venerdì 22 febbraio 2019

Sms a Radio3


Spuntano i germogli
al tronco d'un grande albero
poggio l'orecchio
(Hosai 1885-1927)


Loredana Lipperini scriveva ieri sera su FB "la platea dell'odio si allarga" per alcuni messaggi antisemiti arrivati come schizzi di fango anche sui nostri pomeriggi in onda. Capivo la sua frustrazione, lo sgomento che leggevo negli spazi bianchi tra le sue parole del post era anche il mio.
Ma continuo a pensare che Radio3 contribuisca non solo a raccontare il mondo ma anche ad ascoltarlo, nel suo rumore e nei suoi silenzi. E che l'ascoltatore di Radio3, come accade in questo haiku, poggi il suo orecchio per "sentire" germogliare qualcosa. A quanto ci si assomigli, di qua e di là del microfono, a quanta responsabilità abbiamo noi che la facciamo, a dove sia possibile un confronto sulle cose se non in quell’universo della radio dove lavoro, e in quale posto il rapporto con il pubblico è concreto e costruttivo come sulle nostre frequenze.
Non so, a me messaggi di quel tipo, - sono pochi rispetto alla mole degli altri - lo ammetto, mi turbano ma non mi sorprendono. Li considero "fisiologici" poichè noi, di Radio3 intendo, noi tutti, chi la fa e chi la ascolta, abitiamo questo mondo qui, dove tutti dicono e ripetono tutto, senza freni o consapevolezza, con aggressiva ottusità. Il mondo dei porti chiusi, di maestri razzisti, dove si vota con un clik e si dicono cose a caso, e orgogliosamente, col cipiglio dell'incompetenza. Quindi, alla fine, e purtroppo, non sono sorpresa più di tanto. E Radio3, con i suoi ascoltatori, mi sembra ancora il migliore dei mondi possibili.

(Abraham Yehoshua in ascolto)

giovedì 21 febbraio 2019

Come va come va



Mi chiede come va come va come va 
Sai già come va come va come va 
Penso più veloce per capire se domani tu mi fregherai 
Non ho tempo per chiarire perché solo ora so cosa sei 
È difficile stare al mondo 
Quando perdi l'orgoglio 
Ho capito in un secondo che tu da me
volevi solo soldi soldi soldi
("Soldi" di Mahmood) 



Sono ancora a casa, il GR ha appena dato la notizia che a Melegnano (QUI), davanti a una casa, su un muro, sono apparse scritte razziste nei confronti di un ragazzino senegalese adottato, e non basta no, perché se mi chiedi come va come va come va ti dico che Salvini ha dichiarato che rispetta il dolore di una mamma ma che la signora rispetti la richiesta di sicurezza e legalitá che arriva dagli italiani. 

(Africa a sorpresa)

venerdì 15 febbraio 2019

Tasto rewind


Sopravvissuto,
sopravvissuto a tutti
Oh quanto freddo!
 (Issa 1763-1828)

Quanto sarebbe bello un tasto rewind per andare indietro con le vite delle persone! Poterci cliccare su e seguire passo passo, a ritroso, chi ho davanti.
E, cliccando cliccando, vedere da dove vieni, perché sei scappato, dove ti trovavi, chi erano i tuoi familiari, i tuoi amici, il tuo paese, la tua terra. E vedere cosa ti hanno fatto per farti arrivare in un posto sconosciuto, per farti salire su un barcone, per obbligarti a lasciare l'abbraccio dei tuoi e per farti dimenticare sapori, odori, abitudini. 
Vedere come ci sei arrivato dentro quella tuta da benzinaio che ti sta larga, dentro quelle scarpe che consumi sui nostri marciapiedi per vendere degli affaretti inutili. Sopravvissuto a tutti, che cosa mai hanno sopportato le tue pupille che cercano le nostre ora con aria supplicante o torva, rassegnata o spersa!
E che cosa amavano guardare per sognare.

(Ministero degli Interni)



giovedì 14 febbraio 2019

Moscavecchia


Potrebbero sentire la mia mano;
le mosche del villaggio
fuggono via
(Santōka 1882-1940)


Dice il saggio Santōka, fuggono via. Ma non lei
Dopo l'ennesimo schiaffo che mi sono data sul braccio e lui sulla testa - sembriamo  quelli dei Brutos - abbiamo deciso che non avremmo più tentato di farla fuori ma eletta cucciolo di casa. Così, il giorno di san valentino ci siamo regalati una mosca, ultima esponente dell'estate passata o messaggera della prossima, maschio o femmina che sia, non importa. Di certo è che è un po' rimba, se ne svolazza ubriaca tra studio e cucina ma pare felice. La osservo. E' un'epicurea minuscola, con una vena tragica, nei suoi mille occhi mille lampi di saggezza e se zigzaga sul tavolo puntando una briciola, Moscavecchia diventa anche un passatempo per chi sa godere della sua compagnia. Un pet che necessita di poco, non bisogna scendere giù quando piove per i bisognini o legarla se viene qualcuno. Neanche fotografarla in tutte le pose, tipo mentre dorme o con un fiocchino colorato in testa - che fatica appuntarglielo - sui social rimedierebbe due o tre mi piace al massimo. Moscavecchia è per pochi. 


(formicaio)

mercoledì 13 febbraio 2019

Pastori sardi


Nessun aiuto
per quelli come me
vado a a camminare.
(Santōka 1882-1940)


Tra i libri che che mi hanno cambiato la vita, almeno di un po', metterei sicuramente il saggio di Massimo Raveri sull'ascetismo estremo. Leggerlo ha significato orientare diversamente il mio sguardo sulle cose, provare almeno a farlo, cimentarmi. Il senso del testo, l'autore perdonerà questa sintesi lacunosa, è l'individuazione di un aspetto meramente politico nella pratica ascetica. Cosa c'è di più inutile del darsi fuoco, pensavo prima di leggerlo, a cosa serve finire in cenere, esisterà mai un atto più fesso per la società del mummificarsi, e pure da soli (!), o del farsi seppellire vivi in qualche buco, lontano da tutto e da tutti. Mi sbagliavo, per lo studioso queste antiche pratiche di ascetismo erano manifestazioni di dissenso, dissenso allo stato puro che non coglievo. La mente dell'asceta, dice l'orientalista, è capace di inoltrarsi in itinerari mistici attraverso il dominio del corpo, rendendo queste pratiche e i loro effetti (digiuno, automummificazione, darsi fuoco) finalmente visibili. L'asceta si segnala al resto della società facendo di se stesso atto politico. Attraverso il fuoco rende visibile il dissenso, si fa dissenso e, attraverso la dispersione di sé, rinasce come simbolo. 
Ripensavo a questo leggendo dei pastori sardi che versano a litri il loro sacrificio dissipandolo in mezzo alla strada. In quei rivoli bianchi un segnale, l'urlo silenzioso per l'ingiustizia subita.


(colazione buddista)
nota
Massimo Raveri "Il corpo e il paradiso", Marsilio 1992