giovedì 30 agosto 2018

Odori


Con una lanterna
appesa a un pino
lavo i panni
(Issa 1763-1827)

"E da lì si va al piano di sopra". Carte da parati che non ho scelto, lenzuola scompagnate, cassetti misteriosi. Una poltroncina di giunco quasi uguale alla mia. Sopra una mensola un libro di Fleur Jaeggy di cui leggo spudoratamente la dedica scritta a penna, ben calcata, innamorata, sulla prima pagina bianca, "Firenze 1990 - dalla mia libreria per te". A Francesco temo non sia piaciuto, la seconda parte dopo il segnalibro è intonsa. E l'odore della casa delle vacanze, quanto mi piace quel misto di umido e buio, tra muffa e bosco, che alligna dentro le stanze.


(Vita da ospite)




lunedì 27 agosto 2018

Rewind


Sopravvissuto,
sopravvissuto a tutti
Oh quanto freddo!
(Issa 1763-1828)

Quanto sarebbe bello un tasto rewind per andare indietro con le vite delle persone! Poterci cliccare su e seguire passo passo, a ritroso, chi ho davanti.
E, cliccando cliccando, vedere da dove vieni, perché sei scappato, dove ti trovavi, chi erano i tuoi familiari, i tuoi amici, il tuo paese, la tua terra. E vedere cosa ti hanno fatto per farti arrivare in un posto sconosciuto, per farti salire su un barcone, per obbligarti a lasciare l'abbraccio dei tuoi e per farti dimenticare sapori, odori, abitudini. 
Vedere come ci sei arrivato dentro quella tuta da benzinaio che ti sta larga, dentro quelle scarpe che consumi sui nostri marciapiedi per vendere degli affaretti inutili. Sopravvissuto a tutti, che cosa mai hanno sopportato le tue pupille che cercano le nostre ora con aria supplicante o torva, rassegnata o spersa!
E che cosa amavano guardare per sognare.

(sopravvivere)


venerdì 24 agosto 2018

Milf


Invecchio. Mentre il giorno qui s'attenda,
senza darsi dattorno, non atteso,
penso ai miei casi, il da farsi, le agenda,
pure a te, santoddio, beninteso.

Pioverà? Farà bel tempo? Che attenda
per uscire un segnale o ancora teso
mi comprenda male ritmo e vicenda?
Intanto, come tutti, mi soppeso

gli inviti del caso, poi l'ora chiusa...
Rilasso il ventre ch'è quasi mattina,
se non funzione pur sempre richiamo

all'arduo mio zampettio di gallina
su per Ia via alla vita, assai confusa,
chiocciante... Vieni fuori ora e finiamola!


Vicina di ombrellone, a occhio coetanea, parla al telefonino. 
"...sì, nun te dico...era un arabazzo di quelli che vengono colle navi..."
Vento. Mannaggia, perdo la sintonia e non sento più bene.
Allora mi giro, per guardarla meglio. l ray ban specchianti da cui fuoriescono i pizzi simmetrici delle sopracciglia, smalto fluo spesso su unghie di plastica, bocca cuorata, cavigliera d'ordinanza, si rosola al sole per abbronzatura di mantenimento su telo da mare con tasca porta cellulare. Chiappe lignee, ore di palestra, decorate da tatuaggio con farfalla, stringa centrale rosso fuoco come un segnaposto di google maps.
Vento. Non capisco quello che dice, mannaggia. Poi di nuovo ribecco il segnale.
"... sì, è un campione di pesistica che lo chiamano a ffa' il testimonial pe' na ditta de' piscine. Pure a Ibbiza. C'avrà 'na venticinquina e mi esalta mucho."

(toy boy)




  

mercoledì 22 agosto 2018

E' solo un giorno che non va



E' solo un giorno che non va
nun te preoccupà
e poi t'accorgi che anche tu
tu nun ce pienze cchiù
("Un giorno che non va" di Pino Daniele)


Una volta, anni fa, quando ancora era vivo e riempiva gli stadi, andando verso il caffé vicino a dove tuttora lavoro, incontrai Pino Daniele. Nel mio ricordo cammina lento, tipo ralenty, i capelli lunghi, il riverbero di una giornata di sole sulla vetrina con le pastarelle, il vestito chiaro che vi si riflette. Un'apparizione, direte, classica apparizione del cantante alla groupie di turno. Sì, lo era, al suo passaggio, il cuore mi fece tonf come quando si incontra un vecchio amore, uno di quelli persi di vista da anni... Tonf, fece così. Ovviamente non lo avvicinai, mi tenni il tonf e mi diressi verso la mia redazione, solo alcuni uccellini cinguettanti che volavano intorno al mio casco, solo questo.
Pino Daniele torna nella mia vita in modo carsico, come stesse lì, sotteso alle mie vicende con quella voce da muezzin, in sordina o in primo piano a seconda dei momenti. Spesso accade d'estate, dentro una giornata agostana che si collega con chissà quale del mio passato o del mio passato solo immaginato, quello più denso di malinconia. In mezzo, tra me e quello che ho davanti, ci sono le sue canzoni. 


(Nero a metà)

    

lunedì 20 agosto 2018

La vita in un ponte


riattraversarlo vorrebbe anche se oscilla
periglioso, sospeso sull'abisso
non importa se manca qualche asse
tra le corde stanche e sfilacciate
se il vento che soffia nella gola
fa trepido e incerto il suo passaggio
vorrebbe metter piede all'altra sponda
sponda come? di un'erba calpestata
un po' verde, un po' gialla, di città
di sobborgo, non landa né steppa
quali umani? se stesso nei passanti
per vie di pioggia, di negozi chiusi
tra facciate notturne di finestre
illuminate di ussari, di musiche
né mai chiedersi a un angolo di strada
ed io, ospite di quale sera?
("Ponte e città" di Luciano Erba)



Perché la testa torna sempre lì e poi vaga, vaga e arriva lontano, in mezzo al mare. Sopra una barca di cui nessuno vuole il contenuto anche se è fatto di uomini, donne e bambini. Anche se ha la vita dentro che la spinge avanti, a dispetto di tutto.  
La vita è in questi versi, non importa se manca qualche asse, si va avanti anche se oscilla.


(vita sospesa)