sabato 21 marzo 2020

La mia Giornata della Poesia


Pregavo, all'inizio, bambina
perché mi dicevano di farlo -
ma smisi, quando fui capace di immaginare
come la preghiera sarebbe apparsa - a me -

se avessi creduto che Dio si guardava attorno,
ogni volta che il mio occhio fanciullo
si fissava tutto, fermamente, sul suo,
con infantile onestà -

e gli diceva quel che avrei voluto, oggi,
e le parti del suo distante programma
che mi sfuggivano -
il lato misto
della sua divinità -

E da allora spesso, nel pericolo,
penso alla forza che darebbe
avere un Dio così forte che
tenesse la mia vita per me

finché potessi trovare l'equilibrio
che ora così spesso vacilla,
ci vuole tutto il tempo per arrivarci -
e poi - esso non dura.
(Emily Dickinson -576- trad. Massimo Bacigalupo)


Prego Emily e con lei la poesia, e prego la letteratura e le pagine dei libri che in giorni così difficili paiono macigni da sollevare. In questo primo giorno di primavera, quando tutti sembriamo sognare lo stesso incubo, dalla finestra la natura ci guarda senza vederci. 

(Tenesse la mia vita per me)








giovedì 19 marzo 2020

In battaglia


Mi dà fastidio quest'armatura così pesante,
oggi mi tolgo tutto e vado in battaglia nudo.
Perché no? Mi piacerebbe andare a combattere nudo,
voi pensate che l'armatura ci difenda davvero?
(Claudio Damiani, da "Cieli celesti", Fazi 2016


Come si fa a pensare ad altro? Come si fa a leggere, distrarsi, a "occupare" il tempo senza sprecarlo, a far sì che questi giorni mogi e coatti generino ore proficue, utili o, addirittura, generose? Ci si prova, si alternano i sorrisi a qualche lacrima, si ripensa a quelle serate fatte di pizza e cinema, si mette in ordine l'armadio. Ci provo e continuo a lavorare, me ne vado su e giù col mio lasciapassare per la trasmissione così amata - le ore in via Asiago si contraggono mentre si dilatano quelle del lavoro "da casa" - e aumenta il senso di straniamento, di sospensione. La mia città mi piaceva incasinata, alla fine amavo anche lo smog. L'aria è tersa, efferata è questa nostra stagione, e non mi sono mai sentita, dentro, tanto nuda.



(Trincea)


martedì 3 marzo 2020

Effetti Corona Virus (3) "droplet"



Poi goccia a goccia misuro le ore.
Nel tutto buio, sotto il mio dolore,
piú giú del buio della notte affondo.
Scena muta di sogno, ombra di mondo,
un niente di due tutti e di due vite,  
piccola eternità, e ore infinite,  
pienissima di me, viva di un cuore
che mi sgocciola via senza rumore,  
in me ringorgo sotto il mio dolore.  
Dolore della mente è il mio dolore...  
per il mio mondo... e per l'altro maggiore...
(da "Prima antologia" di Patrizia Valduga)  



Droplet, gocciolina, la parola temibile di questi giorni, il veicolo del contagio.

Nel mondo della globalizzazione e del solipsismo, sempre quello cui alludevo un paio di post fa, quello dei confini, dei paletti, quello dei cazzi nostri, l'abbraccio è diventato sconsigliato, i baci molto meglio non darli, la stretta di mano da evitare, e molto molto molto meglio mantenere le distanze. Tutto meravigliosamente coerente. 


(noi)


  

giovedì 27 febbraio 2020

Effetti del Corona Virus (2) - Latinismi




Signor Inverno, che cosa fai?
Quante valigie! Già te ne vai?
Sì, in una piego il Natale per bene,
in un’altra infilo il ghiaccio e la neve,
in un’altra metto influenze e bronchiti,
in questo zainetto trecento starnuti.
E quella signora che arriva laggiù?.
Signora Primavera è quella signora:
la sua valigia è leggera leggera,
è piena di erbetta e di pratoline
e di circa mille margheritine.
Le cedo il posto con un inchino:
farà del mondo un verde giardino.
(da Filastrocche di Vivian Lamarque)


Quando uno starnutisce si dice "salute!", espressione che viene dal latino e che, contratta, letteralmente significa "salus tecum", la salute sia con te.
Ma nel mondo dei cazzi nostri, quando uno starnutisce si pensa: la salute sia con me, che deriverebbe da un ipotetico "salus mecum", la cui abbreviazione, "salume", quantomai appropriata, sarebbe "Salume!"
Quello che siamo.


(lavarsi sempre le mani)


   

mercoledì 26 febbraio 2020

Un post...al sole



Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.
(“Amore dopo amore” di Derek Walcott)


Questo è un post... al sole, senza girarci attorno, riguarda Mauro. Ne ha fatta un'altra.
Stasera ce lo ritroveremo in tv, nella soap in onda da non so quanti anni ormai e adorata da mezza Italia. Appuntamento a casa di mia madre, fan della primissima ora, spettatori di un'altra performance narrativo esistenziale. Sono abituata, quello che descrive nel suo pezzo per il giornale e che chiama "taccuino quantico" lo conosco bene, l'ha sempre con sé, lo annota e ci sparisce dentro. Ed è così che stasera ne leggeremo un'altra pagina ma questa volta sarà "nella" televisione, ficcata come un cuneo tra le righe di una sceneggiatura. Mauro sarà Mauro dentro "Un posto al sole". Come raccontano bene questi versi di Walcott  - l' occhio preveggente del poeta che mi hai fatto scoprire tu -, nel tuo lavoro c'è la tua vita esposta, è in tavola. Chi vuole se ne serva di un pezzetto, magari troverà qualcosa di buono, magari qualcuno la sputerà perché indigesta. Quante lettere d'amore, quante fotografie, quante note disperate sul tuo taccuino.         

È festa: la tua vita è in tavola.

Leggo dal tuo pezzo che vieni scambiato per un critico gastronomico di passaggio al Bar Vulcano, un'altra pagina dal tuo taccuino quantico. 
Alla sigla finale partiranno i commenti di mia madre, le risate delle mie nipoti, le telefonate degli amici. E il menù per l'occasione: in tavola pizza di friarelli e champagne, per brindare a questa puntata della nostra vita.

(la vita al Bar Vulcano)