mercoledì 14 marzo 2018

Giornata del Paesaggio


Fresco di un passaggio recente
al dubbio di un disguido
risponde il villaggio verticale:
con discorsi di siepi
vaneggianti tra setole e velluti
scricchiolii di porte
appena schiuse rimpalli
d'echi gibigianne cucù.

Sul costone di fronte
un taglio di luce tra le rupi fa
di quattro sassi un'acropoli.
E' a un'ora di marcia
al sole dell'altra provincia
la forma desiderata.
(Villaggio verticale di Vittorio Sereni)


Pier Vincenzo Mengaldo in una introduzione a un testo di Sereni, scrive che l'amico poeta, un giorno, decise di accompagnare lui e sua moglie in giro per i luoghi che gli appartenevano. Luino, il lago Maggiore, le campagne nei dintorni. Sereni guidava in silenzio, ricorda Mengaldo, mentre la toponomastica del poeta sfilava fuori i finestrini. Infine, il laconico terzetto arriva al cimitero di Luino. Il poeta mostra la tomba di famiglia e, con un indimenticabile "gesto breve" dice Mengaldo, indica quello che un giorno diverrà il suo posto. Un cenno per Mengaldo che sa di intimità.
Oggi è la giornata del paesaggio, avrei dovuto scrivere dell'importanza della sua tutela, del mio albero capitozzato, dell'incuria e della raccolta differenziata. 
Scrivo invece di amicizia, scrivo di silenzi. E scrivo di un grande poeta come Vittorio Sereni dentro il suo paesaggio che diventa la sua stessa poesia.


(paesaggio familiare)












martedì 13 marzo 2018

Milano-Roma



Oh carin, beattin, mattin, smorbin,
arcadin, poettin, ciccin, contin,
puresin col tossin che in Parnassin
pien d'estrin fa frin frin col ghittarin.

Oh carino, burlino, bigottino,
contino, omino, poetino, arcadino,
capino vanino che in Parnassino
fa estrosino un trillino al chitarrino.
(Carlo Porta nella traduzione di Patrizia Valduga)


Con i versi di Carlo Porta, appena tradotti dalla grande Patrizia Valduga, concludo degnamente la mia trasferta milanese nel Parnassino di Tempo di Libri, consacrato al culto delle nove muse + una (quella del fatturato).
Nel trolley ho infilato alcuni classici di poesia, un Apollinaire, Vita di un uomo di Ungaretti, Poesie scritte con il lapis di Marino Moretti, vecchi testi freschi di vintage, utile carburante per il blog. E anche un tomo sul ghiaccio che si sta sciogliendo per il riscaldamento globale che non so se leggerò mai. Ho messo la passeggiata di un libro di Siti (Piazza Gae Aulenti, il bosco verticale e Sephora) e la Ghisolfa testoriana, qualche sprazzo della tristezza milanese di Milo De Angelis negli scorci brumosi illuminati dai fanali delle macchine che arrivano. La confessione di un amore finito consegnatami da un uomo disperato che non conoscevo. Ci ho anche messo dentro alcuni incontri belli con poeti amici, su tutti Mariangela Gualtieri e Patrizia Cavalli, insieme, per un yin e yang in equilibrio perfetto. La Gualtieri intimista, femminile e introversa e come trafitta da un raggio di luce, Cavalli con il suo sguardo poetico estroverso e dritto ma come screziato da una venatura, alla fine del verso, ogni volta così amara e così tipicamente romana.
A proposito di Roma.
Torno volentieri tra le care e vecchie buche. Non sono abituata all'asfalto liscio, impermeabile, che non si sbriciola. La mia camminata si notava troppo rispetto a quella meneghina doc, io che camminavo guardinga, pronta a schivare una buca che non c'era mai. I miei piedi che arrivavano al selciato prima di quanto preventivato in automatico, come in un settaggio "attenta a non cadere" tutto romano. 
Alle buche, ormai, sono abituata. Ed è solo a Roma che mi rilasso, nell'ansia di inciampare.

(buca milanese)

  
  


martedì 6 marzo 2018

Cara vita


Cara vita che mi sei andata perduta  
con te avrei fatto faville se solo tu  
non fosti andata perduta
(Amelia Rosselli)

In un suo saggio sulla poesia Walter Siti si sofferma su questi versi della Rosselli analizzandoli minuziosamente, forse affascinato dalla loro zona oscura, da quella specie di buco nero che cantano.
Del suo contestato Bruciare tutto, libro da me amatissimo, mi rimangono dentro le varie citazioni poetiche che puntellano la narrazione e l'immagine del prete disperato, ed eroico, che cammina nella Milano che un giorno fu da bere. La piazza Gae Aulenti, i grattacieli con i giardini verticali abitati da calciatori, i locali di tendenza, i gruppetti di extracomunitari di fronte la profumeria Sephora che osservano - o forse no, in effetti sembrano impermeabili a tutto - i passanti come quel prete. Come Siti. O come me.

