lunedì 25 aprile 2022

25 aprile

Spuntano i germogli
al tronco d'un grande albero
poggio l'orecchio
(Hosai 1885-1927)


Quando ascolto le testimonianze dei partigiani quei vecchi corpi diventano legno vigoroso, si coprono di foglie verdi, le braccia rami fronzuti sotto cui ripararmi.

                                                                           (Partigiano)



venerdì 22 aprile 2022

Quiete
in veranda
forbici e peonie

(Sōseki 1867-1916)


Cerco questo in giro. Da sotto il casco, cerco la quiete altrui per farla mia. Al semaforo tiro su lo sguardo verso un terrazzino curato, la fila dei vasi fioriti, l’incannucciata di foglie, il tavolino. Mi si attacca un pezzetto di quiete addosso in questa Roma spettinata da un vento afoso, e un altro ancora, magari alla prossima sosta dopo il viadotto, risalendo la collina di palazzine. Le cerco anche camminando le terrazze quiete, pensando ad altro mi scopro nella mia investigazione segreta. Che qualcuno si affacci e incroci il mio sguardo. Il sorriso di chi non conosco vale una peonia.




sabato 16 aprile 2022

Buona Pasqua


Frescura -
Tra qui e la campana
i rintocchi
(Yosa Buson 1715-1783)

È una Pasqua diversa, ammaccata. Come noi che la festeggiamo, siamo ammaccati. Domani ci sarà il pranzo, e qualcosa ci riporterà indietro ad altre pasque, ad altri anni, come fosse un “din” di campana, il profumo di arancio candito, e “don”, il vassoio tirato fuori per l’occasione... Ci aggrappiamo ai pezzetti di cioccolato per farlo bello quel momento che durerà un rintocco, per provare a godere della vita che ci è capitata tra le mani. Per capirla la nostra fortuna. Per ascoltarla. 
Tanti auguri di Buona Pasqua cari lettori, tanti auguri da Susanna.




giovedì 14 aprile 2022

Giorno lungo

Giorno lungo.
Le mani che si erano incontrate
Restano unite
(Hino Sōjō 1901-1956)


Guardo la tv, la guardo ormai senza ascoltare più quello che dicono sulla guerra. Non mi interessano quelle fazioni armate di parole degli approfondimenti, mi fisso sulle immagini che passano, morti, scarpe, trolley, cercando di guardare ciò che non vedo, di capire. La mia preghiera laica.






venerdì 1 aprile 2022

Fiorisce un pero


Fiorisce un pero -
sul luogo della battaglia
le rovine della casa
(Shiki 1867-1902)


Ecco lo haiku che parla per chi, come me, guarda al fiorire dei germogli tra le macerie di un campo di battaglia. Guarda alla pace, alla diplomazia, nel nome dei semi non violenti custoditi nel tempo nonostante la sopraffazione o l’ideologia dei nazionalismi e dell’identità (che concetto sopravvalutato, l’identità, nel nostro mondo in divenire!). Ecco Shiki, il monaco pensieroso e malato, chiuso nella stanza a osservare i cocci di una vita che avrebbe voluto diversa. Ma il suo sguardo va oltre posandosi su quel germoglio. Come la giornalista Marina Ovsyannikova col suo cartello scritto coi pennarelli, guardate qui, diceva al mondo, guardate! Ecco l’haiku che parla per me, fuori dai talk televisivi, eccolo qui. 



giovedì 10 marzo 2022

Dal 24 febbraio 2022


Luna d’inverno
sento i ciottoli
sotto le mie scarpe
(Yosa Buson 1715-1783)


Ieri le bombe sono cadute sull’ospedale pediatrico di Mariupol. Donne in travaglio e bambini malati, personale medico, infermieri. In tv l’immagine di un piccolo tracheotomizzato in braccio a un uomo, ballonzolava tutto, i tubi trasparenti che gli pendevano dal naso e dalla bocca. Gli occhi.

                                                                      (Bomba sotto le scarpe)

        





giovedì 3 marzo 2022

Dal 24 febbraio 2022


La campanella
appendo a misurare
la mia tristezza
(Momoko Kuroda 1938)

Haiku della quotidianità.

Dal 24 febbraio nella finestra del mondo globale sfilano immagini di guerra. Le fissiamo, cercando un appiglio qualsiasi che non ci faccia precipitare, la tavola da sparecchiare, una telefonata da fare, lo zucchero che manca da comprare, magari domani... Domani. 
L’hard disk del cervello ne sta salvando tante, anche la mano di un papà che cerca quella della sua bambina al di là di un finestrino. Il treno in partenza affretta quel saluto che sto ancora guardando.

                                                                              (Abbraccio)





martedì 1 marzo 2022

Un anno

Mi seggo tutto solo sul ciglio della strada,
guardo il misero mio angusto mondo
e carezzo con man che trema l'erba.
(da una poesia di Camillo Sbarbaro)


