mercoledì 8 luglio 2020

Definizione di poesia


...già, i suoi capelli bruni
"belli come le chiome di Lauretta
la donna benedetta"...

Stanze, aure, ore, aurore, fresche correnti
di Valle Chiusa, verdi erbe obbedienti
all'acqua dolce che vi sparge a onde
spiegando vostra morbida lunghezza
come libere ai venti,
allori, pruni,      elci, ginestre, fronde,
per lucentezza,     dove non colore,
chiare improvvisamente,
forte subito chiome, viso, amore.
("Leggendo in treno poesie" di Alessandro Fo)


Leggere una poesia è come mettere un piede in fallo. La poesia è il buco lasciato scoperto dal sampietrino che manca, il bordo a ricciolo di un tappeto persiano, il tacco che parte e la storta che prendi. La poesia è così, ti fa inciampare, ma poi, quando ti rialzi, quando hai scosso lo sbaffo di polvere sui pantaloni e ti sei aggiustato di nuovo gli occhiali sul naso, ti viene da sorridere, e gli angoli delle labbra si piegano all'insù come per dire: sono qui, sto bene, non vi preoccupate, tutto ok. Erano parole, stai pensando, solo parole che mi hanno fatto perdere l'equilibrio.      


(poesia)

domenica 28 giugno 2020

Intanto a Lesbo


ma tu non fai che ripetere che Carasso è arrivato
con la nave stracolma: è cosa, credo,
che sanno Zeus e tutti gli dèi, ma non a questo
tu devi pensare,

bensì a congedarmi e invitarmi a rivolgere
molte suppliche a Era sovrana perché
giunga fin qua portando in salvo
la sua nave Carasso

e sane e salve (o ‘sani e salvi’) ci trovi:
tutto il resto affidiamolo ai numi,
ché a grandi tempeste d’improvviso
succede il bel tempo.
(Da "Carme dei fratelli" di Saffo)


Si tratta di un frammento ritrovato pochi anni fa e attribuito a Saffo, la poetessa di Lesbo.
Nell'isola, da navi stracolme, sono approdati migliaia di profughi, a ognuno di loro spetta un litro d'acqua al giorno per bere, lavarsi e cucinare. Un solo litro. Nell'isola di Lesbo anche i bambini si lasciano morire.

(Lifeguard)

giovedì 18 giugno 2020

Le maturità


Negli azzurri mattini
le file svelte e nere
dei collegiali. Chini
su libri poi. Bandiere
di nostalgia campestre
gli alberi alle finestre.
("Scuola" di Sandro Penna)

A scuola ci siamo tornati tutti. Dobbiamo affrontare un esame di resistenza, basato su sanificazione e nuova convivenza, e che ci tiene sulla corda, in pre allarme perenne. Sogneremo questi mesi, quando saranno finiti? Ci perseguiteranno ancora, in un sonno futuro, le cifre che non tornano, le percentuali che non capiamo, i problemi da risolvere? Che risposte troveremo, cosa farfuglieremo dietro le mascherine in quell'incubo? Sento vicini questi ragazzi maturandi, sento così mie le loro paure, e se il covid ha saputo confondere così bene la percezione del tempo, direi che sono anche io laggiù con loro, tra quei banchi.

(Soluzione matematica)

martedì 16 giugno 2020

Giulio Giorello



Dell’uom la prima colpa e del vietato
arbor ferale il malgustato frutto,
che l’Eden ci rapì, che fu di morte
e d’ogni male apportator nel mondo,
finchè un Uomo divin l’alto racquisto
fa del seggio beato e a noi lo rende,
canta, o Musa del ciel; tu che del Sina
dell’Orebbe in sul romito giogo
inspirasti il pastor che primo instrusse
la stirpe eletta come i cieli e come
la terra in pria fuor del Caosse usciro
(Paradiso perduto, incipit, di John Milton)

- Di quale poeta desidera parlarci, professor Giorello?
- Di Milton e del suo "Paradise lost"!
E così, con aria ispirata, iniziò a declamare a memoria l'impervio poema dall'inglese aulico e ostile ma così musicale.
Giulio Giorello è stata un'altra delle mie fortune professionali, di quegli incontri che provocano altri incontri di tipo letterario, capaci di rendere un pomeriggio qualsiasi un pomeriggio indimenticato. E così, pur non avendo mai seguito una sua lezione, vorrei comunque considerarmi un'allieva nel coltivare almeno quel suo esempio di gentilezza e cordialità e far mia quella vena di brillante, folle, astrazione di quell'intervista.

(Filosofia della scienza)



    



sabato 23 maggio 2020

Movida


Una zanzara di Zanzibar
andava a zonzo, entrò in un bar
"Zuzzurellona!" le disse un tal
"Mastica zenzero se hai mal di mar".
(Toti Scialoja)


Movida, movida... che meravigliose filastrocche ci avrebbe fatto su quel genio di Scialoja!
Coi suoi piccoli mondi in rima popolati da topi ballerini, marmotte nottambule e lepri lubriche si sarebbe divertito un sacco a giocare con questa parola dal suono esotico e vagamente lussurioso, promessa d'estate e di rimorchi al chiar di luna.
Invece. 
Da sopra la mascherina osservo questa voglia di ritrovarsi, che sia in chiesa o al baretto all'angolo, nel grande magazzino o al mercato. Guardo e basta. E m'inebrio di ponentino e di un po' di vita tanto desiderata.



(mo' vado)