venerdì 2 luglio 2021

Nel tempo di un quasi


Il vecchio stagno -
la rana salta
tonfo nell'acqua
(Bashō 1644-1694)


Adesso che tutto è quasi possibile ricorro allo haiku degli haiku, il più famoso, il più semplice e il più indecifrabile. Sto per tuffarmi. Sono rana e stagno, sono corpo e acqua, sono i cerchi che la increspano.
Adesso che tutto è quasi possibile mi osservo con occhi di rana cercando di capire.

                                                                              (pluf)                                


venerdì 25 giugno 2021

Una garanzia


Ah, sotto l'elmo
un grillo 
che stride
(Bashō 1644-1694)

Sono un garante, non sono un coglione. Sono un garante, non sono un coglione. Sono un garante, non sono un coglione. Sono un garante, non sono un coglione. Sono un garante, non sono un coglione. Sono un garante, non sono un coglione. 

                                                                              (cri cri)

martedì 22 giugno 2021

Per una pelle perfetta


Verdi cipolle in fiore - 
per un istante d’oro
il Buddha è là

(Kawabata Bōsha 1900 - 1941)


Ma che meraviglia questo haiku, micro contenitore del tutto. La natura e l’essere umano, colti nell’attimo, e la scoperta di un buddha possibile ovunque.
Faccio mia questa filosofia di vita da quando sono piccola, è un ottimo antirughe.

                                                                       (Ruotismo)

domenica 20 giugno 2021

“Viaggiatore” voglio essere chiamato



“Viaggiatore” voglio essere chiamato
ora che cade
il primo scroscio di stagione
(Bashō 1644-1694)

Sono di nuovo a Fiumicino. È passato quanto, dall’ultima volta, non mi ricordo. 
Il parcheggio deserto restituisce all'aeroporto il suo disegno flessuoso, una struttura che non avevo mai notato prima, all’interno poche persone; anche quel basso continuo di voci in sottofondo è sparito, quel rumore di gomma non si sente più.
I controlli li sbrigo in un attimo. Sono quella con il trolley blu che procede tra le vetrine spente e le serrande abbassate. Per la prima volta tocco il tempo che vivo. Per la prima volta capisco il virus, ci sono dentro, nell'universo scoppiato e altamente igienizzato che sto attraversando.
Dal fondo una musica, una canzone qualsiasi, Zucchero, “come il sole all'improvviso” dicevano le parole, e un signore che la suona al piano. Allora ringrazio il genio che si è inventato il
pianoforte nelle sale d'attesa, e continuo a vagare nel mio samsarā da canzonetta.

                                                                (Come il sole all’improvviso)



giovedì 17 giugno 2021

Non un segno


Il canto delle cicale
non da’ segno 
del loro vicino morire
(Bashō 1644-1694)


Non sono un inquirente, non investigo e non ho bisogno di capire la cosiddetta dinamica dei fatti, non mi interessa. E quindi vorrei serbare la sacralità della morte, e sottrarre alle visualizzazioni gli ultimi istanti di vita e consegnare quel non visto al buco nero che è l’animo di ognuno. Proteggere la morte, sì vorrei proteggerla.

                                                                               (OFF)




martedì 1 giugno 2021

In bilico su giugno



Cinquanta volte giugno,
e sarei io l’anello?
L’anello è lui, questo tempo elicoidale
che torna su se stesso
sempre uguale e uguale mai,
mio giugno, anello solstiziale
di sangue, di nozze, di addio,
eterna vigilia di quella vacanza
che infine giungerà pura
nudissima luce definitiva,
mio sabato dell’anno, rompendo
finalmente l’anello sisifale.
(Valerio Magrelli, da “Il sangue amaro”

Valerio Magrelli in un mese della sua vita, in bilico, come capita a noi che guardiamo avanti e indietro cercando equilibrio nel tempo elicoidale che segna solo la poesia. È il rovello di questi giorni di caute uscite dal nido, equilibrio da cercare dentro la polpa acre delle nespole sull’albero condominiale. 

                                                                          (quasi estate)


venerdì 21 maggio 2021

Il barbiere che conosce la calma



Vasi di fiori
ben allineati
presso il barbiere
(Shiki 1867-1902)

Come ogni mattina, per costruire la puntata di Fahrenheit di oggi, sfoglio i giornali cercando lo spunto, la suggestione per un dialogo possibile, la notizia da rovesciare, la risposta da trasformare in domanda. Fubini ronza in sottofondo dentro la radio sempre accesa, moka bollente e biscotti sono con me.
C’è un barbiere che a Rovereto dedica tempo a tagliare i capelli agli autistici, è il ragazzone dall’aria simpatica che vedo fotografato sulla poltrona del suo negozio. Christian Plotegher riceve, in un tempo dedicato, bambini e ragazzi che hanno bisogno di uno shampo fatto con cura o di un taglio che sappia di calma. Non esiste fretta nel suo negozio, solo un tempo dedicato dove non esistono scatti o musica assordante. I clienti arrivano in negozio accompagnati da genitori che vorrei abbracciare, lì trovano un’ora di quiete. Mentre inzuppo il biscotto, mentre la giornata incomincia a rombare dietro la finestra, assaporo quella pace ricavata e la faccio mia.

