martedì 18 novembre 2014

Vestigia

Vestigia di sogni
dei Romani - cadono
le foglie rosse
(Sono Uchida 1924)



Chi meglio di Uchida, il poeta che per anni ha lavorato a Roma come diplomatico, può raccontare di "vestigia di sogni" classici...nel Dailyhaiku?
Uso questi tre versi dalle foglie rosse, che ora immagino dei platani e non più degli aceri giapponesi, per raccontarvi un incontro speciale di sabato sera e mettere ordine su un paio di cose che mi sono mulinate in testa sull'uso dei classici.

Ho avuto il piacere, e quando il lavoro si coniuga a questo è un momento per me di vera festa, di conoscere il collettivo teatrale Anagoor e presentare al pubblico romano questo ultimo "Virgilio brucia" al Teatro Vascello.
Ora vi racconto come "funziona" lo spettacolo ovviamente secondo la mia lettura.
Lavorando su vari livelli, gli Anagoor dividono l'ora e quaranta di suggestioni virgiliane in due macro sezioni e in una zona centrale.

La prima sezione è caratterizzata dall'uso di registrazioni audio e video che dialogano con cori tradizionali croati, di rara perfezione, in scena. Video-episodi di ambiente scolastico si intersecano al momento teatrale, musica, multilinguismo e frammenti letterari, tratti da Kiš e Broch, ci parlano delle grandi tragedie dell'umanità.
Poi assistiamo a quella che definirei zona centrale, bellissima e struggente, ispirata alla discesa agli inferi virgiliana. Attori e spettatori, ombre immobili, guardano allo "spettacolo" di un video dove una natura serializzata negli allevamenti intensivi sembra solo dover nascere per dover morire.

Nei video ho ritrovato Mondrian, nei panneggi e nella scenografia Bill Viola, Giorgione e Alma Tadema e i toni lividi e "ideali" suggeriscono un'estetica di neo-neo-neo classicismo.  


(Nella letteratura!)



Infine arriviamo alla seconda sezione dove Virgilio, l'attore Marco Menegoni, con un microfono ad asta declama in latino, davanti a Ottaviano e alla sua corte, immobili e in silhouette, il sacco di Troia, la fuga di Enea con il padre e il figlio e la moglie Creusa. Urla la sua verità come al muto cospetto della Storia. 
Virgilio brucia.
Ascoltiamo ritmo e pronuncia, le aspirazioni e tutti i suoni duri di un latino vitale e focoso e, aiutati dai sottotitoli riusciamo a comprendere, non più solo empaticamente, tutto il dolore del mondo attraverso quella che chiamavamo, fino a poco prima, lingua "morta". 
Respiriamo nelle stesse pause di Menegoni e partecipiamo attoniti a un lutto eterno che, perpetrandosi nelle forme più varie, sarà anche il "nostro" lutto. 
E' urgente un uso non feticistico dei classici. Che siano reperti archeologici o letterari, non dobbiamo permettere che  ammuffiscano negli archivi delle biblioteche o nelle soffitte dei musei. Per me, come dicevo QUI a proposito dei bronzi di Riace, meglio un rischio ammaccatura ma in giro per il mondo! E' urgente proprio in questa nostra epoca dove la tendenza è quella di starsene chiusi a casa davanti al pc, inchiodati a una pagina di wikipedia e pensare di avere "già" visto tutto, "già" capito tutto, "già" studiato tutto. 
Come è urgente e "bruciante" leggere la letteratura seria, quella dove non si trovano risposte ma solo domande. E' un lavoro faticoso e aristocratico (beninteso, per me è la comunità dei lettori, sempre più ristretta, quella dei veri aristoi). 

Con questo "Virgilio brucia" gli Anagoor (sito) hanno dato un contributo suggestivo, e quando una lingua morta genera vita è un gran bel momento! 


       







  

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