venerdì 15 febbraio 2019

Tasto rewind


Sopravvissuto,
sopravvissuto a tutti
Oh quanto freddo!
 (Issa 1763-1828)

Quanto sarebbe bello un tasto rewind per andare indietro con le vite delle persone! Poterci cliccare su e seguire passo passo, a ritroso, chi ho davanti.
E, cliccando cliccando, vedere da dove vieni, perché sei scappato, dove ti trovavi, chi erano i tuoi familiari, i tuoi amici, il tuo paese, la tua terra. E vedere cosa ti hanno fatto per farti arrivare in un posto sconosciuto, per farti salire su un barcone, per obbligarti a lasciare l'abbraccio dei tuoi e per farti dimenticare sapori, odori, abitudini. 
Vedere come ci sei arrivato dentro quella tuta da benzinaio che ti sta larga, dentro quelle scarpe che consumi sui nostri marciapiedi per vendere degli affaretti inutili. Sopravvissuto a tutti, che cosa mai hanno sopportato le tue pupille che cercano le nostre ora con aria supplicante o torva, rassegnata o spersa!
E che cosa amavano guardare per sognare.

(Ministero degli Interni)



giovedì 14 febbraio 2019

Moscavecchia


Potrebbero sentire la mia mano;
le mosche del villaggio
fuggono via
(Santōka 1882-1940)


Dice il saggio Santōka, fuggono via. Ma non lei
Dopo l'ennesimo schiaffo che mi sono data sul braccio e lui sulla testa - sembriamo  quelli dei Brutos - abbiamo deciso che non avremmo più tentato di farla fuori ma eletta cucciolo di casa. Così, il giorno di san valentino ci siamo regalati una mosca, ultima esponente dell'estate passata o messaggera della prossima, maschio o femmina che sia, non importa. Di certo è che è un po' rimba, se ne svolazza ubriaca tra studio e cucina ma pare felice. La osservo. E' un'epicurea minuscola, con una vena tragica, nei suoi mille occhi mille lampi di saggezza e se zigzaga sul tavolo puntando una briciola, Moscavecchia diventa anche un passatempo per chi sa godere della sua compagnia. Un pet che necessita di poco, non bisogna scendere giù quando piove per i bisognini o legarla se viene qualcuno. Neanche fotografarla in tutte le pose, tipo mentre dorme o con un fiocchino colorato in testa - che fatica appuntarglielo - sui social rimedierebbe due o tre mi piace al massimo. Moscavecchia è per pochi. 


(formicaio)

mercoledì 13 febbraio 2019

Pastori sardi


Nessun aiuto
per quelli come me
vado a a camminare.
(Santōka 1882-1940)


Tra i libri che che mi hanno cambiato la vita, almeno di un po', metterei sicuramente il saggio di Massimo Raveri sull'ascetismo estremo. Leggerlo ha significato orientare diversamente il mio sguardo sulle cose, provare almeno a farlo, cimentarmi. Il senso del testo, l'autore perdonerà questa sintesi lacunosa, è l'individuazione di un aspetto meramente politico nella pratica ascetica. Cosa c'è di più inutile del darsi fuoco, pensavo prima di leggerlo, a cosa serve finire in cenere, esisterà mai un atto più fesso per la società del mummificarsi, e pure da soli (!), o del farsi seppellire vivi in qualche buco, lontano da tutto e da tutti. Mi sbagliavo, per lo studioso queste antiche pratiche di ascetismo erano manifestazioni di dissenso, dissenso allo stato puro che non coglievo. La mente dell'asceta, dice l'orientalista, è capace di inoltrarsi in itinerari mistici attraverso il dominio del corpo, rendendo queste pratiche e i loro effetti (digiuno, automummificazione, darsi fuoco) finalmente visibili. L'asceta si segnala al resto della società facendo di se stesso atto politico. Attraverso il fuoco rende visibile il dissenso, si fa dissenso e, attraverso la dispersione di sé, rinasce come simbolo. 
Ripensavo a questo leggendo dei pastori sardi che versano a litri il loro sacrificio dissipandolo in mezzo alla strada. In quei rivoli bianchi un segnale, l'urlo silenzioso per l'ingiustizia subita.


