Ho del riso
dei libri
e persino del tabacco.
(Santoka 1882-1940)
Sono poche le cose che ci fanno andare avanti, sembra dire Santoka, e il libro di oggi può essere una di quelle.
"L'uomo del futuro" è la storia di un educatore, Affinati stesso, che ricostruisce alcuni momenti della vita di don Lorenzo Milani e lo fa con il solo mezzo
che conosce: la letteratura. E non sono gli aspetti biografici del prete di
Barbiana ad essere centrali nel racconto, ma l'osservazione di una tensione, di quel moto dell'animo, di quell'energia meravigliosa
proprie della costruzione di un essere umano. Che sia Lorenzo Milani prete o giovane privilegiato, Affinati professore o studente, un
ragazzo povero degli anni sessanta o il giovane Mohamed adesso arrivato dal Marocco in una delle
nostre classi.
Affinati è capace di mostrarci questo movimento
invisibile ponendosi al centro di una forza - così umana - che si svela in
tutto il suo impeto. Si interroga, si "usa", come usa il
materiale letterario e biografico che ha accumulato nel tempo e che ora,
leggendo, abbiamo anche noi davanti agli occhi: autori scoperti e amati, e le
scelte di vita, le esperienze, gli incontri.
"L'uomo del futuro" è un libro sulla paternità, un
tema caro ad Affinati e da lui sempre indagato per strade alternative. Una scrittura
alta, aristocratica, piena di tenerezza.
Diventiamo padri dei nostri padri quando li superiamo per
scelte, per cultura, per la nostra posizione nel mondo. Padri di figli mai
generati eppure amati, cresciuti.
Alunni che diventano i padri protettivi del loro insegnante,
proprio loro, così scoperti e così esposti, che proteggono il professore Eraldo
quando un giorno capita nell'officina dove lavorano che non vogliono che il
loro maestro senta le parolacce, sono imbarazzati, vogliono preservarlo dalle
brutture del mondo.
Vi sembra eccentrico definire la scrittura di Affinati
"paterna"?
Di un un suo libro precedente mi sono portata dentro, ed è
con me, l'immagine di un padre poverissimo che da ragazzino dormiva mettendo i
pantaloni sotto il materasso per essere in ordine la mattina dopo a lavoro.
Un'immagine che mi galleggia in testa da anni, nella sua carica di dignità e
insieme di amore filiale.
"L'uomo del futuro" continua il racconto che fu de
"La città dei ragazzi" cercando ora le radici di una missione, le ragioni
di una scelta come quella di insegnare agli adolescenti difficili. L'educatore
si cerca, si perde e si ritrova e il colloquio con don Milani è fermamente
letterario, di ricostruzione devotamente bibliografica. Mai un cedimento, mai una scorciatoia nell'andamento di questo libro.
Quale sarà l'immagine che conserverò di questa lettura non
lo so.
Per ora, ad accompagnarmi, è una sensazione di
movimento. Una sensazione fisica e intellettuale, di energia pura, che non
mi molla.
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