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mercoledì 30 luglio 2014

Onsen

Uccelli e passere
a mollo 
nel bagno pubblico
(Santoka 1882-1940)

Chi segue il Dailyhaiku conosce la mia venerazione per il monaco zen più sfortunato di tutti ovvero il mitico Taneda Santoka. QUI e LI' lì, ora con un pretesto ora con l'altro, ho tentato di tratteggiare la personalità - nei limiti di quanto ho raccolto in giro su libri americani e su quel poco che è stato tradotto in italiano - del mio umile combattente del quotidiano.
Alcolizzato e solitario, un drop out diremmo oggi, ma che è stato capace di volare altissimo attraverso i suoi versi. La sua anarchia, anche verso le rigide regole della composizione degli haiku, la sua insofferenza dolente e ironica per tutto e tutti, la sua semplicità mi hanno catturata.
Ovviamente non ho nulla in comune con lui (né le vette della poesia né l'abisso della depressione), tanto meno lo sguardo trasparente sulla realtà... ma una cosa l'ho trovata!
Entrambi siamo felici quando ci rilassiamo in un onsen, in un bagno termale (link). I suoi erano luoghi modesti e di passaggio, a conduzione familiare - alcuni, ci racconta, con giacigli non pulitissimi - ma dove una zuppa calda, o ancora meglio del saké, erano garantiti. Se il clima non è clemente, se l'estate è autunnale, dopo una giornata difficile e stancante, esiste qualcosa di meglio?
Santoka, a questo momento di relax tra un pellegrinaggio e l'altro, ha dedicato notazioni e haiku divertenti come quello che apre il post di oggi o come questo che lo chiude:

Nel bagno
nudi
conversazione animata


(Saturnia. Uccelli e passere)






















  

lunedì 29 dicembre 2014

AGOSTO 2014

Il clima è mite a Izu
passo la notte in un campo
suono d'onde.
(Santoka 1882-1940)

La serenità di questo haiku, la sensazione del clima "mite" di una notte estiva passata da Santoka, ovviamente all'aperto, addormentato con il sottofondo della risacca marina, ci trasporta nel molle clima della vacanza dove sono banditi orari, scadenze e abitudini cittadine.
Ognuno di noi ha un luogo, un posto dove sta bene anche se non risponde ai canoni facebook di spiagge bianche, coralli alle caviglie, goccioline su scollature, capelli al vento e ukulele. Sono sicura che ognuno ha il "suo Izu" che magari non è proprio capito da tutti - che volete farci! - ma a noi ci sta benissimo così, anche se non è fotogenico. 

Barcola, il lungomare di Trieste, non ha insenature nascoste o calette instagram da postare e i corpi in costume che la abitano non sono proprio da calendario. 
È un posto comodo, popolare e raggiungibile. 
L'acqua è pulita - la recessione siderurgica ha i suoi lati positivi - e chi la frequenta la sente sua. Se si desidera ecco un posto nei "topolini" pubblici serviti di bagni, docce, spogliatoi e solarium. Chi ha un'anima tra il grunge e il camperistico preferisce la pineta. 
Tutto da generazioni. Tutto a pochi metri dalla zuccherosa Piazza dell'Unità.


Barcola la si abita, popolandola con l'intera famiglia nonna compresa; la si arreda con lettini, sedili e ombrelloni (sono ammessi anche quelli per la pioggia); la si ritrova ogni giorno auto-assegnandosi il posto, sempre quello; la si percorre su e giù con la passeggiata postprandiale lungo i tre chilometri di mare, pini, facce e corpi; la si gode sia a pochi mesi che a ottanta anni grazie alle discesine con corrimano dei topolini che permettono a tutti un bagno comodo; la si raggiunge in pausa pranzo tirando fuori, al volo, costume e asciugamano.

Per me poi è un punto di osservazione unico: sbircio titoli dei libri e i rebus delle settimane enigmistiche, ascolto chiacchiere in serbo, triestin, sloveno, croato, cinese e, non so perché, in napoletano, spio i baci degli adolescenti e i grugni delle vecchie coppie, mi beo della bellezza dei corpi anche di quelli stagionati, invidio la naturalezza dei vecchi, annuso i lattanti. 
Tutto da ferma. Tutto mi sfila davanti.
Sul pranzo menzione speciale. Alle 13 scocca l'ora X: le carte da gioco sui tavolinetti scompaiono in fretta, le tovagliette sventolano, le borse frigo si liberano dai ganci, i coperchi tupperware schioccano. 
"Il clima è mite a Izu" ci dice Santoka. E se anche voi avete un "Izu", questo è il momento di rivelarlo al mondo! Appuntamento a lunedì!