                                                                          (Un posticino)



mercoledì 19 maggio 2021

La musica di Battiato


La musica contemporanea, mi butta giù

L'impero della musica è giunto fino a noi

Carico di menzogne

Mandiamoli in pensione i direttori artistici

Gli addetti alla cultura

E non è colpa mia se esistono spettacoli

Con fumi e raggi laser

Se le pedane sono piene

Di scemi che si muovono

Up patriots to arms, engagez-vous

La musica contemporanea, mi butta giù

Mi butta giù

Up patriots to arms, engagez-vous

(Up patriots to arms, Franco Battiato)


Mi butta giù il sottofondo a queste nostre vite. E ne ho rappresentazione visibile in una prima pagina a caso, che apro sull’attualità, questa mattina.

Nelle orecchie ancora la voce di Battiato che risuona dagli altoparlanti dei media, riscopro suggestioni dimenticate, torno indietro di anni, decenni, e ripenso a quella sua figura elegante, aristocratica. La camicia abbottonata fino al collo, da emigrato nel mondo, il codino prima delle mode sulla magrezza ascetica e quella timidezza durante le interviste. 

Negli occhi il neonato di Ceuta - crocevia culturale, confine da attraversare da decenni che solo la musica oltrepassa incolume - tra le braccia di un soldato che si è buttato in mare per salvarlo.

E nel mare navighiamo, senza capire nulla di quello che ci accade intorno. 

La musica contemporanea, mi butta giù.


                                                                             (E ti vengo a cercare)

                                                               





sabato 15 maggio 2021

Ballata per Edoardo Sanguineti


Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.
Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.
Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.
Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.
Femmina penso, se penso l’umano
la mia compagna, ti prendo per mano.
(Ballata delle donne, di Edoardo Sanguineti)

Giuro. Stanotte ho sognato che Edoardo Sanguineti mi inviava un bigliettino colorato, una piccola opera d’arte che, dormendo, rimiravo tra le mani, un invito collage con due figurine allegre ritagliate. Nel sogno sapevo che erano i Sanguineti, marito e moglie, che mi invitavano alla festa del loro anniversario. Che bello, penso nel sogno, e siccome nel sogno si vola, in un baleno mi ritrovo in una casa piena di luce e finestre, gente che balla e scherza coi bicchieri in mano. Il poeta mi rivolge una battuta allegra e io rido. Poi non so come sia andata a finire quella serata meravigliosa senza mascherine, così piena di musica, nei sogni spesso va così, non si sa come vada a finire la faccenda, dove vada. E da dove venga. 
(Ho conosciuto personalmente il grande poeta col profilo a spicchio di luna. La sua voce è incastonata nel mio cervello, i suoi schiocchi, la lingua sul palato, e quelle parole precise come lame che facevano luccicare tutto quello che diceva.)
Mi sveglio e penso e rido di me: un sogno da curatrice di Fahrenheit. 
E da chi ama la vita.

                                                                (“Mikrokosmos”)

mercoledì 5 maggio 2021

Luana D’Orazio


Cade la rugiada
in questo mondo
sono inutile
(Issa 1763-1827)

Si può morire a 22 anni dentro l’ingranaggio del macchinario per fare le stoffe. Guardo la foto di Luana D’Orazio su internet, sembra tratta dal suo profilo, una bellissima ragazza bionda che non ha mai “influenzato” nessuno.
Dentro un ingranaggio cade la rugiada.

                                                                             (In-sicurezza)





sabato 1 maggio 2021

Buon Primo Maggio


La notte di primavera
giunge a termine, il giorno nasce
sui ciliegi!
(Bashō 1644-1694)

Buon Primo Maggio a tutti i lavoratori. Ma ne ho uno speciale, in forma di haiku, per i riders sulle bici, lo zaino termico sulle spalle con il logo, i catarifrangenti che baluginano nel buio, e per ogni maratoneta di Amazon inseguito, dalla mattina alla sera, da consegne con codici a barre.
Un haiku di Bashō il samurai, il poeta ninja fulmineo nel passo e nei versi, che riusciva a vedere la luce tra i rami nonostante tutto.
                                                                        
(Rosso Primo Maggio)
                    




 

martedì 20 aprile 2021

La non mamma


Una libellula 
sul cappello.
Cammino
(Santōka 1882 -1940)

In un tempo abbastanza lontano qualcuno mi badava, preparava alle cinque la merenda e la frittatina per la cena. Mi rimboccava le coperte e spegneva la luce.

Oggi che mi faccio tutte queste cose da sola, e non ho figli, e giro il mondo, guardo i capelli fatti di nulla dei bambini, le loro guance di gommapiuma, i passetti coraggiosissimi di gambette tonde di pannolini. Immagino pappe e macchie, tenerezze e pasta fissan. Gli odorini di buono, di camerette colorate dove volano farfalline appese al soffitto, giocare a "maestra" o a "cucinare" o a "negozietto". 
E penso a quel tempo.
Oggi che sudo, imparo, preparo una cena e spendo soldi veri, oggi che la mia camera è diventata stanza, ho imparato a consolarmi del mio essere figlia mia. E ci ho scritto su.