sabato 25 dicembre 2021

Favola di Natale


Montagne remote
specchiate negli occhi
delle libellule
(Issa)


Qualche estate fa in un libro lessi di un gioco che facevano tra loro i personaggi della storia: tre domande per tre risposte e i due avrebbero scoperto quale fosse il loro animale totem. Replicai il gioco subito, neanche a dirlo. Mi sarei di sicuro rivelata in una farfalla, o in una libellula, comunque sarebbe stata una creatura lieve, lieve e colorata… Se poi dovesse venire evidenziata la mia eleganza, pensavo, vada per il gatto, oppure la tigre per quella nota esotica, vaga lussuria eternamente fashion… Alla fine, l’altro “io” mi sarebbe andato bene pure come cane - non sono una giocherellona adorabile? - o come tenero cerbiatto, volpe fulva e astuta, oppure aristocratica leonessa. Anche usignolo canterino, perché no, oppure un bel pinguino dall’alto senso di responsabilità. O cicala estiva, che almeno quel suo momento se lo gode tutto eccome…
Sono un rinoceronte, il gioco disse questo. 

E così, da quel lontano agosto, imparo a portare corno e mole con una certa disinvoltura. Perché ho capito se carico faccio il deserto e se mi gratto la schiena sradico un albero. Provare a tenere a bada zampe e muso, cercare di passare dalla porta senza restare incastrato negli infissi che sfondo è, giorno dopo giorno, la favola che vivo.




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