(colazione buddista)
nota
Massimo Raveri "Il corpo e il paradiso", Marsilio 1992

sabato 9 febbraio 2019

Di chi è questo libro


Il pugno stretto intorno al mio cuore
si allenta un poco, e io respiro ansioso
luce; ma già preme di nuovo.
(Da "Il pugno" di Derek Walcott)

E così mi ritrovo scritta. Sono io questa? Quella che vive, lavora, la persona-personaggio del libro che ha anche un blog con le foto e le poesie? Me lo chiedo sempre quando mi leggo nelle parole di Mauro, sono io quella che vedi tu? Sono io? Di chi è questo cuore, questa vita dentro questo libro? Allora mi copio e incollo qui, tra le mie cose, proprio nel mio post e vado a farmi un cappuccino.

"La sua partita con l’esistenza è giocata tutta in attacco, accensioni fulminee e improvvisi, quanto imprevedibili spegnimenti. Da qualche anno però il blog resiste, viene nutrito e la nutre. I seguaci provengono dal bacino della radio per cui lavora, ascoltatori e amici degli ascoltatori nel solito modo in cui si allarga il contagio in rete. Lei si esprime per folgorazioni: un paio di frasi, un’immagine, una didascalia. I testi lunghi non si addicono al mezzo, ma non è questo il motivo della sua brevità, che va cercata piuttosto nel funzionamento della sua mente, intuizioni refrattarie ai ragionamenti, neologismi, battute, crittogrammi, colpi d’occhio che riproducono nel mondo visibile i nessi linguistici prediletti, su tutti: l’analogia e la metafora. Ovviamente nella scelta intervengono anche, miscelate in parti uguali, l’indolenza e la volubilità di cui ho già detto – può cominciare a scrivere con il massimo entusiasmo un testo di cui si disamora molto prima di arrivare alla seconda pagina –, ma il vero deterrente all’analisi è la sua icastica immediatezza, parole fiori, parole popcorn, parole fotografie, photo-graphie, scritture di sola luce.

Le foto vengono mosse, sovraesposte, molte deliberatamente controsole, ma senza particolari motivazioni estetiche, alcune hanno l’alone del dito sull’obiettivo. Lei non se ne cura, non le interessa l’immagine bella, non la cerca. Si avvicina a un muro crepato, intriso di muffa, sul retro di una casa vecchia, si china davanti alla canna del gas staccata in più punti dall’intonaco, guarda dove scompare nel terreno: lì, tra il fango e una soletta di cemento, navigano piastrelle di porfido rotte, il cui mosaico è una precaria comunità di triangoli scaleni. Cos’ha attirato la sua attenzione? Cosa fotograferà: il muro, la canna, le piastrelle, il montante del portone di legno? Giorni dopo leggo un post sui migranti e trovo le piastrelle. La didascalia dice Senza confini
Oppure: apre il frigo, toglie le birre, la bottiglia di Aperol, e scatta. Una campagna contro l’alcolismo? Un’esternazione intimista nello stile guardate cosa mangio? Qualche giorno dopo leggo un post sul testamento biologico, ecco la foto: gli ortaggi adagiati sulle griglie scompaiono nell’abbaglio della luce interna, la cucina è al buio, la pancia del frigo sembra l’unica fonte di calore rimasta. La didascalia dice The end." 
(Da "Di chi è questo cuore" di Mauro Covacich, La nave di Teseo)

(Intorno al cuore)

venerdì 8 febbraio 2019

Talmente nero


E' talmente nero, qui sotto,
da poter sentire soltanto i tuoi passi
sopra il mio sguardo spento
("Il nero" di Roberta Dapunt, Einaudi 2018)


Versi che si percepiscono appena, soffiati come da sotto terra, risuonano qui sopra, appena trascritti su questa pagina on line, nel mondo che viviamo, dove un tizio qualsiasi con una pistola tatuata sul petto spara a caso, ti centra la colonna vertebrale e tu non cammini più, tua madre e tuo padre ancora non lo sanno nel mondo dove la tua ragazza sta piangendo e il tuo più caro amico ti sorregge la testa e tampona il sangue a fiotti e urla a lei vattene via, allontanati, non guardare, e poi prova a sorriderti mentre intorno si spacca tutto. Sono versi dentro il frastuono, la frase a discolpa del tizio qualsiasi - non volevo sparare a lui, e no non volevo sparare e basta - risuona in questo mondo dove le parole non hanno senso, dove tutto pare confondersi e perdere valore.     


(inferno, purgatorio e paradiso)