mercoledì 5 febbraio 2014

La radio e il suo sogno



Spunta dalla radio
una canzone di quando
stavo diventando grande
(Santoka 1882-1940) 



Cosa c'entra Taneda Santoka con Philip Roth? Nulla, direte. Lo scrittore americano a cui tanti nel mondo guardano con devozione da anni, in effetti, non ha molto in comune con il nostro monaco zen.  
Eppure... Quando, alla fine degli anni trenta, Roth era un bambino piccolo a Newark, e Santoka camminava e camminava lungo tutto il Giappone anche diretto verso la fine della propria esistenza mondana, la radio era quanto di piu' forte, energetico, affascinante e misterioso per entrambi.

Tutti i libri di Roth sono pieni di citazioni di canzonette di quegli anni, gli anni della sua giovinezza, e costituiscono la colonna sonora, anche radiofonica, del sogno americano dello Svedese, di Bucky di Nemesi, di Coleman de La macchia umana o di Nathan de La lezione di anatomia.

In epigrafe di Pastorale americana si legge questo:




E le note così orecchiabili di Dream unite alla semplicità delle parole, ci riportano subito a quel mito americano zuccheroso e spensierato, forte e rassicurante che Philip Roth infrange spudoratamente in ogni suo romanzo. 

Ascoltiamo Dream insieme. Dalla radio. "Quella" radio. Qui:

Dream di Johnny Mercer




mercoledì 2 settembre 2015

Riflessioni islandesi

I riflessi
nell'acqua -
è un viaggiatore
(Santoka 1882-1940)



Ma guarda un po' se l'Europa in cui credo deve stare così lontano da qui! 
Evviva i dodicimila cittadini islandesi che considerano i rifugiati come "risorse umane, esperienza e capacità" e che hanno risposto all'appello on line della professoressa Eyglo Bjorgvinsdottir (notizia QUI) chiedendo al loro Governo, sì l'hanno proprio chiesto, di poter ospitare personalmente i rifugiati siriani. Personalmente. Che bella parola che invita alla conoscenza, alla fisicità, allo scambio! E la cosa ancora più bella è che nell'appello i rifugiati sono visti come potenzialmente inseriti nella società, come i prossimi lavoratori, i prossimi migliori amici, le prossime anime gemelle. Ed è proprio questo riconoscersi come esseri umani che mi ha dato una tale carica positiva che posso quasi (ho detto "quasi") sorridere a un leghista. Perché, checché ne pensino, quest'esodo epocale ci riguarda tutti. E non rimane che guardare avanti e insieme. E anche pensarsi, un giorno, amici o innamorati.

E se qualcuno mi dice "Sono pochi, è facile per gli islandesi!" gli risponderei, sempre con un sorriso zen degno di Santoka, di ricordarsi la crisi economica devastante che hanno subito tra il 2008 e il 2011 e che saranno pochi, sì, ma anche aperti e lungimiranti nel non arroccarsi.

Evviva l'Islanda che vede lontano e che in comune con la ricca Gran Bretagna ha solo il blu, il rosso e il bianco sulla bandiera e niente altro! 


(Possibilità)


venerdì 24 ottobre 2014

Pomodori

Schiarita dopo l'acquazzone serale
mi ristoro
in un campo di pomodori
(Santoka 1882-1940)



Oggi non parliamo delle specie di pomodori da salvaguardare. Il datterino, il ciliegino, il san marzano, il pachino DOC o DOCG - più o meno slow, più o meno food - mi interessano poco. 
E purtroppo non troveremo "ristoro" alcuno, come invece accade nella bucolica e gioiosa immagine di Santoka, dalla notizia di oggi.

L'Italia è il Paese dove si mangia meglio, dove il made in Italy si serve a tavola e con il copyright della dieta mediterranea, ma è anche il Paese che non vuole "vedere" quello che ha nel piatto. 
A Km0 c'è la terra dei fuochi (ricordate la lotta di Don Maurizio Patriciello?) e, un po' più giù, le campagne del ragusano, dove da qualche anno si consuma un vero e proprio scempio umano. Leggendo questo reportage (qui) potete documentarvi e allibire: ci sono un migliaio di donne rumene tra i venti e quarantanni che, lavorando come braccianti per 11 ore al giorno, vengono regolarmente sfruttate sessualmente . 
Anche qui, in queste campagne siciliane, la società civile si stringe intorno a un sacerdote in lotta, Don Beniamino Sacco, la cui testimonianza ci parla di soprusi, prostituzione, festini agricoli, aborti e schiavitù. 
Nessuna "schiarita" all'orizzonte.


