Questo cielo lo chiamo firmamento
E cade su di noi soffice soffitto
Senza ganci o tiranti, come telo
Di un circo che smonta
E lascia a terra briciole soltanto,
Stelle esauste. Ma quante,
Piccola volpe apparsa tra gli abeti!
Ci hai stretto nel cerchio dei tuoi passi
Affamati, hai disegnato un raggio
Lungo il quale sei giunta fino a qui
Alle nostre mani e nel buio
Soltanto l'argento della tua coda.
(L'ospite naturale di Roberto Deidier)
Non so perché, e fa pure freddo, ma ho nostalgia del pic-nic.
Personalmente, poi, mai fatti, o molto pochi, insomma, non in un numero tale da divenire abitudine o da creare ricordi struggenti. Eppure.
Prima di tutto mi chiedo, ma si fa ancora il pic-nic? Riempire la cesta di vimini con tupperware che schioccheranno a ritmo di pasta al forno e affettati, si usa ancora?
Nella mia testa svolazza la bella tovaglia a quadrettoni, da una parte il thermos per il caffè (che meraviglia, ci voleva!) e i piatti e i bicchieri infrangibili. Attento alle formiche, quello è il coltello del salato, spostiamo la sediolina più all'ombra.
Piccola volpe apparsa tra gli abeti!
Amerò sempre il pic-nic.
(posto giusto) |