suo volo, nei prossimi due anni, può essere solo "basso". Noi parliamo delle nostre istituzioni, criticandone cavilli e bizantinismi, ma anche in America non scherzano...


(Fast food e notte di luna a Villa Borghese.)







mercoledì 5 novembre 2014

Camelia

Una camelia
cadendo ha traboccato
l'acqua racchiusa
(Matsuo Bashō 1644-1694)




Nel Giappone di Bashō la camelia simboleggia l'amore e la vita spezzati. 

Pensando a Brittany Maynard e al suo grande amore per la vita. E alla sua battaglia personale e civile che, traboccata dai social, megafono dei tempi, tracima fuori nonostante tutto. Inonda e sommerge lo sciocchezzaio dei tuttologi, chiusure religiose, certezze ideologiche. Non vi linko le ultime notizie, esternazioni o prese di posizione sulla sua vicenda. Non mi va. Se volete, un vecchio post QUI.


(vita degna)





martedì 4 novembre 2014

Oche

L'ombra caduta sul mare:
i gridi delle oche selvatiche
deboli e stanchi
(Matsuo Bashō 1644-1694)



Leggo del crollo in Borsa del titolo Moncler dopo il servizio di Report di Rai3 di domenica sera (video qui).
Tutte quelle oche - delocalizzate? - maltrattate per imbottire piumini, spiumate vive tre o quattro volte durante l'arco della loro esistenza, quei lugubri lavoranti ungheresi che le "tosavano" velocemente a trenta centesimi al capo in condizioni che ricordavano una favola nera dei fratelli Grimm - pensate al baccano, all'odore, alla fatica, ai maltrattamenti umani e animali - hanno fatto precipitare le azioni del marchio e contribuito a farmi guardare in cagnesco il mio piumone che avevo appena tirato giù dall'armadio.
Che la batosta economica serva a tutelare uomini e oche! 
Aggiungo che ancora più orrore mi fa il pâté de foie gras francese ottenuto ingozzandole forzatamente per ottenerne in quantità industriale e low cost. Non sono vegetariana ma me ne chiedo il senso. 
Chiamiamolo "Mousse di Fegato Cirrotico" e non lo comprerebbe più nessuno. 


(Oche mantovane travestite per sopravvivere.)


lunedì 3 novembre 2014

Farfalla a Pioltello

Sulla grande campana
posata a dormire
ah! la farfalla
(Yosa Buson 1716-1784)




Quanto mi piacerebbe essere una farfalla e volare in una scuola qualsiasi di Pioltello, piccolo comune in provincia di Milano con la più alta concentrazione di bimbi stranieri nelle scuole, dove oltre il 30 % sono figli di migranti.
Svolazzare tra i corridoi quando suona la campanella della ricreazione, ascoltarli quando interrogati. Vederli studiare, litigare e fare pace. O posarmi su capelli liscissimi, crespi, infiocchettati o a spazzola, per planare su merende colorate.  

In Italia uno studente su dieci ha genitori immigrati che arrivano da Romania, Albania, Marocco, Cina, Filippine, Moldavia, India, Ucraina e Perù (notizia qui e qui). .
La lotta contro il razzismo parte dai banchi di scuola e quella per l'integrazione da iniziative illuminate come quella promossa dalle Biblioteche di Roma che offrono una serie di corsi d'italiano e laboratori gratuiti per adulti (info qui).   

Cosa succede di bello nelle vostre città su questo tema?
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(Bucuresti mercato di Obor. Biscuiti rumeni buonissimi. Sarati (cracker) nuca (quadrati) e con ovaz (farina d'avena). Vuoi?)