(tricolore) 






       

mercoledì 18 febbraio 2015

Sottomessi

Ho del riso
dei libri
persino del tabacco
(Santoka 1882-1940)





Il mio solito, e amato, haiku di Santoka quando l'argomento è un libro. 
Ma che paura il libro in TV! 

Ieri sera mi sono imbattuta nell'intervista che, in esclusiva, Eva Giovannini di Ballarò è riuscita (era riuscita...) a fare a Michel Houellebecq autore di "Sottomissione" romanzo best seller - non all'altezza dei precedenti, ma non importa - best seller, dicevo, anche grazie alla coincidenza della sua uscita in libreria con la strage nella redazione di Charlie Hebdo. 
Incredibilmente, nonostante Houellebecq sia unanimamente riconosciuto come uno dei più grandi scrittori europei viventi, nonostante il suo romanzo sia da quasi un mese al centro di un dibattito che riguarda non solo la letteratura ma la cronaca mondiale, la redazione di Ballarò ha deciso di trasmettere in prima serata solo un frammento di questa rara intervista allo scrittore, comunicando, in modo a dir poco surreale, che l'intervista integrale sarebbe stata disponibile... sul sito del programma!
E via con il dibattito in studio dove gli onnipresenti Giorgia Meloni, Landini e un Giuliano Ferrara, sempre più in versione Tolstoj, hanno dato il prevedibile meglio di sè.

Non è questo un esempio dei più rappresentatativi di quale sia il peso della letteratura oggi?
Possibile che, anche di fronte a un'occasione così succulenta, ci si sottometta, è il caso di dirlo, all'idea che libro e letteratura siano lo spauracchio dell'indice di ascolto?

Linea alla pubblicità. Giro canale e trovo Salvini e le sue "particelle elementari".
Buonanotte!


(Sottomissione totale)






martedì 4 ottobre 2016

#inviaggioconSantōka

Nessuna nuvola
in vista -
Tolgo il cappello
(Santōka 1882-1940)

Andare in giro con Santōka, vi assicuro, è il migliore dei mondi possibili. Il suo procedere disordinato, a singhiozzo direi, se non temessi il rischio di offenderlo vista la passione per il saké, unito al mio, sghembo e così poco zen, mi offrono pezzi di realtà che avevo lì davanti e che ora guardo in un altro modo. 
Ad esempio, essere "ospite" di una libreria e non "cliente", vezzeggiata e accolta con grande calore dal pubblico arrivato lì, per me. Fare due chiacchiere con una coppia di ascoltatori storici di Radio3, perdendo un po' di tempo insieme. Conoscere un libraio, esperto di meccanismi economici ma che si ostina a volerli fare girare al contrario e si concede una vita più serena e una bella libreria a Pinerolo, il cui nome deriva dai pini che la cingevano, insieme alle mura che lui mi fa immaginare quando ci passeggiamo dentro e me ne parla. Scoprire un giardino, la sua esile proprietaria dai tanti cognomi e dai tanti anni, custode-fuscello di un ginko incredibilmente possente. Cenare, con frugalità, ovvio, in un convento di clausura.
E sempre con Santoka, raggiungere il giorno dopo Torino, con lo strano status di "relatore al festival", salutare vecchi amici scrittori senza doverli intervistare o intercettare per una scaletta, scoprirne lati che non conoscevo se visti da qua. Saggiare complicità e diffidenza allo stesso buffet
Scrivere dediche, ricevere sorrisi, tenere a bada la voce che trema, acchiappare la parola giusta, cercare di sorridere che quando penso sembro un gufo triste e mi viene pure una ruga in mezzo alla fronte, di quelle verticali. La cipria l'ho poi comprata, l'effetto lucido non lo rischio, e Santoka si rivela fichissimo, ogni volta che ne parlo.
E mi viene da sorridere, nessuna nuvola in vista.
(via del Pino)





(#inviaggioconSantoka)

(Giappone piemontese)



   


     (Ripassino. Tra Fabiola Palmeri e Antonietta  Pastore)

(#unpof controluce a Torino Spiritualità)

lunedì 8 settembre 2014

SHIKI

Nel fresco dell'oscurità
sulla riva opposta
delle risa
(Shiki 1869-1902)