Cara Rossella,
oggi la nostra radio senza di te è più triste, più buia. Se ne vanno via anni spensierati, anni belli, che tra noi sono stati di avvicinamento continuo. Ci siamo studiate per tanto tempo noi due, così diverse e così libere entrambe, opposte in tutto eppure complementari. Quanto mi sarebbe piaciuto portare avanti un "nostro" progetto radiofonico, saremmo state super... Ci siamo "trovate" durante uno di quei viaggi in pullman, di quelli infiniti, con Steve che canta l'uomo ragno e gli scherzi e le risate; chilometri macinati da una classe di studenti attempati: la nostra radio in trasferta. 
Confidenza, questo è quello che ha caratterizzato l'amicizia tra noi. Rispetto. E solidarietà tra colleghe. E franchezza. Tu così composta, razionale, capace, a miei occhi, di dominare ogni situazione, ridevi del mio temperamento assai poco zen, dell'impeto mio di buttare per aria tutto, delle mie facce alle riunioni... Ti ho "trovata" al mio fianco durante lo spavento che mi presi quella volta. E mica mi mollavi, mi torna in mente ora che scrivo. Protettiva, rigorosa prima di tutto con te stessa. Ricordo il compiacimento per un acquisto frivolo, l'amore per tuo marito, il sorriso sotto un nuovo taglio di capelli. 
Passo davanti alla porta chiusa della tua redazione. 
Ci lasci affranti, Rossella, qui, in questa giornata lavorativa a cui dobbiamo dare un senso, calati in un periodo sospeso dove anche portare un fiore diventa un'impresa, ci guardiamo l'un l'altro senza voler capire.

                                                            (pensando a Rossella)
  
 


           

lunedì 28 febbraio 2022

Guerra

Prendete la luna"
dice il bambino,
piangendo.
(Issa Kobayashi 1763-1827)

Dovremmo prendergli la luna. Invece fissiamo gli schermi che inquadrano piccole manine operose, e pezzi di polistirolo da sbriciolare come fosse un gioco nuovo, e intorno bottiglie di vetro da riempire.
La luna.
                                                                   (Sotto la luna)











giovedì 6 gennaio 2022

Poesia della befana


Carbone che brucia:
anche gli anni
passano così
(Issa 1763-1827)

Ma esiste un befanone che ci restituisca questi due anni? Che lasci una calza con dentro le perse occasioni, gli amori impediti e i baci non dati, gli amici non visti e i nonni non visitati? E i viaggi non fatti e i compleanni non festeggiati… Esiste un rimborso, una restituzione o mi tocca solo carbone?


                                                                    (Abbracci non dati)

lunedì 3 gennaio 2022

Archiv- io

Spuntano i germogli
al tronco d'un grande albero
poggio l'orecchio
(Hosai 1885-1927)

Questa mattina sceglievo in archivio qualche frase da mandare in onda per l’omaggio a Gianni Celati che avevamo previsto in apertura di puntata. Rovistare nelle vecchie interviste è tra i compiti del mio lavoro ma la nota struggente di quello che trovo, che risuona diversamente dopo che chi ha  pronunciato quelle parole non è più, finisce per accompagnarmi nella giornata intera. È una strana sensazione, che riconosco ogni volta in cui sono intenta in questa operazione di ricerca, attiene alla cosiddetta professionalità ma ha molto della sfera intima, legata com’è, l’azione del riascolto, a una strana, sorprendente forma di autoanalisi. Ci si immerge in un’altra esistenza - che non è più - ma anche in un antico io (ero lì a Torino, il mio ricordo di Celati seduto con qualcuno, dietro le quinte, in attesa di essere intervistato, la sua distante gentilezza… ). E finisce che mi riascolto in parole altrui, perché quel momento che fino a poco prima era perso nella mia memoria, adesso porta la data d’archivio, scritta con i pixel della schermata. Scelgo le frasi più adatte da mandare in onda di lì a poco, un montaggio di cinque minuti che racconti qualcosa…

Celati ponderava le parole. E rispondeva con calma, pensandoci bene. Con mitezza e precisione. Ghirri aveva un’estetica “soffice”, dice a un certo punto Celati, e usa questo bell’aggettivo, “soffice”. Quanta precisione in una parola sola per definire la luce di una grande fotografo! E quanta intelligenza e cultura ci vuole per trovarla tra le mille possibili.


                                                                        (germogli nel caos)
                           

sabato 1 gennaio 2022

2022 Auguri


Rosse libellule -
passano, increspano
un cielo cremisi
(Miura Yuzuru 1961)

Qualcosa di rosso. Le libellule, un desiderio realizzato per ognuno che riesce a vederle, si librano nel cielo, anch’esso rosso fuoco. 
Tanti auguri a tutti gli affezionati lettori di questo micro posto del cuore! Rosso pure quello.
S.

                                                                               (Auguri)

sabato 25 dicembre 2021

Favola di Natale


Montagne remote
specchiate negli occhi
delle libellule
(Issa)


Qualche estate fa in un libro lessi di un gioco che facevano tra loro i personaggi della storia: tre domande per tre risposte e i due avrebbero scoperto quale fosse il loro animale totem. Replicai il gioco subito, neanche a dirlo. Mi sarei di sicuro rivelata in una farfalla, o in una libellula, comunque sarebbe stata una creatura lieve, lieve e colorata… Se poi dovesse venire evidenziata la mia eleganza, pensavo, vada per il gatto, oppure la tigre per quella nota esotica, vaga lussuria eternamente fashion… Alla fine, l’altro “io” mi sarebbe andato bene pure come cane - non sono una giocherellona adorabile? - o come tenero cerbiatto, volpe fulva e astuta, oppure aristocratica leonessa. Anche usignolo canterino, perché no, oppure un bel pinguino dall’alto senso di responsabilità. O cicala estiva, che almeno quel suo momento se lo gode tutto eccome…
Sono un rinoceronte, il gioco disse questo. 

E così, da quel lontano agosto, imparo a portare corno e mole con una certa disinvoltura. Perché ho capito se carico faccio il deserto e se mi gratto la schiena sradico un albero. Provare a tenere a bada zampe e muso, cercare di passare dalla porta senza restare incastrato negli infissi che sfondo è, giorno dopo giorno, la favola che vivo.