domenica 20 giugno 2021

“Viaggiatore” voglio essere chiamato



“Viaggiatore” voglio essere chiamato
ora che cade
il primo scroscio di stagione
(Bashō 1644-1694)

Sono di nuovo a Fiumicino. È passato quanto, dall’ultima volta, non mi ricordo. 
Il parcheggio deserto restituisce all'aeroporto il suo disegno flessuoso, una struttura che non avevo mai notato prima, all’interno poche persone; anche quel basso continuo di voci in sottofondo è sparito, quel rumore di gomma non si sente più.
I controlli li sbrigo in un attimo. Sono quella con il trolley blu che procede tra le vetrine spente e le serrande abbassate. Per la prima volta tocco il tempo che vivo. Per la prima volta capisco il virus, ci sono dentro, nell'universo scoppiato e altamente igienizzato che sto attraversando.
Dal fondo una musica, una canzone qualsiasi, Zucchero, “come il sole all'improvviso” dicevano le parole, e un signore che la suona al piano. Allora ringrazio il genio che si è inventato il
pianoforte nelle sale d'attesa, e continuo a vagare nel mio samsarā da canzonetta.

                                                                (Come il sole all’improvviso)



Nessun commento:

Posta un commento