Dopo le storie di Matsuo Bashō, Issa e Santoka oggi quella di Masaoka Tsunemori. Si fa chiamare Shiki, cioè “cuculo”, l’uccello che, secondo la tradizione giapponese, canta finché muore. A undici anni scrive il suo primo poema e a quattordici fonda un gruppo poetico, in seguito si diploma, lascia gli studi universitari e rinuncia alla borsa di studio. La sua vita, retta dal rigore e dalla letteratura, è stata breve ma ha segnato tanti lettori. Gli ideali di sintonia e armonia con la natura canonizzati da Bashō, attraverso la moderna riforma poetica di Shiki sono da adesso superati. È un uomo colto e moderno, vive in una fase che vede il Giappone in contatto con il mondo occidentale e i suoi ideali artistici non possono non trovare che nuove ispirazioni, nuove svolte. In poesia ammetterà anche il verso libero, pur rimanendo nei suoi componimenti fedele allo schema 5-7-5, e il tema della natura, pur rimanendo centrale, assume toni nuovi. Non più sospensione nel tempo e nello spazio o l'armonia cosmica, con gli haiku di Shiki osserviamo malinconicamente quell'attimo, quella foglia, quella stanza, arrivando a vedere, chiara, la nostra imperfezione.

Di me scrivete
che ho amato i versi
e i kaki

Al contrario di Bashō, suo maestro e grande camminatore, e di Santoka, Shiki potrà camminare pochissimo. Nel 1894, già malato, è stato corrispondente per il suo giornale della guerra cino-giapponese. La sua breve esistenza – morì a trentacinque anni – può misurarsi in pochi tatami, quelli della stanza dove era costretto a letto.
E in quello spazio angusto, povero e solitario, compone in forma di haiku la sua lotta contro la malattia e la sua voglia di vivere. Misurava nel numero di kaki consumati, frutto di cui era ghiottissimo, il numero degli haiku composti. Un acquario, un paravento decorato o una foglia, per Il poeta costretto a letto, diventano orizzonti infiniti.

Giorno di primavera
si perde lo sguardo in un giardino
largo tre piedi

Forte e grintoso come un guerriero Shiki, che era figlio di un samurai, conosce la rinuncia e la solitudine.

Nel mio andarmene
nel tuo restare
due autunni

Quando ci sentiamo schiacciati dal pressappochismo o circondati dai furbi, quando il nostro mondo ci sembra retto solo da regole che sembrano fatte apposta per essere aggirate, quando ci sentiamo soli, quando le risa ci sembrano sempre "sulla riva opposta" e mai nostre, procuriamoci una raccolta di haiku di Shiki e ripensiamo alla sua tempra da poeta-samurai.

mercoledì 26 febbraio 2014

Nel vento

Nel vento
mi rimprovero
e cammino
(Santoka 1882-1940)






Lo haiku tende sempre la stessa trappola: che ci vuole a comporlo? 
A parte tutte le regole rigorosissime che ho cercato  QUI e  di sintetizzare è la sua tensione all'infinito che è quasi impossibile esprimere.
La circolarità di un cammino che non ha meta se non il cammino stesso, il vento sempre uguale nei secoli, il rimprovero per il peso di un senso di colpa che diventa universale. A proposito del mio amato Santoka, colui che le regole, non solo poetiche, di certo non le osservava, propongo una pagina dal suo diario:

28 Febbraio 1932
Tutti i giorni brutto tempo; oggi di nuovo a chiedere l'elemosina nella neve.
Forse è troppo dire che qui le strade sono le peggiori di tutto il Giappone, ma sono di sicuro straordinariamente fangose.
Le porte dei negozi infangate, i passanti infangati.
Le suole di gomma dei miei tabi da lavoro affondano e procedere è veramente molto dura.
Però la zona è piena di rivendite di sakè e quindi il suo prezzo è molto basso.
Esattamente il posto per uno come me!
(da "For all my walking"  ed.Columbia University Press. Traduzione dal giapponese di Watson Burton  e mia dall'inglese)

venerdì 12 dicembre 2014

Ho dei libri!

