martedì 5 gennaio 2021

Franco Loi


Dent la paròla vèrta mí me pèrdi,
deventi i ròbb del mund, l’aria che passa,
quèla parola che sta dedré de l’aria
e se fa ciara aj ögg che stan nel temp,
e se mí parli sù no chi l’è ‘l parlà,
l’è ‘l vent che parla cul mè d’un sentiment,
ché nient se fa del nient e nel pensà
la vûs che mí me ciama me vègn dent.

Dentro la parola aperta io mi perdo,
divento le cose del mondo, l’aria che passa,
quella parola che sta dietro l’aria
e si fa chiara agli occhi che stanno nel tempo,
e se io parlo non so chi è il parlare,
è il vento che si dice col mio sentimento,
poiché niente si fa dal niente e nel pensare
la voce che mi chiama mi viene dentro.
(Franco Loi da "Isman" Einaudi 2002)


Una casa luminosa e borghese nella Milano di periferia, sobria e piena di libri. Franco Loi mi aspettava per registrare alcune sue poesie. La luce attraversava le persiane, la luz, diceva il poeta, in quel suo impasto di lingua e dialetto e slang dell'hinterland milanese. Nato a Genova viveva nella città che ha abbracciato attraverso le parole dei suoi versi, quel linguaggio ibrido di suo conio e con quel sorriso da monaco allegro. Ieratico ma non troppo, dialettale ma non esattamente, malinconico ma con quel raggio di felicità francescana che attraversa le sue parole aperte alla vita.

                                                           (le cose, l’aria che passa)

giovedì 31 dicembre 2020

Auguri dal DailyHaiku

Perfino così tardi avviene:

l’amore che arriva, la luce che viene.

Ti svegli e le candele si sono accese forse da sé,

le stelle accorrono, i sogni entrano a fiotti nel cuscino,

sprigionano caldi bouquet d’aria.

Perfino così tardi gli ossi del corpo splendono

e la polvere del domani s’incendia in respiro.

(Mark Strand, trd di Damiano Abeni)


Ed eccoci qui, siamo arrivati alla fine di questo 2020. 
Ancora qualcosa da comprare all’alimentari all’angolo, le lucine alle finestre e il telefonino in mano.
Guardando in alto ci leggiamo nei versi di Mark Strand, i sogni entrano a fiotti sul cuscino, la polvere del domani, gli ossi del corpo che splendono... Mi incanta la sua voce ferma. L’attenzione verso la finitezza di quello che ci circonda e che viviamo, parole che muovono, la grazia paterna di un’esperienza compiuta e che ci viene indicata. 
Guardiamo giù. Eccoci lì, ritratti nella foto. Palleggiatori insensati eppure meravigliosi. Le nostre grane in bilico sulla testa, alle spalle la strada fatta fin qui, il cielo, giocolieri per caso caduti  all’incrocio della vita che è stata data da vivere.
Due sguardi. In mezzo ci sono io, nei tre spazi del mio DailyHaiku, quella che scrive il biglietto di auguri per ognuno di voi:
“Felice 2021, di tutto cuore Susanna”.







martedì 29 dicembre 2020

Novità da Pompei

Gli Dei sono atei, sono e basta.
Loro non devono sentire alcuna
necessità di credere in se stessi.
Visto che l’immortalità non abbisogna
di passato e neanche di futuro;
di umano c’è solo il persistente
momentaneo presente.
(Valentino Zeichen da “Aforismi d’autunno” Fazi)

Una nuova scoperta a Pompei, i resti di un bar, il Thermopolium, dove qualcuno poteva concedersi una breve sosta tra un commercio, un affare, un appuntamento amoroso. Il tempo di rifocillarsi con qualcosa di caldo. 
Si tratta però di uno spuntino struggente proprio perché così possibile. Così nostro. Siamo noi quelli laggiù, quelle ombre lontane nei secoli, siamo noi che ci fermiamo davanti quel banco, attratti dall’insegna colorata e ghiotta, che dobbiamo sbrigarci perché qualcuno ci aspetta. Ottima qualità prezzo. Si tratta di una scoperta casuale durante una passeggiata? Il consiglio di un amico? Se lo stomaco reclama, meglio assecondarlo con qualcosa di buono, questo col gallo dipinto è il posto giusto. Struggente. E nei fumi dell’odore racchiuso negli orci ritrovati, di mosto di vino e fave, liberatosi nell’aria dopo secoli, la traccia di quello che siamo. 

                                                                   (presente passato futuro)




mercoledì 23 dicembre 2020

Buon Natale 2020


Natale, credo, scada il bollino blu
del motorino, il canone URAR TV,
poi l’ICI e in più il secondo
acconto IRPEF – o era INRI ?
La password, il codice utente, PIN e PUK
sono le nostre dolcissime metastasi.
Ciò è bene, perché io amo i contributi,
l’anestesia, l’anagrafe telematica,
ma sento che qualcosa è andato perso
e insieme che il dolore mi è rimasto
mentre mi prende acuta nostalgia
per una forma di vita estinta: la mia.
(Valerio Magrelli)


Sì, mi vorticano in testa un mucchio di cose da non dimenticare, e per ricordarle tutte le appunto sul mio post-it in aggiornamento costante da quasi un anno: abbracci, baci, carezze, l'abc da diffondere a casaccio, da dissipare appena possibile, come capiterà. Non vorrei stare nei panni di chi incontrerò per primo... poveraccio! Nell'attesa, continuo a guardare il mondo con gli occhiali appannati. 
Buon Natale a tutti!


                                                                         (luci di Natale)



giovedì 17 dicembre 2020

Su quella riva ad aspettare

I pontili deserti scavalcano le ondate,
anche il lupo di mare si fa cupo.
Che fai? Aggiungo olio alla lucerna,
tengo desta la stanza in cui mi trovo
all’oscuro di te e dei tuoi cari.

La brigata dispersa si raccoglie,
si conta dopo queste mareggiate.
Tu dove sei? Ti spero in qualche porto...
L’uomo del faro esce con la barca,
scruta, perlustra, va verso l’aperto.
Il tempo e il mare hanno di queste pause.
(“Sulla riva” di Mario Luzi)

Si può ipotizzare che il tempo della poesia è il tempo dove le cose accadono veramente. Che realmente l’atmosfera si rischiara dopo la mareggiata. Con versi come quelli di Luzi può succedere, e noi lettori guardiamo il mare con gli occhi dei pescatori di Mazara appena liberati. 
È finalmente calmo, paterno, quello che abbiamo di fronte è un mare dai porti accoglienti come abbracci.

                                                                                (a casa)