venerdì 6 settembre 2019

Al Festival


E io, alla vigilia di svanire,
teatro di parole ritrovate
nel buio delle ossa,
sì, io, a supplicarlo di apparire
tra voci vigliaccamente inventate...
Che cosa può che un altro in me non possa?
Oh presto allora il poco che rimane,
cane delle mie ossa, ossa di cane!

(Patrizia Valduga da "Lezione d'amore")

Quella di ieri è stata la prima di quattro puntate al Festival di Mantova. È andato tutto bene, secondo lo schema classico: gli ospiti - grandi, piccoli, famosi o sconosciuti e tutti con il loro breve spazio assegnato da riempire di parole - e gli incastri sulla scalette tra gli incontri e l'orario stabilito, gli applausi del pubblico, e gli sguardi d'intesa tra noi. E poi è arrivata Patrizia Valduga.


(Lezione d'amore)

mercoledì 4 settembre 2019

Ascoltatori


Dammi da mangiare
dalla tua voce
un pane di parole intese
dentro le misure del silenzio
(da Le giovani parole di Mariangela Gualtieri)


Ho voluto dedicare un libro agli ascoltatori, questa comunità di persone invisibile e ricchissima e ho compiuto un gesto realmente social: sono andata a conoscere di persona dieci di loro. E tra le loro cose, i loro affetti, ascoltandoli, ho capito quanto ci si assomiglia. Quanto si sta bene insieme.
Amo la radio, nel suono e nei silenzi. Amo i programmi, le voci, i colleghi amici, la musica, amo anche il segnale orario. Anche quella breve sospensione tecnica tra un programma e l'altro che genera, in chi la percepisce, un trasalimento. In quella micro pausa resiste una pace segreta, una perdita di contatto piena di vita dentro, basta solo farci attenzione. Assicuro che si tratta di un vuoto abitato, almeno dieci teste, almeno dieci esseri umani vivono dentro quell'attimo sospeso che respira nelle zone mute del palinsesto. Nel mio libro ho provato a raccontare questo, un'azione così bella e poetica, ascoltare, e tutta la vita che c'è dentro.


(da parte mia)




venerdì 30 agosto 2019

File d'anime


La notte lava la mente.
Poco dopo si è qui come sai bene,
file d'anime lungo la cornice,
chi pronto al balzo, chi quasi in catene.

Qualcuno sulla pagina del mare
traccia un segno di vita, figge un punto.
Raramente qualche gabbiano appare.
("La notte lava la mente" di Mario Luzi)



L'ondata dei migranti vincerà comunque, chi pronto al balzo, chi quasi in catene. 
Vince per la forza vitale che porta, gambe muscolose capaci di scavalcare il mare, vita che cerca vita. I bambini piangono ma non hanno paura e vanno avanti, le giovani donne sotto turbanti colorati vanno veloci, i grembi fertili. Giovani uomini, ragazzi belli, fieri, lo sguardo lontano procedono a grandi falcate.  
Sbarcheranno comunque questi atleti della sopravvivenza, questi campioni mondiali di voglia di vivere.
Ad attenderli ci siamo noi flaccidi vecchi pieni di pregiudizi. Ci spalmiamo le creme sulle panze rosicando d'invidia mentre quest'onda splendente di giovinezza ha già deciso per noi.

(casa)



giovedì 29 agosto 2019

Sentieri



Camminare sulla tua via,
o sei tu, sentiero, che cammini dentro di me,
o sei tu la creatura
e io un cammino, una via.
Perché tu, come sei intero,
come sei fatto bene, e formato
in tutte le tue parti.
E quando ti incontro, mi sembri vivo
ché ti fai incontro a me, felice,
o quando ti batte la pioggia, e stai immoto
come le mucche, senza cercare un riparo,
e già chiacchiera l’acqua
e diventi un ruscello.
(Claudio Damiani)

Sono già tornata dalle mie vacanze saltellanti, un po' di tempo qui, una settimana là, ma questi ultimi giorni di agosto sanno ancora di vacanza, di natura, di tramonti e passeggiate. Meno male che ho una piscina vicino casa, qualche vasca sotto i pini romani, così poco distante dal cupolone, che mi addolcisce l'arrivo di settembre (la testa sott'acqua. L'unico modo per non farmi raggiungere dalle maratone sul totoministri). E meno male che ci sono le poesie con i loro spazi bianchi tra i versi dove puoi metterci quello che vuoi, quello che sei.
Che immagine perfetta quella del sentiero che ci cammina dentro! Conferma il potere icastico della poesia e la forza del verso nel ribaltare il senso delle cose - quello che siamo e anche quello che saremo, noi come un sentiero. Come sei fatto bene, gli dice il poeta. 
E i classici, l'oriente delle stagioni e lo stupore francescano, come un fruscìo di foglie in sottofondo a questi versi.


(bosco sotto casa)












  



mercoledì 28 agosto 2019

Profumo gozzaniano


Il profumo di glicine dissìpi
l’odor di muffa e di cotogna. Sotto
la viva luce palpiti il salotto!
E il mio sogno riveda i suoi princìpi

nei frutti d’alabastro sugli stipi - 
martirio un tempo del fanciullo ghiotto -
nei fiori finti, nello specchio rotto,
nelle sembianze dei dagherottipi.

O casa fra l’agreste e il gentilizio,
coronata di glicini leggiadre, 
o in mezzo ai campi dolce romitaggio!

Fu bene in te, che, immune d’artifizio,
serenamente il padre di mio padre
visse la vita d’un antico saggio!
(Guido Gozzano da "La via del rifugio")



Conto gli anni con i profumi. Quello della colonia 4711 della mia bisnonna, la fragranza di agrumi nella camera a Napoli, lei vecchissima che scioglieva la crocchia bianca e si pettinava. Lo specchio e la toletta, e quei capelli lunghi che mi facevano impressione così sciolti sulle spalle, non avevano senso per me bambina.
Poi ci furono le saponette alla lavanda di mio nonno nel cassetto dell'armadio. Le cifre sulla camicia, GDM e, tra i golf, la canfora in palline e l'odore di appena stirato. Quello del Foille e del Prep che spalmavo con dovizia infantile sulla bua e guarivo sempre. Il profumo di mia madre che lasciava la scia, eau de parfum si chiamava, sapeva di cappotto morbido, e del dopobarba di mio padre che era uguale ai mille altri sullo scaffale del supermercato, eppure era solo suo quel fresco di guance umide dopo la rasatura... 
Non uso profumi ma amo le saponette e quella colonia col numero sull'etichetta. Torno laggiù, indietro nel tempo, come un genio distratto che si sbaglia e che entra nella boccetta magica invece di uscirne. 


(casa fra l’agreste e il gentilizio)