Ho del riso
dei libri
persino del tabacco
(Santoka 1882-1940)




Ricordate lo haiku-sigla di Santoka (QUI) che uso quando desidero condividere una lettura speciale con voi?
Eccomi qui per consigliarvi questo "C'eravamo tanto amati" di Elena del Drago, edito da Electa, che inanella, una dopo l'altra, alcune grandi storie d'amore di famosissime coppie dell'arte del novecento. 
Prima di tutto mi piace il passo stilistico, che definerei "gattesco", scelto dall'autrice. 
Come come se si muovesse in mezzo a cristalli preziosi, del Drago ci indica questo o quell'incontro, ci fa notare similitudini, reciproche influenze, date cruciali e, sempre morbidamente, suggerisce di allargare lo sguardo alla società in cui sbocciano gli amori che racconta
Questo parlare sottovoce fa da controcanto perfetto al tono deciso degli accadimenti raccontati nel libro, alle follie che l'amore fa fare (a tutti!), all'elettricità che scatena un incontro, alla voglia di vita che ne deriva, ai colori saturi della passione.  
Ogni capitolo, dedicato a grandi coppie di artisti che si sono incontrati e che hanno scelto di camminare fianco a fianco per un pezzo di strada come Rodin/Claudel, Rauschenberg/Johns, Abramovic/Ulay, Casorati/Maugham e tante altre, illumina aspetti inediti, curiosi e romantici, che rendono queste vite uniche e, allo stesso tempo, caratterizzate da sentimenti alla portata di tutti noi.




Ovviamente nessuna nota frou-frou per questi incontri. La biografia è un genere strano, difficile e rischioso, con un'inclinazione voyeurista che mi rende diffidente in molti casi, ma qui siamo altrove. Per capirci, questo libro si può porre nello stesso scaffale dove collochiamo il magnifico Lytton Strachey quando ci descrive la sua formidabile galleria di "eminenti vittoriani".
Queste grandi storie d'amore che in alcuni casi, ripeto, rispecchiano fragilità e desideri anche di noi miseri mortali innamorati, "fanno" la storia dell'arte, la completano e la arricchiscono. E, offrendo al lettore un elenco di coppie di artisti famosissimi - veri mostri sacri e autori di passaggi epocali nella storia dell'arte - l'autrice sembra, con la sua colta semplicità, dirci: attenzione che "quel" fiore, "quel" tono di blu, "quella" performance, "quel" paesaggio, non sarebbe potuto esistere senza "quell'incontro".

In "C'eravamo tanto amati" l'amore trionfa sempre. 
Anche quando si interrompe, ci si tradisce, ci si stanca l'uno dell'altro, trionfa nell'energia creativa che ha comunque generato. Per quel pezzo di strada, vissero tutti felici e contenti.
E noi con loro.





lunedì 6 ottobre 2014

Auguri...in onda

Izu è tiepida ora:
posso dormire nei campi 
e ascoltare il suono delle onde
(Santoka 1882-1940)



Le "onde" che ascolta Santoka, che possiamo leggere sia come quelle del mare che come quelle del vento sui campi - suggestioni interpretative che solo la concisione di uno haiku può offrire ai lettori in modo così nitido - mi riportano a quando ricevetti in regalo una radio-sveglia per il mio decimo compleanno.

Eccitatissima perchè si accendeva all'orario stabilito (da sola!!!) e avendo la scuola come unico appuntamento in agenda, la puntavo ogni giorno all'alba con l'intenzione di rimanere a sonnecchiare a letto ma in ascolto di una trasmissione scoperta casualmente nella ricerca tra i canali: il "Bollettino del mare". 
Sì, avete capito bene. Proprio il bollettino del mare.
Per un anno circa, mi sono scientemente svegliata alle 5.45 per farmi cullare, nel tepore delle coperte, dalla voce atona e professionale di un annunciatore della radio Rai degli anni settanta! Ascoltavo il bollettino dalla mia radio-sveglia poggiata sul cuscino, immaginando mezza addormentata un vero capitano con barba, cappello e timone che, ritto sulla tolda della nave, leggeva agli ascoltatori misteriose informazioni : "Libeccio. Maestrale. Forza 8. Stretto di Sicilia. 10 nodi. Mar Libico..".  
E tra sogno e realtà, capendo e non capendo, aspettavo che qualcuno si svegliasse e mi preparasse la colazione... 

Il 6 ottobre di novant'anni fa nasceva la radio pubblica e io festeggio così, sull'onda di un minuscolo ricordo privato. Mai avrei potuto immaginare, mentre smanettavo sulla manopolina, che un giorno sarei finita "dentro" la radio.

Avete ricordi radiofonici da postarmi su FB o qui?
E se tra voi c'è qualche ascoltatore di Radio3, due dediche da parte mia: biscotti e  (cliccaci!) veramente speciali. Auguri!  



