martedì 13 marzo 2018

Milano-Roma



Oh carin, beattin, mattin, smorbin,
arcadin, poettin, ciccin, contin,
puresin col tossin che in Parnassin
pien d'estrin fa frin frin col ghittarin.

Oh carino, burlino, bigottino,
contino, omino, poetino, arcadino,
capino vanino che in Parnassino
fa estrosino un trillino al chitarrino.
(Carlo Porta nella traduzione di Patrizia Valduga)


Con i versi di Carlo Porta, appena tradotti dalla grande Patrizia Valduga, concludo degnamente la mia trasferta milanese nel Parnassino di Tempo di Libri, consacrato al culto delle nove muse + una (quella del fatturato).
Nel trolley ho infilato alcuni classici di poesia, un Apollinaire, Vita di un uomo di Ungaretti, Poesie scritte con il lapis di Marino Moretti, vecchi testi freschi di vintage, utile carburante per il blog. E anche un tomo sul ghiaccio che si sta sciogliendo per il riscaldamento globale che non so se leggerò mai. Ho messo la passeggiata di un libro di Siti (Piazza Gae Aulenti, il bosco verticale e Sephora) e la Ghisolfa testoriana, qualche sprazzo della tristezza milanese di Milo De Angelis negli scorci brumosi illuminati dai fanali delle macchine che arrivano. La confessione di un amore finito consegnatami da un uomo disperato che non conoscevo. Ci ho anche messo dentro alcuni incontri belli con poeti amici, su tutti Mariangela Gualtieri e Patrizia Cavalli, insieme, per un yin e yang in equilibrio perfetto. La Gualtieri intimista, femminile e introversa e come trafitta da un raggio di luce, Cavalli con il suo sguardo poetico estroverso e dritto ma come screziato da una venatura, alla fine del verso, ogni volta così amara e così tipicamente romana.
A proposito di Roma.
Torno volentieri tra le care e vecchie buche. Non sono abituata all'asfalto liscio, impermeabile, che non si sbriciola. La mia camminata si notava troppo rispetto a quella meneghina doc, io che camminavo guardinga, pronta a schivare una buca che non c'era mai. I miei piedi che arrivavano al selciato prima di quanto preventivato in automatico, come in un settaggio "attenta a non cadere" tutto romano. 
Alle buche, ormai, sono abituata. Ed è solo a Roma che mi rilasso, nell'ansia di inciampare.

(buca milanese)

  
  


Nessun commento:

Posta un commento