Quello che mi pesa di questi ultimi due giorni, dopo le elezioni e dopo la sbornia generale di dati e proiezioni (ho assistito tiepidamente, troppo ho parlato alle cene tra amici, intendo quelle prima del voto, con chi brandiva il suo odio per il PD pur con i vari bonus in borsa o con chi preferiva non guardare alle derive fasciste che ci aspettavano), ciò che mi pesa, dicevo, sono quelli che fanno i delusi di sinistra ovvero quelli che hanno contribuito scientemente a disperdere il voto e che ne hanno fatto anche una questione personale. Di antipatia, di pelle. Tutto tranne Renzi, tutto tranne questo, dicevano. Ora che lo abbiamo, questo "tutto", sentire anche i loro lamenti, francamente, non ce la faccio.
Mi eclisso. Preferisco leggere che parlare. Meglio un libro di poesia, di letteratura, di filosofia, un bel saggio di economia o di politica. O tutti questi argomenti insieme.
"Pagare o non pagare" è un libro minuscolo che li contiene tutti, mostrando quello che siamo e dove siamo, in poche pagine lucide come l'acciaio. 
Un'analisi, ma senza sondaggi, una rappresentazione dei nostri desideri, e nel dettaglio, ma senza le telecamere dei talk show. Il valore economico, il prezzo e il consumismo e l'immaterialità del virtuale. I nuovi lavori e i nuovi guadagni, la free economy e l'economia gratis che reggono il mondo del consumo, il nostro mondo, quello di corso Como o dei mall di Dubai. Segnalo la nota numero uno a pagina 66, tre righe dedicate alla pubblicità in onda prima delle trasmissioni televisive, che indica al lettore un dettaglio a cui abbiamo sempre guardato con distrazione. Ed è lì dentro, in quella piccola nota a pie' di pagina, che ci viene mostrata senza pietà tutta la nostra epoca. 





    

lunedì 5 marzo 2018

Ringraziamenti


Senza appoggio di sponda, affidarsi
non al mare, ma al vento
(René Char)

Mentre il pensiero corre al Presidente della Repubblica - che immagino come alle prese con un gigantesco cubo di Rubik - uno speciale ringraziamento ai telegiornalisti che negli ultimi mesi mai hanno staccato le telecamere da Salvini. E un applauso alla sinistra tutta che, almeno in questo misero post, vedo unita nella responsabilità di un prossimo governo gravato dal peso di destre populiste.


(svolta  a destra)




   

venerdì 2 marzo 2018

Elettori




Come la spia rossa che
si accende sul cruscotto
e segnala al conducente,
che la benzina è alla fine,
così, anche il sentimento
che nutrivo per te
è ormai in riserva.
(Semiotica di Valentino Zeichen)

E dire che mi è sempre piaciuto stare tra le persone, considerare la spesa al supermercato un'occasione di rifornimento frigo ma anche possibilità di piccole sorprese d'umanità.
Eppure, l'ultima fila fatta alla cassa la considero emblematica di quello che siamo. E che saremo nel segreto dell'urna elettorale di domenica.

così, anche il sentimento
che nutrivo per te
è ormai in riserva.


Davanti a me una signora indaffarata con il suo carrello stra colmo. Tra barattoli, scatolette e verdura, la piccola figlietta, al massimo tre anni, gioca accovacciata con un pezzo di formaggio in mano, garrula e sicura di sé. Una piccola imperatrice.
Quasi arrivata alla cassa, la mamma si accorge di essersi dimenticata qualcosa e si guarda in giro. Capisco il suo impaccio. Il supermercato è affollatissimo, tornare sui suoi passi, spingere carrello con dentro la figlia, significava fare la fila una seconda volta, e poi erano quasi le otto e di sicuro la piccola aveva un timer che se fosse partito erano guai per tutti.
"Stai buona qui, non dare retta a nessuno che arrivo subito!"
"Non si preoccupi signora" faccio con sguardo d'intesa "Ci sono qui io, darò volentieri un occhio alla bambina..."
Mi guarda, non dice nulla, e corre alla ricerca del barattolo di non so che caspita. Poi torna e, senza dirmi grazie, ciao, arrivederci, che gentile, buona sera, riprende il suo carrello, il suo posto, paga e se ne va. Così senza un nulla che assomigli a una qualche forma di cortesia, di complicità fra esseri umani. Zero.
E così è arrivato il mio turno, già era stata una giornata faticosa, la cena era da preparare e fuori faceva un freddo becco. Tutto mi è di colpo sembrato così evidente nel suo grigiume.  
"Non dare retta a nessuno!". Nell'aria ancora quell'insegnamento un po' ottuso che domenica guiderà lei, e molti egoisti come la mamma della fila alla cassa, nella scelta del voto. 


(riflessione)