(In onda)







martedì 14 ottobre 2014

Kigo stagionale

Piove 
sul mio villaggio natale
cammino scalzo.
(Santoka 1882-1940)


Il kigo di questo malinconico haiku di Santoka, la pioggia, richiama la stagione autunnale. Vi ricordate la piccola lezione di grammatica sugli haiku? Componimento breve, strutturato in diciassette sillabe (5-7-5) non in rima ma con un preciso ritmo interno ottenuto dal poeta attraverso allitterazioni e ripetizioni che purtroppo si perdono nella traduzione. Il resto della lezioncina, se avete voglia leggetelo QUI.
Comunque, lo haiku prevede sempre un kigo, ovvero l'elemento stagionale. 
Bello eh? Raffinato. Armonico. Vi sembra un mondo lontanissimo? Irraggiungibile per sintesi poetica?
Ma no, non preoccupatevi! Anche in Italia abbiamo il nostro bel kigo stagionale legato all'autunno! A differenza del Giappone, è meno impalpabile e leggermente più esplicito - dato il nostro carattere più caldo, mediterraneo, estroverso - in alcune zone si usa "alluvione". In altre, "frana". In città "crolli", "allagamenti". Se si abita vicino a un fiume preferibili "tracimare", "esondare", "inondare". 
Ma ci sono anche kigo più allusivi e sofisticati, legati ad antiche italiche tradizioni: "malaffare", "cemento", "disboscamento".









mercoledì 23 luglio 2014

Verde totale

Penetro
penetro
montagne verdi
(Santoka 1882-1940)

Classica domanda di quando eravamo piccoli: "preferisci prima la notizia buona o quella cattiva?". 
A giudicare da quanto leggiamo tutti i giorni l'Italia è al "verde". Ecco le due notizie.
Notizia cattiva: secondo l'ultimo rapporto ISTAT economicamente stiamo messi sempre peggio, sempre più al verde (leggi qui).
Notizia buona: le città italiane hanno più verde. Sei metri quadrati in più a persona (leggi qui).
Buono,no? Così abbiamo più spazio per dormire. 

Come faceva Taneda Santoka (vedi archivio) che dormiva dove capitava per strada, tra i campi e con il suono dei grilli. A proposito, leggi questo post


(Ma che bella aiuola romana di morbide pratoline! Perfetta. 'Notte!)







lunedì 18 luglio 2016

Vita reale

La brezza dalle montagne
nella campanella del vento
mi fa venire voglia di vivere
(Santoka 1882-1940)


La settimana passata ne vale almeno quattro. Otto. O forse qualcosa in più. Venti. L'incidente ferroviario, la mattanza di Nizza su cui l'Isis mette il logo e il golpe in Turchia con Erdogan inedito salvatore della patria. 
Intanto parte della comunità (reale? civile?) gioca a Pokemon-go sparando con lo smartphone (aspettando il verde al semaforo o dalla scrivania), o distrugge di pugni qualcuno (un disabile? Meglio!) e poi posta il video su FB. 


Ce ne aspetta un'altra di settimana, oggi è solo lunedì. La tentazione di rimanere a letto, versione Paolino Paperino è forte, ma vince Santoka con il suo haiku. La campanella del vento tintinna, piena di aria, di vita. Cerchiamo di sentirla in tutto questo casino tutto da decifrare.

(Ombre estive)


sabato 1 marzo 2014

#oggihaiku

Con il Dailyhaiku, sia twitter sia blog, parto da una notizia che mi colpisce e la lascio commentare da uno haiku della tradizione poetica giapponese. 
Antonella Sbrilli, autrice di diconodioggi, mi ha coinvolta in un gioco che ribalta un po' le cose ma suona divertente.
Lo ha chiamato #oggihaiku e consiste nel trovare un titolo attuale a questi haiku che ho scelto:

Un canarino è scappato
questa giornata di primavera
volge al termine.
(Shiki 1867-1902)

Cadendo nell'acqua
i petali scompaiono-
pruno sulla riva.
(Yosa Buson 1716-1784)

Ah! L'usignolo
per cantare non apre che
il suo minuscolo becco
(Yosa Buson 1716-1784)

Affaticato
mentre cerco albergo
mi scopro sotto i fiori di glicine.
(Basho 1644-1694)

Profumo di fiori di pruno:
sorge improvviso il sole
sul sentiero di montagna.
(Basho 1644-1694)

