mercoledì 25 dicembre 2019

Buon Natale 2019



Hanno detto che è stata una cometa
che impattando col duro della terra
ha portato l'acqua fra le pietre
del nostro pianeta.

Una cometa hanno detto.
Un ghiaccio volante di luce
come scagliato da altre stelle
fin qui. E dentro c’era
la legge della specie, la formula
del sangue e delle linfe
il timbro di ogni voce.

L’acqua è la perfetta chiave
che apre le forme scatenate.
L’acqua che ancora beviamo
è stata strascico di luce
viaggiante. Bastimento abbagliante
nel buio fra i mondi.
(Mariangela Gualtieri, da Bestie di gioia)


Buon Natale e un pezzetto di cometa per ognuno di noi! 

(luce dentro e fuori)





martedì 24 dicembre 2019

Sorpresa di Natale


Natale -
là c'è la stalla
con un cavallo dentro
(Saito Sanki 1900-1962)


Se pensavate che non esistessero haiku natalizi, ecco una sorpresa. L'atmosfera del Natale occidentale nel rigore enigmatico e tutto orientale di uno haiku.
Allora sotto il mio albero strano posso mettere un pacchetto con un'altra sorpresa dentro: l'assoluzione di Marco Cappato. Gli auguri sul biglietto vanno a lui, che scelta civile e dolorosa si è voluto assumere in nome di una società civile, e a tutti coloro che, come DJ Fabo, amavano e amano così tanto la vita. 


(Il mio albero di Natale)







lunedì 23 dicembre 2019

Il muschio di Natale



La pecorina di gesso,
sulla collina in cartone,
chiede umilmente permesso
ai Magi in adorazione.

Splende come acquamarina
il lago, freddo e un po' tetro,
chiuso fra la borraccina,
verde illusione di vetro.

Lungi nel tempo, e vicino,
nel sogno (pianto e mistero)
c'è accanto a Gesù Bambino,
un bue giallo, un ciuco nero.
(Guido Gozzano) 


Lo sapevate che con il termine borraccina si indica proprio quel muschio che cresce come un tappetino morbido, che si usa per il presepe o come strato umido per i centro tavola che decorano le tavole di Natale? 
Gozzano mi ha insegnato una cosa in più, ha dato il nome a quell'ecosistema minuscolo, fatto di poco e di tutto. E nella sua poesia, che sa di natali passati pieni di nostalgia, lo sento accanto, lungi nel tempo e comunque vicino. 
E allora il mio augurio: imparare sempre qualcosa di nuovo!

(Nel bosco di Arte Sella)




venerdì 20 dicembre 2019

L'inizio di una vita



Nata a Parigi travagliata nell’epopea della nostra generazione fallace. Giaciuta in America fra i ricchi campi dei possidenti e dello Stato statale. Vissuta in Italia paese barbaro. Scappata dall’Inghilterra paese di sofisticati. Speranzosa nell’Ovest ove niente per ora cresce.

Sono versi che traggo dalla raccolta di Amelia Rosselli intitolata Variazioni Belliche. Forniscono al lettore una specie di carta d’identità, ma la storia dell’autrice è difficile da contenere nelle caselle delle date. E’ una biografia fluida, con variazioni improvvise e lancinanti.Amelia era figlia di Carlo Rosselli, figura di antifascista tra le più significative del nostro novecento, e di Marion Catherine Cave, l’attivista inglese che Carlo conobbe e di cui si innamorò a Firenze.
Nacque il 28 marzo 1930 a Parigi, città dove la famiglia si era rifugiata. Nel novembre dell’anno precedente, nel 1929, Carlo Rosselli, con Emilio Lussu e altri fuoriusciti, aveva fondato «Giustizia e Libertà», movimento rivoluzionario libertario e democratico che riuniva coloro che volevano combattere il regime fascista in nome di una società libera e civile.
Il 9 giugno 1937 Carlo con il fratello Nello furono uccisi in un agguato; con un pretesto vennero fatti scendere dall'automobile e colpiti da raffiche di pistola: Carlo morì sul colpo e Nello venne finito con un'arma da taglio. I loro corpi furono ritrovati due giorni dopo. Da quel momento Amelia inizia una serie di trasferimenti. Prima sarà in Svizzera, poi per due anni in Inghilterra, il paese materno, e per sei anni negli Stati Uniti d’America, sempre con madre e fratello. E’ una bella ragazza dallo sguardo triste che ama la letteratura, la filosofia e la musica, che terminerà gli studi in Inghilterra poiché in Italia, dove era tornata nel giugno del 1946, non le vengono riconosciuti. Francese, italiano, inglese sono le sue tre lingue che confluiscono nella sua voce. Ascoltiamo i versi che citavo di Variazioni Belliche del 1959, e ascoltiamoli recitati da lei. Si tratta di materiale che traggo dall’archivio di Radio Rai. E’ il 1993, registrato qualche anno prima di morire suicida in una sera d’inverno, a Roma, l’11 febbraio 1996. La sua erre francese, il ritmo della lettura dalla cadenza inglese, vengono fusi nell’italiano dei versi.

(Clicca su GETTONE DI POESIA)


mercoledì 11 dicembre 2019

Sardine e venditori


Sudato, ansimante
sopraggiunge fin quassù
il venditore di sardine.
(Ryōkan 1758-1831)


E i giornalisti quando disquisiscono sopracciglio alzato dell'ontologia delle sardine, su quello che significano, su obiettivi politici e possibili schieramenti? E ridicolizzano il movimento invece di salutarlo come una boccata d'ossigeno? E si cimentano retoricamente a ridimensionarlo, l'aria sprezzante di chi la sa lunga, derubricandolo a un qualsiasi qualunquismo di piazza dalle belle speranze, e poi parlano di programmi politici che le sardine non avrebbero (se non è già un bel programma politico non essere razzista!) e iniziano a citarsi addosso i "loro" sessantotti e i "loro" settantasette con aria accondiscendente? Ho già cambiato canale: meglio una televendita, un nudi e crudi, una puntata dei Simpsons anche se presa a metà. 
Perché se uno di destra e vuole andare in piazza con le sardine, è libero di farlo e vuol dire che ha cambiato idea. Un'altra cosa è se ci arriva con il tirapugni, sventolando la bandiera con le svastica e vuole solo menare. 
E i paternalismi o le pacche sulle spalle da chi mi vuole spiegare il mondo mi hanno stufato. Meglio la pubblicità. Una qualsiasi.


(in piazza)