Dormo, mi sveglio
sbadiglio, sotto
i ciliegi in fiore.
(Issa 1763-1827)

Rondine di sera:
non so cosa farò
in avvenire.
(Issa 1763-1827)

Mattina luminosa
sandali di paglia
sto bene.
(Santoka 1882-1902)

Nessuna strada
solo questa
neve primaverile che cade
(Santoka 1882-1902)

Regolamento: sceglierne uno, dargli un titolo che richiami una situazione presente e poi, con l'hashtag  #oggihaiku, postarlo su twitter entro martedì 4 marzo. Sul numero in edicola di Pagina99 di sabato 8 marzo, pubblicheranno una scelta e un commento. 
Può essere divertente partecipare, che ne dite?  


venerdì 5 febbraio 2016

L'uomo del futuro

Ho del riso
dei libri 
e persino del tabacco.
(Santoka 1882-1940)


Sono poche le cose che ci fanno andare avanti, sembra dire Santoka, e il libro di oggi può essere  una di quelle. 
"L'uomo del futuro" è la storia di un educatore, Affinati stesso, che ricostruisce alcuni momenti della vita di don Lorenzo Milani e lo fa con il solo mezzo che conosce: la letteratura. E non sono gli aspetti biografici del prete di Barbiana ad essere centrali nel racconto, ma l'osservazione di una tensione, di quel moto dell'animo, di quell'energia meravigliosa proprie della costruzione di un essere umano. Che sia Lorenzo Milani prete o giovane privilegiato, Affinati professore o studente, un ragazzo povero degli anni sessanta o il giovane Mohamed adesso arrivato dal Marocco in una delle nostre classi. 
Affinati è capace di mostrarci questo movimento invisibile ponendosi al centro di una forza - così umana - che si svela in tutto il suo impeto. Si interroga, si "usa", come usa il materiale letterario e biografico che ha accumulato nel tempo e che ora, leggendo, abbiamo anche noi davanti agli occhi: autori scoperti e amati, e le scelte di vita, le esperienze, gli incontri.
"L'uomo del futuro" è un libro sulla paternità, un tema caro ad Affinati e da lui sempre indagato per strade alternative. Una scrittura alta, aristocratica, piena di tenerezza.
Diventiamo padri dei nostri padri quando li superiamo per scelte, per cultura, per la nostra posizione nel mondo. Padri di figli mai generati eppure amati, cresciuti. 
Alunni che diventano i padri protettivi del loro insegnante, proprio loro, così scoperti e così esposti, che proteggono il professore Eraldo quando un giorno capita nell'officina dove lavorano che non vogliono che il loro maestro senta le parolacce, sono imbarazzati, vogliono preservarlo dalle brutture del mondo.
Vi sembra eccentrico definire la scrittura di Affinati "paterna"?
Di un un suo libro precedente mi sono portata dentro, ed è con me, l'immagine di un padre poverissimo che da ragazzino dormiva mettendo i pantaloni sotto il materasso per essere in ordine la mattina dopo a lavoro. Un'immagine che mi galleggia in testa da anni, nella sua carica di dignità e insieme di amore filiale. 
"L'uomo del futuro" continua il racconto che fu de "La città dei ragazzi" cercando ora le radici di una missione, le ragioni di una scelta come quella di insegnare agli adolescenti difficili. L'educatore si cerca, si perde e si ritrova e il colloquio con don Milani è fermamente letterario, di ricostruzione devotamente bibliografica. Mai un cedimento, mai una scorciatoia nell'andamento di questo libro.
Quale sarà l'immagine che conserverò di questa lettura non lo so. 
Per ora, ad accompagnarmi, è una sensazione di movimento. Una sensazione fisica e intellettuale, di energia pura, che non mi molla.






mercoledì 26 novembre 2014

Bicchiere di sakè

Un buon rifugio 
immerso nelle montagne -
di fronte vendono sakè
(Santoka 1882-1940)




Ecco dove vorrei stare! Nel rifugio di Santoka di sicuro non esiste wifi e staccherei da tutte le beghe politiche facendomi su un cicchetto!
Ma i dirigenti del Pd che in TV parlano sempre male del Pd? Cosa vogliono comunicarci? Non rimpiangendo nè l'immobilismo, nè la mancanza di dialogo all'interno di un partito, mi chiedo: le frasi a mezza bocca, le allusioni, le battute, questi rosicamenti, questi twitter compulsivi e pungenti tra loro e su di loro, a chi giovano? 

La Camera oggi dice sì alla riforma sul lavoro con 316 voti favorevoli e 6 contrari. E cosa fanno? Formano il "gruppo dei 29" ovvero il gruppo dei deputati del Pd - tra cui Rosy Bindi! - firmatari di un documento in dissenso. In questi mesi di travaglio, abbiamo assistito a qualsiasi tipo di colpo basso, che tristezza.

Allora sto con un vecchio dirigente come Bersani e faccio mio il suo ovvio "bicchiere mezzo pieno" (di sakè?) chiedendomi il senso di votare contro e rimanere dentro il partito. 
Anche perchè, là fuori, Berlusconi dichiara di non lasciare il tavolo e di assumere Matteo Salvini, di cui intuisce l'appeal in ascesa, come "bomber", il razzismo assume forme sempre più tangibili, i negozi chiudono e siamo tutti più tristi e rancorosi.


(fuori)




mercoledì 25 giugno 2014

Campioni mondiali

Nel bagno
nudi
conversazione animata.
(Santoka 1882-1940)

Va bene. Il "bagno" qui si riferisce all'onsen, le terme pubbliche, amatissime da Santoka, dove il monaco usava rinfrancarsi dopo i chilometri macinati a piedi, e non certo allo spogliatoio di uno stadio. Però...
Però, come dimenticare l'alata uscita di Prandelli, ispiratore di un neo risorgimento tatuato e griffato che dice testualmente:  "Vogliamo andare avanti, anche per la Patria!" ?

Allora penso ai neo Silvio Pellico, ai Carlo Pisacane , ai Ciro Menotti, ai neo fratelli Bandiera che, miliardari e twittaroli incalliti (Balottelli ha due milioni e mezzo di followers) che "conversano animatamente" post partita. Ma di cosa mai parleranno? 
Tranquilli. Ce lo riveleranno presto in un libro di prossima uscita, vendutissimo e con annesso passaggio da Fazio per intervista sentita, commossa e simpatica.

Bella Italia! Patria di chiacchiere mondiali!


(Berlino. Cameriere italiano deriso da collega turco)
Altro su calcio (ma zen!) QUI e QUI e cercando "pallone" nella colonna a sinistra.

mercoledì 18 giugno 2014

Albero Saramago

Sotto un albero gigante
io e il cane 
inzuppati 
(Santoka 1882-1940)


A quattro anni dalla sua scomparsa dedico al grande scrittore portoghese questo haiku di Taneda Santoka (tags) che vede protagonista "un albero gigante" come nume tutelare e protettivo.
Figlio e nipote di agricoltori José Saramago scrisse, in occasione di un progetto Greenpeace, queste righe:

Sono nipote di un uomo che, presentendo che la morte lo attendeva all'ospedale dove lo stavano portando, scese nell'orto e andò a dire addio agli alberi che aveva piantato e curato, piangendo e abbracciando ognuno di essi, come se di esseri amati si fosse trattato. Quell'uomo era un semplice pastore, un contadino analfabeta, non un intellettuale, non un artista, non una persona colta e sofisticata che decideva di lasciare questo mondo con un grande gesto che la posterità avesse ricordato. Si sarebbe detto che stava salutando ciò che fino a quel momento era stato di sua proprietà, ma di sua proprietà  erano anche gli animali che davano da vivere ma lui non andò da loro a salutarli. Si accomiatò dalla famiglia e dagli alberi come se fosse stato per lui tutto la sua famiglia.


José Saramago mi si rivelò con la sconvolgente invettiva in forma romanzo "Cecità" ma a me qui piace ricordarne la coerenza politica e soprattutto la sue prese di posizione solitarie, impopolari e libere.



(Grandioso larice di periferia in Via Tor de Schiavi a Roma. Nulla da invidiare a quelli pariolini)


giovedì 1 gennaio 2015

Primo giorno

Abbandono le gambe nel mare agitato
fine di un viaggio
l'inizio di un altro
(Santoka 1882-1940)




Questo primo giorno del 2015 mi faccio accompagnare dal mio filosofo preferito che chi mi segue da tempo già conosce: Taneda Santoka. Per i nuovi arrivati un po' della sua storia e del suo cammino QUI. Quale haiku migliore? Ancora tantissimi auguri, i vostri me li sto leggendo su FB e su TW, grazie di tutte le cose belle che mi avete scritto e inviato!
Allora, andiamo avanti. Passo dopo passo, dentro questo nuovo anno.



(Porta fortuna. Pare...)